A Cali, Colombia, il welfare nei quartieri del crack è fai-da-te
Non sono stati giorni piacevoli per il presidente della Colombia, Gustavo Petro, costretto a cedere al ricatto di Donald Trump, che aveva aumentato i dazi doganali sui beni importati dalla Colombia fino al 50% dei valori in fattura. Una ritorsione a fronte del divieto (poi revocato) di atterraggio a Bogotà dei voli Usa con a […] L'articolo A Cali, Colombia, il welfare nei quartieri del crack è fai-da-te proviene da Il Fatto Quotidiano.

Non sono stati giorni piacevoli per il presidente della Colombia, Gustavo Petro, costretto a cedere al ricatto di Donald Trump, che aveva aumentato i dazi doganali sui beni importati dalla Colombia fino al 50% dei valori in fattura. Una ritorsione a fronte del divieto (poi revocato) di atterraggio a Bogotà dei voli Usa con a bordo i 250 colombiani espulsi dagli Stati Uniti, che pur incensurati secondo le autorità locali, sono stati sottoposti a umiliazioni arrivando incatenati. Il segretario di Stato Marco Rubio nel frattempo cancellava i visti per gli Stati Uniti dei funzionari del governo colombiano.
Sul fronte interno, le cose non vanno meglio: dopo le ultime stragi ai confini col Venezuela negli scontri tra le Farc e ELN (Esercito Liberazione Nazionale) che hanno causato oltre 100 morti, Petro ha dichiarato lo stato d’emergenza, accusando Caracas di utilizzare i guerriglieri per gestire il traffico di droga. Tutto ciò ha rinvigorito l’opposizione, in prima linea l’ex presidente di destra Alvaro Uribe, e i suoi sostenitori locali, quali il sindaco di Cali, Alejandro Eder, già consigliere di Uribe e poi di Santos, che nella sua amministrazione rema palesemente contro le politiche sociali di Petro.
Welfare fai-da-te
La mancanza di strategie che diano prospettive di un lavoro dignitoso, una casa degna di questo nome e quindi un futuro a chi abita nei barrios di periferia, è la tara più spiccata del municipio di Cali. Qui la metropolitana è assente, al contrario di Medellin, dove la rete sotterranea così come la teleferica che sorvola i quartieri di Tricentenario, Santo Domingo e Popular 1, sono ben sviluppate. La funivia di Cali serve solo Siloé, tra tutti l’unico barrio che ha fatto qualche progresso nell’immobilità generale, essendo situato in una zona commerciale. Di recente Siloé è passato a estrato 3, cioè a livello basso-medio, il primo gradino della scala del riscatto sociale.
Tuttavia, pur essendo abitato da operatori dei servizi e operai, il quartiere presenta ancora un indice di povertà estrema del 23%, uno tra i più alti del paese, superato solo dai barrios del distretto di Aguablanca, a cui appartengono Potrero Grande, Manuela Beltran, Pizamos e Mojica, regni delle pandillas che controllano il traffico di stupefacenti, sia in Colombia che all’estero. In questi agglomerati umani, il 53% delle abitazioni non è coperto dall’acquedotto, e la metà sono prive di fognature. L’energia elettrica serve il 71% degli utenti a Siloé, ma la percentuale crolla nelle altre comunità.
Nei barrios poveri di Oriente si concentra la maggioranza degli afrocolombiani che con il loro 30% fanno di Cali la città più “nera” del paese. Nei quartieri-bene di San Antonio e Granada, è raro incontrarne. Un apartheid di fatto, che il municipio avalla e mantiene.
Dentro catapecchie di legno marcio e compensato coperte da precari tetti di lamiera, vivono bambini tra sporcizia e promiscuità. A Colonia Nariñense, insediamento abusivo, molti dormono per strada, sdraiati su materassi luridi. Chi non ha un lavoro, si arrangia a riciclare materiali edili, mobili rotti, materassi e metalli, un mercato degli stracci permanente che costeggia i marciapiedi davanti a Plaza de Siloé.
Se non fosse per le realtà locali impegnate sul fronte dell’assistenza ai più poveri nel quadro di un welfare municipale pressoché inesistente, senza neanche un piano di manutenzione in grado di sistemare le pessime condizioni del manto stradale che affliggono pure i quartieri del centro, i residenti sarebbero abbandonati a sé stessi. Alcuni si costituiscono in associazioni spontanee, come la Fundación Dulce Esperanza di Potrero Grande, che ho intervistato. La fondazione si autofinanzia attraverso contributi volontari dei residenti e delle donazioni esterne, più un contributo dell’Arcidiocesi della città.
A Medellin è il municipio che contribuisce direttamente tramite la Fundación Epm, che dal 2014 si occupa senza scopo di lucro dei servizi sociali, attingendo i fondi da Empresas Públicas de Medellín (EPM) società pubblica che fornisce energia elettrica, acqua e gas allo Stato di Antioquia, di cui Medellin è capitale. L’impresa vende il 25% dell’energia che consuma la Colombia. La Fondazione si occupa della riqualificazione di quartieri come Manríque Oriental, fornendo classi d’insegnamento, trattamento delle acque e parchi per l’infanzia.
A Cali invece il municipio ha tagliato ai volontari luce ed acqua per le bollette arretrate, cosicché per mandare avanti la cucina che prepara da 50 a 100 pasti quotidiani da consegnare alla gente, agli ospedali e alle scuole, sono costretti a ricorrere ad allacci pirata. Il debito con l’Alcaldia ammonta a 6.163.000 pesos (1540 dollari).
La Corte dei Miracoli
È domenica a El Calvario – il quartiere dove si concentrano i tossicodipendenti di Cali – giorno ideale per il mercatino dello spaccio all’aperto, poiché molti raccoglitori di carta e rifiuti rallentano l’attività concedendosi una sosta. Gruppetti di drogadictos si radunano agli angoli delle strade, aspettando il pusher che distribuisce loro i prodotti: cocaina per quelli che se la possono permettere, altrimenti eroina di pessima qualità e crack basuco, il più economico. Specialità della casa, il letale basuco è uno scarto della pasta di cocaina. Tagliato con etere o benzina, è messo in bustine da mezzo grammo, vendute a 2.000 pesos l’una (½ dollaro). Sistemato dentro pipette di vetro, viene quindi fumato.
Un chilo di cocaina pura vale 6 milioni di pesos al mercado mayorista di Cali. I grossisti della sostanza sono concentrati nei barrios di Potrero Grande, soprattutto nel settore di Mojica 1, e spediscono la merce anche ai laboratori di Medellin, una volta monopolio di Pablo Escobar coadiuvato dai suoi intermediari, prima tra tutti Griselda Blanco, allora conosciuta come La Viuda Negra (La Vedova Nera) per la sua ferocia.
Il mercato al dettaglio colombiano, di cui El Calvario è un passaggio obbligato, vende bamba pura a 15 milioni di pesos al chilo. Il prezzo per l’export negli Usa dello stesso quantitativo, tagliato però con altre sostanze, oscilla dai 30.000 dollari di Miami fino ai 45.000 dollari di New York. 1 dollaro = 4.000 pesos.
Pipette e kit per l’eroina fanno bella mostra sui marciapiedi del quartiere, ma la polizia passa e tira dritto. “Prendono mazzette dai boss” dice l’autista. Intanto arrivano i turisti per vedere lo zoo umano dei disperati.
Foto e video © F.Bacchetta
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