Welfare motore dello sviluppo

Il welfare aziendale non è solo un benefit per i dipendenti, ma un motore di sviluppo per le imprese e per l’economia nazionale. Nel 2023, il welfare aziendale ha spinto i ricavi: +10% per oltre la metà delle imprese con piani strutturati. L’occupazione ha seguito, con 220.000 posti legati ai buoni pasto, che da soli […] L'articolo Welfare motore dello sviluppo proviene da Iusletter.

Apr 7, 2025 - 16:19
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Welfare motore dello sviluppo

Il welfare aziendale non è solo un benefit per i dipendenti, ma un motore di sviluppo per le imprese e per l’economia nazionale. Nel 2023, il welfare aziendale ha spinto i ricavi: +10% per oltre la metà delle imprese con piani strutturati. L’occupazione ha seguito, con 220.000 posti legati ai buoni pasto, che da soli valgono lo 0,75% del Pil e generano 419 milioni di Iva. Lo dimostrano due studi condotti dalla Sda Bocconi, che ne hanno misurato l’impatto su produttività, fatturati e mercato del lavoro.

Secondo l’analisi condotta su 400 figure decisionali di aziende medio-grandi, il 54% delle imprese con un piano di welfare strutturato ha registrato nel 2023 un incremento del fatturato superiore al 10%, mentre il 44% ha visto migliorare il margine Ebitda oltre questa soglia. Il welfare aziendale si dimostra quindi un fattore determinante per la competitività, incidendo non solo sulle performance finanziarie, ma anche sulla stabilità occupazionale. Il 52% delle aziende ha aumentato l’organico di oltre il 10% e il 20% ha ridotto il turnover oltre la stessa soglia. Tra le nuove assunzioni, il 45% ha riguardato giovani under 30, segno che il welfare aziendale è un elemento chiave nell’attrazione dei talenti più giovani. Contestualmente, il 15% delle aziende ha dichiarato di aver ridotto il turnover tra gli under 30 di oltre il 10%.

L’impatto del welfare aziendale: oltre l’impresa, dentro l’economia. La ricerca 2024 del Corporate Welfare Lab della Sda Bocconi analizza gli effetti del welfare aziendale sia all’interno delle imprese sia nel contesto economico locale, individuando cinque aree chiave: mobilità, parità di genere, engagement, people care ed employee savings. I dati confermano che il welfare non si limita a migliorare le condizioni lavorative, ma agisce come leva di sviluppo per il sistema economico.

Politiche legate alla mobilità, all’equità salariale e al coinvolgimento dei dipendenti stimolano la domanda di beni e servizi, favorendo la crescita delle imprese e delle comunità circostanti.

Le misure di employee savings, come i piani pensionistici e di risparmio, rafforzano la sicurezza finanziaria dei lavoratori, incentivando i consumi e contribuendo alla stabilità del sistema economico. L’impatto del welfare emerge anche sulle dinamiche occupazionali e sulle performance aziendali. Le imprese che adottano strategie strutturate registrano tassi di assunzione più elevati e un turnover ridotto, con variazioni legate all’età dei lavoratori. Questi dati si allineano alle evidenze della ricerca 2023, che aveva già mostrato l’influenza del welfare su aspetti come la genitorialità. Sul piano economico-finanziario, l’implementazione di misure di welfare è associata a una crescita del fatturato e a un miglioramento della marginalità Ebitda, confermando il legame tra benessere organizzativo e competitività.

Gli effetti si estendono anche all’economia locale. Le iniziative per la mobilità, come la flessibilità oraria e il supporto ai trasferimenti, favoriscono lo sviluppo del commercio e dei servizi nelle aree aziendali. Le politiche di parità di genere migliorano il benessere complessivo, contribuendo all’equità salariale e all’accesso ai servizi di assistenza. Il coinvolgimento attivo dei dipendenti, attraverso programmi di volontariato, benefit personalizzati e attività di team building, rafforza il senso di comunità e stimola nuove opportunità imprenditoriali. Il work-life balance, sostenuto da misure di people care, si traduce in una maggiore sostenibilità sociale ed economica.

Il welfare aziendale si riflette anche nella gestione delle risorse umane. Incentivi per la mobilità, rimborsi per il trasporto e modalità di lavoro flessibili rendono più attrattive le posizioni lavorative, contribuendo alla fidelizzazione dei dipendenti, soprattutto tra gli under 30.

La presenza di benefit per i figli, programmi di sviluppo professionale e strumenti di risparmio aziendale rafforza la percezione di stabilità, riducendo la propensione a cambiare impiego.

Sul piano finanziario, il welfare si conferma un fattore di crescita. L’analisi dei dati mostra una correlazione positiva tra incentivi alla mobilità e aumento dei ricavi aziendali, indicando che questi strumenti migliorano la produttività e la competitività dell’impresa. Politiche di parità salariale e congedo parentale favoriscono la stabilità della forza lavoro, mentre benefit personalizzati e percorsi di sviluppo professionale contribuiscono a migliorare la redditività.

L’integrazione del welfare nel modello aziendale si rivela quindi una strategia vincente: da un lato, migliora la qualità della vita dei dipendenti e rafforza il legame con il territorio; dall’altro, favorisce la crescita economica e la solidità delle imprese.

Il peso dei buoni pasto sull’economia. Oltre ai piani di welfare, un ruolo di rilievo è giocato dai buoni pasto, che non si limitano a rappresentare un’integrazione al reddito dei lavoratori, ma hanno un impatto significativo sul sistema economico nel suo complesso. Secondo la Sda Bocconi che ha condotto una ricerca per Edenred, il settore dei buoni pasto genera valore per lo 0,75% del Pil nazionale (di cui lo 0,33% di Pil diretto e lo 0,42% di Pil indiretto), sostenendo 220.000 posti di lavoro tra occupazione diretta e indiretta.

Nel solo 2023, i consumi effettuati tramite buoni pasto hanno contribuito con 419 milioni di euro di Iva (erano 376 milioni nel 2022).

L’analisi evidenzia inoltre che il buono pasto ha avuto nel 2023 un impatto complessivo sull’occupazione pari allo 0,93%. Gli effetti diretti sull’occupazione si attestano su circa 18.000 posti di lavoro equivalenti a tempo pieno (Fte), mentre gli impatti indiretti ammontano a circa 203.000 Fte, per un totale di circa 220.000 posti di lavoro sostenuti dal settore.

L’incremento della soglia di esenzione fiscale per i buoni pasto elettronici da 8 a 10 euro avrebbe un effetto diretto sulla crescita economica, stimato in oltre 1 miliardo di euro di impatto positivo su Pil e consumi. Parallelamente, l’eventuale monetizzazione del buono pasto avrebbe effetti negativi: si stima che provocherebbe un impatto negativo sul Pil e sui consumi per oltre 4 miliardi di euro, una riduzione dell’occupazione di circa 75.000 unità e un calo del fatturato degli esercenti convenzionati di circa 1,5 miliardi di euro. Inoltre, la fiscalità subirebbe una perdita di circa 188 milioni di euro in entrate Iva.

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