Cosa sussurrano i sindacati tedeschi a Merz, Scholz e Weidel

Analisi e proposte dell'Istituto per la macroeconomia e la ricerca congiunturale, uno dei principali think tank economici della Germania, vicino ai sindacati.

Feb 20, 2025 - 13:51
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Cosa sussurrano i sindacati tedeschi a Merz, Scholz e Weidel

Analisi e proposte dell’Istituto per la macroeconomia e la ricerca congiunturale, uno dei principali think tank economici della Germania, vicino ai sindacati

“Siamo entrati in un nuovo mondo economico”. Più chiara di così non poteva essere la conclusione chiave che emerge da una recente e approfondita analisi dell’Istituto per la macroeconomia e la ricerca congiunturale (IMK), uno dei principali think tank economici della Germania, che ha la particolarità di essere vicina ai sindacati e quindi proporre un punto di vista differente rispetto a quello della maggior parte dei centri di ricerca che sono più coevi al mondo dell’industria.

Lo studio dell’IMK sta infatti suscitando particolare interesse nel paese, per la sua valutazione dello stato attuale dell’economia tedesca e anche per il fatto di essere stato pubblicato nel pieno di una campagna elettorale in cui i temi economici sono dominanti e, intrecciati a quelli della sicurezza interna e dell’immigrazione, al centro delle preoccupazioni degli elettori.

La situazione di stagnazione che caratterizza l’economia tedesca negli ultimi anni richiede un’analisi attenta e sfumata, sostiene lo studio dell’IMK: contrariamente a quanto spesso si sente dire, non sono i costi del lavoro eccessivi o le alte spese sociali a determinare questa fase di rallentamento. La vera radice del problema va ricercata in un profondo cambiamento delle condizioni dell’economia globale, in particolare nella crescente tensione tra due partner commerciali fondamentali per la Germania: la Cina e gli Stati Uniti. Questo quadro già complesso è stato ulteriormente aggravato dalle conseguenze dello shock dei prezzi energetici, scaturito dalla perdita del gas russo come fonte energetica affidabile.

Gli economisti dell’IMK fondano la loro analisi su un confronto storico illuminante: nei due decenni che hanno preceduto la pandemia di Covid, il Pil pro capite tedesco aveva mostrato un andamento paragonabile a quello degli Stati Uniti, superando significativamente le performance dei partner europei. È particolarmente significativo notare come, da allora, la Germania non abbia subito trasformazioni radicali nella sua struttura salariale, nel suo apparato burocratico o nel suo sistema di spesa sociale. Il vero cambiamento è avvenuto sul piano internazionale, dove Stati Uniti e Cina hanno intensificato in modo massiccio le loro politiche industriali e commerciali, con ripercussioni particolarmente severe per l’economia tedesca, data la sua peculiare struttura orientata all’export.

Le previsioni degli economisti per l’anno in corso sono caute, con una stima di crescita che si attesta appena allo 0,1%. Tuttavia, l’IMK propone una strategia articolata di rilancio che rimodula le priorità suggerite rispetto a quelle della maggior parte dei think tank economici tedeschi e che naturalmente risente dell’impostazione socialdemocratica che le è propria. Questa strategia parte dalla necessità di una robusta offensiva negli investimenti per modernizzare le infrastrutture del paese, dalle reti ferroviarie e stradali fino alle reti elettriche e alle scuole. Parallelamente, è fondamentale affrontare il nodo dei prezzi dell’energia, che rimangono alti e volatili. La soluzione proposta prevede interventi sia a breve termine, attraverso un prezzo ponte per l’energia elettrica, sia a lungo termine, contemplando per esempio il finanziamento dell’espansione della rete attraverso crediti pubblici.

Un elemento centrale della strategia è lo sviluppo di una nuova politica industriale coordinata a livello europeo. Questa politica dovrebbe concentrarsi sul sostegno ai settori chiave nella loro transizione verso processi produttivi rispettosi del clima. Gli esperti suggeriscono di rendere permanente il programma di investimenti “NextGenerationEU”, attualmente limitato al 2026, e di affiancarvi aiuti nazionali agli investimenti e misure di protezione contro le importazioni a prezzi di dumping in settori strategici come le batterie, i veicoli elettrici e l’acciaio.

Sebastian Dullien, direttore scientifico dell’IMK, sottolinea come la sfida cruciale per il prossimo governo federale sia duplice: da un lato, impedire il collasso di settori industriali strategicamente vitali, dall’altro, creare un sistema di incentivi che favorisca investimenti orientati a una produzione sostenibile e innovativa. Questa visione non rappresenta un lasciapassare per le imprese, osserva Dullien, che mantengono la responsabilità di sviluppare strategie e prodotti competitivi sul mercato.

L’analisi si conclude con una nota di cauto ottimismo: nonostante le sfide attuali, il fondamento dell’economia tedesca si rivela più solido, innovativo e promettente di quanto spesso percepito nel dibattito pubblico. A conferma di ciò, la Germania si distingue in diversi ranking internazionali: occupa il primo posto tra 89 paesi per capacità imprenditoriale e il settimo per qualità della vita generale, preceduta solo dai paesi scandinavi, dal Canada e dalla Svizzera. Ancora più significativo è il dato che emerge da uno studio recente dell’Istituto Wipo di Vienna: nel 2024 la Germania si posiziona al terzo posto mondiale per numero di cluster scientifici e tecnologici, superata solo da Cina e Stati Uniti, a testimonianza di una vitalità innovativa che potrebbe rivelarsi decisiva per il futuro rilancio dell’economia.

Il voto del prossimo 23 febbraio determinerà un nuovo governo e nuove strategie. Ma al momento i sondaggi indicano che le preferenze dei cittadini vanno a quei partiti (di centro e di estrema destra) che difficilmente seguiranno le indicazioni del pensatoio sindacale. E tuttavia il prossimo esecutivo non potrà che essere di coalizione e una parte delle soluzioni proposte dell’IMK potrebbero entrare nel programma, qualora all’orizzonte si profilasse una Grosse Koalition con la Cdu/Csu e l’Spd.