Altro che Trump, Putin e Zelensky: tutte le fibrillazioni italiche su Berlusconi (Marina e Barbara), Piantedosi, Picierno e non solo

Trump, Putin e Zelensky, scansateve. Persino Hamas e Israele impallidiscono di fronte alle italiche fibrillazioni... Il corsivo di Battista Falconi

Feb 20, 2025 - 11:06
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Altro che Trump, Putin e Zelensky: tutte le fibrillazioni italiche su Berlusconi (Marina e Barbara), Piantedosi, Picierno e non solo

Trump, Putin e Zelensky, scansateve. Persino Hamas e Israele impallidiscono di fronte alle italiche fibrillazioni… Il corsivo di Battista Falconi

Nel momento in cui la geopolitica planetaria offre un risiko tanto frenetico che i commentatori faticano a seguirlo, si continua ad agitare sottotraccia, nella politica nostrana, un più minuto puzzle di pezzi che tendono a scontrarsi molto più che a incontrarsi. Ogni tanto è divertente fermarsi e provare a comporre questo domino. Rappresentiamo a titolo di mero esempio, assumendoli come sono e senza commenti, alcuni scenari disegnati dagli osservatori.

Andrea Stroppa, il rappresentante italiano di Elon Musk, quindi di Trump per interposte persone, lancia un sondaggio rilevando una presunta insoddisfazione per il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, che fa sospettare il tentativo di liberare il posto al Viminale per Matteo Salvini, che della nuova amministrazione è un fan sfegatato. Matteo Salvini e Giuseppe Conte, in quanto entrambi assertori della pace in Ucraina e nel mondo, si troverebbero allineati in un asse che ricorda quello costituito all’epoca del cosiddetto governo gialloverde.

Un altro esponente dei Cinque stelle, Walter Pedullà, attacca nel frattempo la Pd, PIna Picierno, dandole addirittura della “infiltrata dei fascisti”. Segno che viene letto come l’ennesima conferma dell’incompatibilità tra i due maggiori partiti di opposizione. Ma dentro i dem si notano anche una ruggine tra la segretaria Elly Schlein e Dario Franceschini e il proliferare delle correnti, giunte ormai nell’ordine della decina.

Non è finita. Ripartiamo da Piantedosi: il ministro sarebbe in lite con il collega Lollobrigida in merito ai commissariamenti di alcuni Comuni, Bari in primis. Mentre le uscite su Paragon del titolare della Giustizia, Carlo Nordio, non sarebbero piaciute al sottosegretario Alfredo Mantovano, che aveva stabilito: “se ne parla solo al Copasir”. Trovando, su questo, l’appoggio di Maurizio Gasparri, il più vicino a FDI dei parlamentari forzisti.

L’azzurro più lontano dal partito meloniano, invece, è probabilmente Giorgio Mulè (nella foto di anni fa quando era direttore del mondadoriano Panorama con Marina Berlusconi). Il vicepresidente della Camera in due giorni ha rilasciato altrettante interviste di endorsement a Marina Berlusconi, che alcuni giorni prima aveva esternato le proprie idee molto, molto liberal. Posizioni simili a quelle di Luca Zaia, che vorrebbe (oltre a un altro mandato come governatore veneto) manica larga sul fine vita, non è chiaro quanto in linea con il suo leader di partito, il prima citato Matteo Salvini. A proposito: anche i rapporti tra Mulè e il suo leader Antonio Tajani non sarebbero idilliaci, per usare un eufemismo, come si può arguire anche dall’intervista odierna di Mulè rilasciata a Repubblica.

Resta da dire che Marina Berlusconi avrebbe parlato per rintuzzare le asserzioni filo-Meloni della sorella Barbara e che, con la sua uscita, ha incassato anche gli elogi di Alessandra Mussolini, posizionata da qualche parte nella galassia della destra a destra di Fratelli d’Italia. Last but not least, c’è stato ieri uno scontro di inusitata durezza tra FI e FDI sulla commissione Covid, mentre tra i partiti di maggioranza rimangono irrisolte divergenze anche su Rai e pace fiscale.

Dovrebbe essere tutto. Trump, Putin e Zelensky, scansateve. Persino Hamas e Israele impallidiscono di fronte a tanta italica fibrillazione.