Carlos Alcaraz ammette: “A Miami ho toccato il fondo, non penso alla classifica”

Carlos Alcaraz a distanza di un anno circa è tornato a vincere un Masters1000. Un periodo particolare quello vissuto dal tennista spagnolo, specialmente dopo la sconfitta nella finale olimpica a Parigi contro Novak Djokovic. Ha fatto fatica un po’ ritrovarsi Carlitos e l’affermazione nel 1000 di Montecarlo può rappresentare un punto di svolta nel percorso. […]

Apr 16, 2025 - 15:19
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Carlos Alcaraz ammette: “A Miami ho toccato il fondo, non penso alla classifica”

Carlos Alcaraz a distanza di un anno circa è tornato a vincere un Masters1000. Un periodo particolare quello vissuto dal tennista spagnolo, specialmente dopo la sconfitta nella finale olimpica a Parigi contro Novak Djokovic. Ha fatto fatica un po’ ritrovarsi Carlitos e l’affermazione nel 1000 di Montecarlo può rappresentare un punto di svolta nel percorso.

Attualmente n.2 della classifica mondiale, Alcaraz è intenzionato a dar seguito a quanto fatto in questo inizio di stagione sulla terra rossa. Intervistato dal quotidiano spagnolo MARCA, ha un po’ parlato delle sue difficoltà.

A Indian Wells pensavo di giocare bene e fuori dal campo ero abbastanza calmo. La sconfitta contro Draper mi ha fatto molto male. Poi sono arrivato a Miami e quella sconfitta contro Goffin è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Dovevamo fermarci, sederci e vedere cosa stava succedendo. Quel momento mi è stato di grande aiuto. È dai momenti brutti che impariamo di più. Ho imparato soprattutto a concentrarmi su ciò che è importante. Ci sono molte cose a cui diamo importanza e forse in realtà non ne hanno nessuna. Ho capito cosa è veramente importante per me nel tennis e continuerò su questa strada. A Miami ho toccato il fondo. È stato difficile per me entrare in conferenza stampa, non sapevo nemmeno cosa avrei detto“, le parole di Carlitos.

Una situazione non facile da gestire per l’asso iberico: “Pensi a molte cose e quando qualcosa che ti ha fatto male è così fresco, non ci pensi mai in prospettiva. Ti vengono in mente un sacco di pensieri: fermati, fermati per una settimana, salta un torneo, fermati per diversi mesi, continua ad allenarti, prenditi una vacanza e poi allenati per quello che verrà… Ti vengono in mente un sacco di pensieri e una delle cose migliori che ho fatto è stata prendermi qualche giorno di pausa e darmi l’opportunità di pensare lucidamente, mettere le cose in prospettiva e, da lì, decidere“.

In questo contesto, l’assenza di Jannik Sinner (n.1 ATP) per la vicenda “Clostebol” ha avuto un peso: “Credo che a me e a Zverev, in ogni conferenza stampa, dopo ogni partita, venisse posta qualche domanda sul fatto che Sinner non fosse lì e non avesse la possibilità di difendere il numero 1. È normale che lo chiedano, ma poi dipende da te come vuoi gestire la situazione. Come ti influenza avere questa cosa in mente. Alla fine ho cercato di non farci caso. Ma emotivamente o indirettamente, sono stato influenzato dal desiderio di raggiungere buoni risultati per arrivare lì. Ho imparato a concentrarmi su ciò che è importante e a impegnarmi per ottenerlo. La classifica non è importante in questo momento. Penso che la pressione sia una cosa positiva, qualcosa per cui essere grati, perché ti aiuta a rimanere vigile e a dare il meglio di te. È un percorso molto più semplice. La pressione che sento adesso, sia per me stesso che per i giocatori che hanno già vinto qualcosa, è quella di voler rendere felici le persone, perché altrimenti ti renderanno difficile la vita. Ed è questa la pressione che davvero non ci piace. Quando sei nuovo tutto è più facile“, ha spiegato lo spagnolo.

E la chiusura su cosa sia prioritario: “Per me la classifica non è importante. La cosa che conta maggiormente è divertirsi e, se perdo, uscire dal campo dicendo che sono sulla strada giusta, che ho fatto bene e che mi sono divertito. Da lì, andare avanti. Questione montepremi? Il tennis è uno sport ben pagato, ma può sempre essere migliorato perché c’è una percentuale che può essere aumentata per il circuito e per i giocatori. Le percentuali devono essere eque. Se organizziamo uno spettacolo in modo che i fan possano goderselo e pagare per vederci, allora la percentuale deve essere vicina a quella che meritiamo. Ed è per questo che ci siamo uniti“.