Sci, il futuro è qui. Nel primo comprensorio d’Europa senza impianti di risalita: “È la risposta alla crisi climatica, così rispettiamo la montagna”

Homeland, a Montespluga, è il primo hub per lo scialpinismo e le attività outdoor a zero impatto ambientale: noleggio, guide, corsi, spedizioni. Ecco di cosa si tratta L'articolo Sci, il futuro è qui. Nel primo comprensorio d’Europa senza impianti di risalita: “È la risposta alla crisi climatica, così rispettiamo la montagna” proviene da Il Fatto Quotidiano.

Mar 4, 2025 - 08:49
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Sci, il futuro è qui. Nel primo comprensorio d’Europa senza impianti di risalita: “È la risposta alla crisi climatica, così rispettiamo la montagna”

La strada che porta al passo dello Spluga è chiusa, nell’ultimo tratto, per via della neve. Ce la lasciamo alle spalle, sci ai piedi, e saliamo un’erta, seguendo le tracce a zig-zag di chi ci ha preceduti. Il sole splende e il silenzio è assoluto. In cima il confine svizzero è a un passo. Si sale ancora. Due giovani ci sfrecciano a pochi metri, nella direzione opposta, ridendo. Il Pizzo Tambò è lassù, di fronte si staglia col suo profilo triangolare il Monte Suretta. A nord le alpi elvetiche riempiono i confini dello sguardo. Il nostro traguardo è a 2.800 metri, appena sotto il pizzo Tamborello. Da lì dominiamo la Val Loga, il lago artificiale, con l’imponente diga, e la manciata di casette da cui siamo partiti. A 1.900 metri, nel borgo alpino di Montespluga, c’è la base di Homeland, il primo comprensorio d’Europa senza impianti di risalita. Vale a dire: il progetto di un gruppo di giovani che ha immaginato il futuro dello sci. E lo ha calato nel presente.

La fine della Valle Spluga coincide con un vasto altopiano, coronato, a mo’ di anfiteatro, da creste innevate. Le crode, i canaloni, e le valli laterali si aprono a ventaglio intorno alla frazione di Madesimo, Montespluga, che fino agli anni Ottanta ha ospitato impianti tradizionali – poi dismessi – per lo sci alpino. È qui che da tre anni ha preso piede Homeland, un centro che promuove le attività outdoor a impatto ambientale zero. Dal punto di vista materiale, si compone di un’elegante struttura di vetro e legno con, all’interno un noleggio e una sala destinata a lezioni e momenti di aggregazione. Dal punto di vista “immateriale”, invece, Homeland propone esplorazioni, in sicurezza, di quella parte di Alpi Retiche che, per l’outdoor, è una sorta di “parco giochi”. Ecco dunque le guide alpine, a disposizione per principianti e non; ma anche i corsi di neve e valanghe, quelli di primo soccorso, con l’uso di Artva, pala e sonda, le lezioni rivolte alle scuole, le ciaspolate e il night camp. Il comprensorio si compone di 11 percorsi e 36 chilometri di tracciati. L’obiettivo è quello di avvicinare allo scialpinismo (e allo splitboard) il numero maggiore di persone. Con alcuni capisaldi: il rispetto della montagna, l’attenzione alle regole di sicurezza.

Il direttore è Walter Bossi, ha 27 anni e mentre regola puntali e ordina sugli scaffali scarponi e pelli di foca ci racconta che “durante la pandemia da Covid-19 lo scialpinismo è esploso. Molti sciatori tradizionali si sono avvicinati allo skialp, così il nostro centro si rivolge sia a chi vuole cominciare da zero sia a chi è già esperto. È un format che ha successo, i numeri sono in crescita, specialmente a livello europeo. Ci sono persone che vengono dalla Francia, dalla Polonia, dal Regno Unito. Soggiornano a Madesimo, a volte vengono direttamente da noi, altre volte fanno un giorno in pista e poi vengono qui”. Più a valle, infatti, si vedono le seggiovie del comprensorio di Madesimo. “Noi creiamo l’alternativa in un momento in cui è necessario diversificare. I cambiamenti climatici ci stanno mostrando che non è sempre tutto possibile. E che la soluzione, oltre alla mitigazione, è il sapersi adattare. Il futuro delle nostre montagne è questo: l’adattamento”. E, va da sé, lo scialpinismo.

Dietro a Homeland c’è un’agenzia di Bergamo, Spiagames, che si occupa proprio di outdoor, e il progetto è in mano all’associazione sportiva AssoOrobica. “Un giorno eravamo in call, durante il lockdown, e abbiamo scoperto che esisteva qualcosa di simile in Colorado. Abbiamo preso ispirazione e ci siamo detti: ‘Perché non proporre un servizio di rottura che punti sullo scialpinismo in un’area dal grande potenziale?’. Eccoci qui”. Montespluga, al di là del contesto alpino favorevole – dove fatto salvo il rispetto della sicurezza, tutto si trasforma in una pista da scalare e da percorrere in discesa – è a poco più di due ore da Milano, e vicina a Como e Lecco. “Siamo diventati un punto di riferimento, e vogliamo che il nostro progetto sia replicabile, perché è la risposta alla siccità, alla carenza di neve, agli elevati costi necessari per mantenere un comprensorio di sci tradizionale, specialmente a bassa quota”.

A dispetto di ciò che – al di là del buonsenso – dice la Banca d’Italia, ovvero che non conviene più fare investimenti nello sci alpino sotto i 2mila metri di quota, la politica italiana va esattamente nella direzione opposta. Anziché destinare soldi per diversificare le attività, e aumentare la capacità delle terre alte di adattarsi alle mutate condizioni climatiche, ingrassare la monocultura dello sci resta l’unica, miope risposta. Solo alla fine del 2023, il governo ha stanziato 200 milioni di euro per stazioni a bassa quota. E tanto per restare in Lombardia, si assiste al tentativo di realizzare progetti che definire anacronistici è poco. È il caso, emblematico, dell’unione dei comprensori di Lizzola e Colere; oppure quello del costoso e inutile impianto di arroccamento di Piazzatorre, sempre nella Bergamasca.

Replicabile, si diceva. Il punto di svolta – ammesso che di svolta si tratti – passa proprio da qui. Da chi vorrebbe lo scialpinismo (e la fruizione della montagna, in senso lato) per tutti; e chi, più realisticamente, lo confina entro i limiti del privilegio (in questo senso, la lettura di Sugli sci di Cédric Sapin-Defour è illuminante). Homeland nel frattempo cresce. Lo scorso anno ha vinto un bando regionale da un milione e mezzo di euro per rendere la Via Spluga – un cammino da 70 chilometri che unisce Italia e Svizzera – praticabile anche in inverno. Con tappe intermedie, percorsi segnalati e tiny house – che non impattano sull’ambiente – per il pernottamento. In pratica: turismo transfrontaliero sostenibile. Ma non solo. Tra le varie idee c’è anche quella di avviare attività nel periodo estivo, con trekking, esperti di flora e fauna, guide, mini-spedizioni con camping di notte. Intanto, dal 7 al 9 marzo, Homeland ospiterà lo Skialp Fest 2025, il festival dedicato allo scialpinismo e agli amanti della montagna. Il borgo alpino farà incontrare professionisti del settore e appassionati, ci saranno esposizioni, test dei prodotti, talk e numerosi marchi dell’outdoor. Naturalmente ci saranno le escursioni organizzate con le guide alpine, il safety camp e lo snowkite.

Foto di copertina S. Confortola/Spiagames

Mail: a.marzocchi@ilfattoquotidiano.it

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