Canapa, col Dl Sicurezza le imprese temono i processi per droga e chiudono bottega: 30mila lavoratori a rischio

Chiudere o delocalizzare, subito, evitando di finire in tribunale con un’imputazione per droga. È il destino di circa 3 mila aziende, l’intera filiera della canapa, rasa al suolo dal decreto Sicurezza approvato dal Consiglio dei ministri sabato 4 aprile. Ora circa 30mila lavoratori rischiano il licenziamento: 10mila impiegati in pianta stabile, più 20mila stagionali da […] L'articolo Canapa, col Dl Sicurezza le imprese temono i processi per droga e chiudono bottega: 30mila lavoratori a rischio proviene da Il Fatto Quotidiano.

Apr 8, 2025 - 08:31
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Canapa, col Dl Sicurezza le imprese temono i processi per droga e chiudono bottega: 30mila lavoratori a rischio

Chiudere o delocalizzare, subito, evitando di finire in tribunale con un’imputazione per droga. È il destino di circa 3 mila aziende, l’intera filiera della canapa, rasa al suolo dal decreto Sicurezza approvato dal Consiglio dei ministri sabato 4 aprile. Ora circa 30mila lavoratori rischiano il licenziamento: 10mila impiegati in pianta stabile, più 20mila stagionali da maggio a dicembre.

Tra un mese inizia la semina, ma i campi resteranno incolti per lo più. “Chi se la sente di investire denaro in una pianta con un fiore classificato come stupefacente?”, dice Angelo Desiante. Possiede due aziende: una per la distribuzione di cannabis light, l’altra per la coltivazione della canapa. La piantagione, probabilmente, sarà chiusa: dà lavoro a 7 persone. La ditta commerciale riforniva circa 300 punti vendita di Italia e 200 all’estero, con 13 dipendenti: ora prenderà il volo per la Repubblica Ceca, dove è legale la pianta con il thc fino all’1%. Praga sta soffiando all’Italia il primato della canapa industriale. Coltivarla è legale in tutta Europa: in Italia invece si rischia di essere bollato come uno spacciatore.

Il rischio del processo per droga – Dice l’articolo 18 che rade al suolo la filiera: “Sono vietati l’importazione, la cessione, la lavorazione, la distribuzione, il commercio, il trasporto, l’invio, la spedizione e la consegna delle infiorescenze della canapa”.

Secondo l’avvocato Giacomo Bulleri, “ai negozi di cannabis light può essere contestato lo spaccio”, per via delle bustine con il fiore ricco di cannabidiolo (cbd), il principio attivo privo di effetti droganti. Gli esercizi commerciali sono circa 800 in tutta Italia. “Con le ingenti quantità, i proprietari possono finire in carcere già con le misure cautelari ben prima del processo”, ammonisce il legale. Neppure i trasformatori sono al sicuro. Sono circa 700, le aziende che lavorano il fiore della canapa per ricavarne prodotti alimentari, edili, cosmetici e tessili.

E le 1600 imprese agricole? “A loro – dice Bulleri – verrà contestata la produzione di stupefacenti, se c’è il fiore”. Ma la natura ha le sue leggi: la pianta, senza il fiore, non si dà. Dunque tutti gli agricoltori sono a rischio. Ecco perché anche Coldiretti, l’associazione amica di palazzo Chigi, è sul piede di guerra.

L’alibi del seme – Tecnicamente, l’uso del fiore per produrre il seme è legale. Ma il rischio di un’incriminazione scoraggia tutti gli imprenditori. Nessuno si fida: il decreto, nella sua ultima versione in bozza, dice che l’impiego per il seme deve essere “comprovatamente finalizzato”. Ovvero? “Deve essere dimostrata con un contratto la produzione destinata al seme”, dice Bulleri. Per gli imprenditori è solo una foglia di fico, nessuno si sente al riparo dal rischio legale. Un cavillo inutile per salvare la faccia e poter dire: “Il governo vieta solo il fiore ma salva la canapa”. Invece ha raso al suolo la filiera. Per molti, violando le regole europee e la Carta. “Manca il carattere scientifico, ci sono seri dubbi di costituzionalità e conformità con il diritto Ue”, avvisa l’avvocato.

Come smaltire il fiore stupefacente? – Non solo chiudere i battenti e licenziare. Per le aziende si apre il dilemma: che fare con le scorte di magazzino? Tanti imprenditori si ritrovano con quintali di infiorescenze e non sanno come liberarsene. “Le lasciamo nei campi? Impossibile, per la legge ora è una sostanza stupefacente”, dice l’imprenditore Angelo Desiante. Di certo è vietata la detenzione. Ma è vietato pure il trasporto e la spedizione. Nessuno sa come disfarsi del fiore già raccolto, mentre si chiudono le serre e si rinuncia alla semina di maggio.

Chiudere e delocalizzare, in attesa dei ricorsi – Angelo Desiante possiede una serra da 5 mila metri e 7 dipendenti da ricollocare, con buone probabilità. Jacopo Paolini, con la società Enecta, pensa già a chiudere e andare all’estero: “È un massacro, ci obbligano tutti a lasciare l’Italia e rinunciare all’azienda”. In miniatura, per la canapa italiana, l’effetto del decreto è devastante come i dazi trumpiani. Enecta coltivava 5-6 ettari in Abruzzo e 100 ettari nei pressi di Verona: “Ma ora basta con le coltivazioni, per il governo la canapa industriale è droga”.

Ancora uno o due giorni, poi scatterà la mannaia. Il decreto entrerà in vigore 24 ore dopo la pubblicazione in Gazzetta. Qualcuno spera nell’altolà di Mattarella. Tutti sono stupefatti dall’indifferenza di palazzo Chigi: circa 40 mila persone in bilico sulla disoccupazione. “Con un colpo di penna, il Governo ha deciso di trasformare migliaia di imprenditori onesti in criminali”, recita la nota dell’associazione Imprenditori canapa italia. Che rammenta le parole di Meloni all’indomani della vittoria elettorale: “Non disturberemo chi vuole fare”. No: “l’esecutivo ha disturbato, ha colpito, distrutto, umiliato”. La stagione dei ricorsi e delle richieste di risarcimento è già alle porte.

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