ChatGPT indossa il camice del medico? La storia di Alex e di una diagnosi azzeccata dall’AI raccontata da Matteo Bassetti
Dopo 3 anni di dolori cronici, la madre inserisce la risposta della risonanza magnetica e i sintomi sul software di OpenAI che suggerisce una diagnosi poi confermata dai dottori

Aveva sentito il parere di ben 17 medici diversi, ma nessuno di loro aveva capito di che cosa fosse realmente malato Alex, un bambino che per 3 anni ha sofferto per tre anni di dolore cronico. Poi, un giorno, la madre ha deciso di mettere i sintomi di suo figlio e i dati della risonanza magnetica in ChatGPT, che le ha suggerito una diagnosi poi rivelatasi veritiera. A raccontare la storia di Alex su Instagram è l’infettivologo e direttore della clinica Malattie infettive dell’IRCCS Ospedale Policlinico San Martino di Genova, Matteo Bassetti.
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La storia di Alex raccontata da Bassetti
Matteo Bassetti ha affidato ai social, che utilizza spesso, la storia di Alex.
Visualizza questo post su InstagramUn post condiviso da Prof. Matteo Bassetti (@matteo.bassetti_official)
Su Instagram, in un post, ha scritto: “Un bambino di nome Alex ha sofferto per tre anni di dolore cronico senza che nessuno riuscisse a capire la causa. Sua madre, disperata dopo aver consultato 17 specialisti senza ottenere risposte, ha deciso di provare qualcosa di insolito: ha inserito i sintomi di suo figlio e i dati della risonanza magnetica in ChatGPT.
L’intelligenza artificiale ha suggerito una possibile diagnosi: sindrome del midollo ancorato, una condizione rara in cui il midollo spinale si attacca ai tessuti circostanti, causando dolore e problemi neurologici. La madre ha portato questa ipotesi a un neurochirurgo, che ha confermato la diagnosi e ha operato il bambino, mettendo fine alle sue sofferenze.
La storia di Alex dimostra come la tecnologia e l’intelligenza artificiale possano aiutare noi medici nel percorso di diagnosi e cura. E’ molto importante quindi che il mondo medico-scientifico impari a conoscere questi strumenti che possono essere complementari alla nostra professione.
Cosa ne pensate?”.
Un pensiero non usuale per un medico ma che accende i riflettori sulla sempre più accentuata competizione uomo-macchina.