Stanno provando a riportare in vita mammut. Primi risultati

Il ritorno del mammut inizia con un topo: il controverso esperimento di Colossal Biosciences La Colossal Biosciences, azienda di biotecnologie con l’ambizioso obiettivo di riportare in vita il mammut lanoso, ha annunciato un passo intermedio sorprendente: la nascita del “topo lanoso”, un roditore geneticamente modificato con tratti simili a quelli del colossale animale estinto.   […] Stanno provando a riportare in vita mammut. Primi risultati

Mar 14, 2025 - 15:46
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Stanno provando a riportare in vita mammut. Primi risultati

Il ritorno del mammut inizia con un topo: il controverso esperimento di Colossal Biosciences

La Colossal Biosciences, azienda di biotecnologie con l’ambizioso obiettivo di riportare in vita il mammut lanoso, ha annunciato un passo intermedio sorprendente: la nascita del “topo lanoso”, un roditore geneticamente modificato con tratti simili a quelli del colossale animale estinto.

 

Un topo con il DNA del mammut

Martedì, Colossal Biosciences ha presentato questa nuova creatura, caratterizzata da una pelliccia folta e adattamenti fisiologici al freddo. Per ottenere questi tratti, gli scienziati hanno analizzato DNA di mammut estratto da resti fossili e identificato i geni responsabili della resistenza alle basse temperature e del colore del manto. Successivamente, hanno alterato il genoma di alcuni topi di laboratorio, introducendo varianti genetiche dell’antico pachiderma.

Secondo l’azienda, questa ricerca rappresenta un’importante tappa verso il ritorno di specie estinte. Il progetto della “de-estinzione”, sostiene Ben Lamm, cofondatore e CEO di Colossal, potrebbe contribuire alla lotta contro il cambiamento climatico: i mammut, spostandosi nella tundra, potrebbero ridurre lo scioglimento del permafrost e limitare il rilascio di metano, un potente gas serra.

 

Mammut e biodiversità: progresso o esperimento pericoloso?

Nonostante il fascino della de-estinzione, molti esperti mettono in discussione la fattibilità e l’etica di questi esperimenti. Elsa Panciroli, paleontologa presso i National Museums Scotland, critica l’idea di riportare in vita specie che non hanno più un habitat adatto: “Viviamo in un mondo che si riscalda, e loro vogliono riportare creature adattate al freddo?”.

Gli scienziati avvertono anche dei rischi del “rewilding”, la reintroduzione di specie in natura. Elefanti e lupi, ad esempio, hanno spesso generato conflitti con gli esseri umani o sono diventati bersaglio di bracconieri. Nessuno sa con certezza come si comporterebbe un mammut moderno, né se potrebbe sopravvivere o riprodursi.

 

Dalla biotecnologia ai dilemmi etici

Colossal, fondata nel 2021 da Ben Lamm e dal biologo di Harvard George Church, ha già fatto parlare di sé per le sue scoperte nel campo della genetica degli elefanti. Nel 2024 ha annunciato di aver creato cellule staminali di elefante, fondamentali per la produzione di ovociti artificiali, che potrebbero essere usati per clonare futuri ibridi elefante-mammut.

Il topo lanoso rappresenta un’importante verifica della tecnologia utilizzata. Secondo Beth Shapiro, responsabile scientifico di Colossal, l’obiettivo era testare l’efficacia dell’editing genetico per ricreare caratteristiche perdute nell’evoluzione. I ricercatori hanno modificato i geni della cheratina, alterando la struttura del pelo per renderlo più ondulato e spesso, e hanno agito sul metabolismo dei lipidi, per migliorare la capacità del corpo di accumulare e bruciare grassi, un tratto tipico degli animali adattati al freddo.

Tuttavia, non tutti sono convinti della reale utilità di questo esperimento. Robert Klitzman, bioeticista della Columbia University, si chiede quale sia lo scopo finale, oltre all’effetto spettacolare. Inoltre, l’editing genetico ha un alto tasso di fallimento, con possibili rischi per gli animali coinvolti.

 

Pericoli e implicazioni future

Oltre ai dubbi etici, vi sono preoccupazioni biologiche: cosa accadrebbe se uno di questi topi sfuggisse dal laboratorio e si accoppiasse con topi selvatici? Secondo Panciroli, gli animali modificati potrebbero introdurre varianti genetiche sconosciute nella popolazione naturale, con conseguenze imprevedibili.

Anche il genetista Jiangbing Zhou, della Yale University, mette in guardia sulle possibili incognite dell’uso di DNA antico in organismi viventi: “Non possiamo prevedere con certezza gli effetti di questi geni su un organismo moderno”.

Colossal afferma che i suoi esperimenti sono rigorosamente controllati e che tutti i topi nati finora sono maschi, quindi incapaci di riprodursi. Tuttavia, molti studiosi temono che questi esperimenti possano spingersi troppo oltre, senza una chiara giustificazione scientifica o ambientale.

 

Un’idea affascinante, ma necessaria?

L’idea di riportare in vita il mammut lanoso divide la comunità scientifica. Craig Callender, esperto di etica della University of California, San Diego, sostiene che, sebbene la tecnologia possa rivelarsi utile per l’ingegneria genetica, l’obiettivo finale rimane discutibile: “Se il mammut è il fine ultimo, allora è solo una trovata pubblicitaria”.

Dal canto suo, Beth Shapiro difende la ricerca, sottolineando come possa ispirare nuove generazioni di scienziati e aprire nuove possibilità per la conservazione della biodiversità. Tuttavia, Sue Lieberman, della Wildlife Conservation Society, non è convinta: “Questo non è progresso, è arroganza. Con tutti i problemi di conservazione attuali, investire milioni in un esperimento del genere è semplicemente uno spreco”.

Il dibattito resta aperto: la scienza deve davvero resuscitare il passato o concentrarsi sulla protezione del presente?

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