Abuso di medici gettonisti, così la sanità è ancora tenuta in piedi da professionisti privati: dal 2019 spesi oltre 2 miliardi
Secondo l'ultimo rapporto Anac, Piemonte e Lombardia sono le Regioni che hanno destinato più risorse pubbliche al reclutamento dei gettonisti. Si tratta di fondi che alimentano un circuito privato di prestazioni occasionali e stipendi fuori mercato L'articolo Abuso di medici gettonisti, così la sanità è ancora tenuta in piedi da professionisti privati: dal 2019 spesi oltre 2 miliardi proviene da Il Fatto Quotidiano.

Dal 2019 al 2024, i gettonisti sono costati allo Stato 2 miliardi e 141 milioni di euro. Un fiume di denaro pubblico speso per garantire la tenuta degli ospedali, in grave carenza di personale, attraverso il lavoro di medici e infermieri libero professionisti, reclutati da cooperative o società private. Risorse a fondo perduto che, con una programmazione di lungo periodo, potevano essere dedicate alla stabilizzazione del personale ospedaliero e che invece hanno tamponato un problema senza risolverlo. L’ultimo rapporto dell’Anac, l’Autorità nazionale anticorruzione, ha aggiornato i numeri di un fenomeno che, in barba agli interventi legislativi che miravano ad abbatterlo, è ormai una voce di spesa strutturale per molte Regioni, con un impatto crescente sulla sostenibilità del Ssn. Miliardi di euro pubblici che alimentano un circuito privato di prestazioni occasionali e stipendi fuori mercato.
Il rapporto Anac sul ricorso alla esternalizzazione di personale medico e infermieristico nel sistema sanitario pubblico conferma che i gettonisti non sono una scelta, ma una necessità dettata dalla crisi di risorse umane. Nel solo 2024, la spesa effettiva messa a bilancio dalle varie Asl per i gettonisti è stata pari a 457,5 milioni di euro. Soldi che sono serviti per pagare gli alti stipendi dei professionisti privati (fino a cento euro l’ora) ma che le aziende sanitarie contabilizzano alla voce “beni e servizi”, per non sfondare, seppur solo sulla carta, il tetto di spesa per le assunzioni del personale stabilito dalla legge. Il risultato, denunciano le associazioni di categoria, è che mentre i dipendenti danno le dimissioni, in fuga da bassi stipendi e condizioni di lavoro gravose, i reparti sono tenuti in piedi da professionisti occasionali, dalle dubbie competenze. E a farne le spese sono i pazienti, a cui non viene offerto uno standard di cura adeguato.
A poco è servito in tal senso il decreto legge n.34, del 30 marzo 2023, che aveva l’obiettivo di ridurre il ricorso ai gettonisti. Le condizioni di lavoro nel pubblico non sono state rese più attrattive in questi anni. Di conseguenza, senza la stampella delle cooperative private, molti ospedali non sarebbero più in grado di continuare a garantire il pubblico servizio, soprattutto nel Nord del Paese: Piemonte e Lombardia sono le Regioni che hanno destinato più risorse pubbliche al reclutamento dei gettonisti. In particolare, il Piemonte ha speso oltre 115 milioni di euro per compensare il lavoro dei professionisti privati, un quarto del totale della spesa del 2024. Al secondo posto c’è la Lombardia, con una spesa di 105 milioni, il 22,95% del totale, seguita a ruota da Toscana (56,7 milioni, per il 12,4%) e Sardegna (48 milioni per il 10,5%). Se guardiamo ai soli medici gettonisti, nel 2024, Veneto e Sicilia dominano la classifica. Mentre quella degli infermieri vede in testa la Lombardia, seguita da Abruzzo e Piemonte.
Inoltre, Anac sottolinea che, nel 2024, la maggior parte delle assunzioni di infermieri a gettone è avvenuta tramite procedura negoziata senza previa pubblicazione, cioè con un meccanismo che permette di scegliere direttamente il fornitore (cooperative o società) senza dover pubblicare un bando aperto a più concorrenti. Del tutto marginale, sottolinea il rapporto dell’Autorità nazionale anticorruzione, il ricorso alla procedura aperta, che prevede invece una gara pubblica a cui possono partecipare più soggetti. Per i medici a gettone, invece, la modalità più utilizzata è la procedura negoziata per affidamenti sottosoglia comunitaria e l’affidamento diretto, ovvero modalità semplificate di assegnazione dei contratti che non richiedono gare pubbliche, perché il valore dell’affidamento rientra entro certi limiti stabiliti dalle norme europee e nazionali. Nella grande maggioranza dei casi, quindi, il reclutamento dei professionisti privati è avvenuto in maniera diretta.
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