Stupore e meraviglia nella neve: andare oltre le nostre tracce è la scelta giusta

Riportare in primo piano i veri protagonisti della montagna, persone e animali che vi abitano da sempre, aiuta a vivere in modo nuovo il nostro rapporto con le Terre alte. Anche se ci obbliga a un bagno di umiltà L'articolo Stupore e meraviglia nella neve: andare oltre le nostre tracce è la scelta giusta proviene da Montagna.TV.

Feb 28, 2025 - 14:02
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Stupore e meraviglia nella neve: andare oltre le nostre tracce è la scelta giusta

Solcare la neve evitando di guardare sempre e solo noi stessi o le nostre tracce aiuta a prestare attenzione.

E’ un piccolo invito utile a interrogarsi e a ricordare che ci muoviamo in casa d’altri.

Mille segni raccontano che quassù abita qualcun altro da prima di noi. Chi vive qui? Come lo fa? Come possiamo attraversare questi spazi senza arrecare disturbo?

Insomma proviamo a scendere per un attimo dal perenne piedistallo che ci eleva al di sopra di tutto e di tutti, in preda al piacere del nostro scivolare e a un’esibizione a volte un po’ forzata della nostra passione.

Ogni anno si consumano nuovi spazi tra le montagne, a causa di opere scellerate e progetti devastanti.

Quello che rimane, e non è poco, merita d’essere preservato con forza, anche da minacce ben più piccole, ma subdole e sottili, come la nostra ignoranza e arroganza, che rende invisibili, e quindi insignificanti, gli altri esseri viventi che popolano le vette.

Prestare attenzione alle loro tracce e alle mille sorprese e variazioni impresse nella neve aiuta a riconciliarsi con i versanti, boschi, crinali, creste a ghiacciai. Da esplorare non esclusivamente in funzione delle nostre passioni, ma almeno da tentare di osservare attraverso gli occhi di chi vive realmente, schivo e silenzioso, nella materia bianca.

Si può iniziare, ad esempio, ad osservare le tracce animali che si vanno incontrando, invece di concentrarsi solo ed esclusivamente sulle proprie.

Un modestissimo bagno d’umiltà che può essere uno stimolo alla coabitazione, tra umani e non umani, in una montagna sempre più affollata e sempre di più ridotta alla mercé di un “prodotto” da destinare a “clienti” e “consumatori”.

Con un po’ di esercizio è possibile estendere l’osservazione ad altre “tracce” nella neve, quelle inanimate, ma non per questo meno interessanti. 

E’ lo sguardo rivolto a quell’infinita raccolta di segni impressi sulla superficie, dai minutissimi disegni ai solchi estesi, dalle geometrie dei cristalli alle forme più singolari plasmate dalla gravità, dal vento e dalla pioggia.

Ecco, per un attimo, se di tanto in tanto dessimo ascolto ed evidenza a queste piccole, grandi “tracce”, sostituendole alla girandola di selfie e di “conquiste”, forse potremmo riacquisire un po’ più di rispetto verso queste vecchie montagne, magari neanche tanto selvagge e già trasformate, comunque luoghi viventi, meritevoli di attenzione e riguardo, almeno pari all’entusiasmo con cui “instagrammiamo” le nostre discese.

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