Al Parlamento Ue è andata in scena una pagliacciata guerrafondaia: il popolo europeo vuole la pace
Non ci sono parole per descrivere l’indegna pagliacciata guerrafondaia recentemente messa in scena nel Parlamento europeo (per vedere come hanno votato i rappresentanti italiani si veda l’utile documentazione pubblicata dal Fatto). Va innanzitutto chiarito che né la Commissione né il Parlamento europeo hanno competenze che possano consentire loro di promuovere il riarmo e la guerra. […] L'articolo Al Parlamento Ue è andata in scena una pagliacciata guerrafondaia: il popolo europeo vuole la pace proviene da Il Fatto Quotidiano.

Non ci sono parole per descrivere l’indegna pagliacciata guerrafondaia recentemente messa in scena nel Parlamento europeo (per vedere come hanno votato i rappresentanti italiani si veda l’utile documentazione pubblicata dal Fatto). Va innanzitutto chiarito che né la Commissione né il Parlamento europeo hanno competenze che possano consentire loro di promuovere il riarmo e la guerra. Ciò sia per considerazioni attinenti al contenuto delle norme sia per questioni relative alle rispettive attribuzioni degli organi dell’Unione.
Dal primo punto di vista occorre ricordare come l’art. 3 del Trattato di Lisbona (ex articolo 2 del Trattato dell’Unione europea) affermi con chiarezza che “1. L’Unione si prefigge di promuovere la pace, i suoi valori e il benessere dei suoi popoli”. E’ evidente come tale obiettivo sia platealmente contraddetto dal piano di riarmo di von der Leyen che non solo tenta di frapporre ostacoli alla soluzione pacifica del conflitto ucraino, che deve essere basata sui principi del diritto internazionale e della Carta delle Nazioni Unite relativi alla soluzione pacifica delle controversie internazionali e dell’autodeterminazione dei popoli (in relazione questo ai voti liberamente espressi dalle popolazioni della Crimea e del Donbass), ma distoglie importanti risorse finanziarie da sanità, istruzione e diritti sociali in genere.
Dal secondo punto di vista ricordo invece che l’art. 24 del Trattato di Lisbona (ex articolo 11 del TUE) afferma l’esistenza della “competenza dell’Unione in materia di politica estera e di sicurezza comune riguarda tutti i settori della politica estera e tutte le questioni relative alla sicurezza dell’Unione, compresa la definizione progressiva di una politica di difesa comune che può condurre a una difesa comune”, attribuendone esplicitamente definizione ed attuazione al “Consiglio europeo e dal Consiglio che deliberano all’unanimità, salvo nei casi in cui i trattati dispongano diversamente”.
Occorre chiedersi che cosa c’entrino la Commissione e il Parlamento europeo, che hanno assunto un ruolo guerrafondaio che travalica e viola il quadro giuridico dei Trattati. La frenesia bellicista di von der Leyen e C. costituisce quindi una chiara manifestazione di golpismo istituzionale, la cui unica lettura possibile è la benevolenza nei confronti delle principali industrie di armamenti, che come noto hanno tratto e continuano a trarre enormi benefici economici dalla pericolosa situazione in essere e dal tradimento da parte di alcuni organi dell’Unione dell’ispirazione pacifista che l’ha contraddistinta fin dalla sua nascita.
I governanti europei che sono oggi i promotori della sconclusionata deriva in atto verso il riarmo e la guerra con la Russia sono del resto anatre zoppe, che godono all’interno dei rispettivi Paesi di un consenso popolare limitato e in costante diminuzione. Basti pensare a quella grottesca caricatura di Napoleone che risponde al nome di Macron, che tenta di rilanciare il suo ruolo in palese crisi da tempo attingendo al logoro tema della grandeur francese; ma il discorso si applica a tutti gli altri governanti dell’Europa, compresa la nostra Meloni, che pure dà prova di una certa moderazione. Per non parlare delle inaccettabili censure della volontà popolare che trovano oggi il loro principale campo d’applicazione in Romania, ma, secondo una sconsiderata proposta fatta propria da Calenda & C., intitolata allo “scudo democratico”, potrebbe riguardare anche l’Italia, richiedendo una prova di lealtà “europea” (leggi von der Leyen-proof) a tutti gli schieramenti e candidati.
Stendiamo poi un velo pietoso sugli intellettuali con l’elmetto, che, anch’essi sconclusionati e incoerenti, si appellano alle “virtù guerriere” per auspicare che il massacro delle giovani generazioni, da tempo in atto in Ucraina, con centinaia di migliaia di caduti, sia ucraini che russi, si estenda anche ai Paesi membri dell’Unione europea. Costoro, rinchiusi nelle fumisterie ideologiche delle loro torri d’avorio, non hanno evidentemente idea di cosa significhi la guerra nel Terzo Millennio. Una modesta proposta, da indirizzare tra il serio e faceto al ministro Crosetto, potrebbe essere quella di procedere alla costituzione di un battaglione kamikaze da destinare al fronte ucraino, in cui potrebbero arruolarsi Galimberti, Scurati e altri volonterosi, anche per dar loro modo loro di unire, almeno per una volta nella loro vita, teoria e prassi.
Satira paradossale a parte, è ormai matura una forte reazione popolare contro i vaneggiamenti di politici e intellettuali guerrafondai. L’unico “scudo democratico” che va costruito è quello basato sulla volontà, certamente maggioritaria, dei popoli europei, che non vogliono rinchiudere la propria vita e quella delle generazioni future nell’orizzonte plumbeo e soffocante della guerra e chiedono anzi il rilancio di un dialogo costruttivo e cooperativo con le potenze emergenti (Russia, Cina, America Latina e altri), nel comune interesse di un’umanità unita nell’affrontare le sfide essenziali delle pandemie, del cambiamento climatico e della lotta alla povertà dilagante. L’esatto opposto, quindi, dell’inaccettabile torsione militarista e guerrafondaia di von der Leyen & C. Per questo occorre partecipare alla manifestazione contro il riarmo e la guerra convocata per sabato 15 marzo a piazza Barberini e costruire nuove incessanti mobilitazioni a partire da quella promossa dal Movimento Cinquestelle per il 5 aprile.
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