Sanzionato e sospeso un allevamento di tacchini a Rieti indagato in “Food For Profit”: animali sfruttati e maltrattati
Uno degli allevamenti di tacchini indagati nel documentario Food for Profit, diretto da Giulia Innocenzi, è stato recentemente sanzionato con una multa di oltre 12.000 euro e ha subìto la sospensione dell’attività. L’inchiesta, condotta con il supporto della LAV, ha portato alla luce gravi violazioni e confermato ciò che gli attivisti denunciano da tempo: il...

Uno degli allevamenti di tacchini indagati nel documentario Food for Profit, diretto da Giulia Innocenzi, è stato recentemente sanzionato con una multa di oltre 12.000 euro e ha subìto la sospensione dell’attività. L’inchiesta, condotta con il supporto della LAV, ha portato alla luce gravi violazioni e confermato ciò che gli attivisti denunciano da tempo: il settore zootecnico si regge su un modello di sfruttamento sistematico.
L’allevamento in questione, situato nei pressi di Rieti, ospitava fino a 43.000 tacchini distribuiti in sei capannoni, operando per conto di un importante marchio del settore avicolo italiano. Le immagini e le testimonianze raccolte hanno documentato condizioni di estremo maltrattamento degli animali e irregolarità nel trattamento dei lavoratori.
Gli operatori erano spesso impiegati senza regolare contratto e pagati in base al numero di camion caricati, una prassi che li spingeva a maneggiare gli animali con brutalità per accelerare i tempi. I tacchini venivano lanciati nelle gabbie senza alcuna attenzione, rimanendo feriti o addirittura incastrati nelle strutture di trasporto. Molti di loro giungevano al macello in condizioni critiche o già privi di vita.
Tante le infrazioni riscontrate
Secondo quanto riportato dalle autorità, i controlli condotti dai NAS hanno rivelato diverse infrazioni, tra cui la mancata attuazione delle misure di biosicurezza, il ritardo nella registrazione dei trattamenti farmacologici, la mancata registrazione degli animali e gravi carenze in materia di sicurezza sul lavoro. Inoltre sono stati documentati episodi di maltrattamento che confermano quanto emerso nel documentario.
L’intervento delle forze dell’ordine rappresenta un passo avanti nel contrasto agli abusi nel settore, ma non cambia la realtà di fondo: l’intero modello zootecnico è basato sullo sfruttamento animale. In troppi allevamenti gli animali trascorrono la loro vita in spazi sovraffollati, privati della possibilità di muoversi liberamente o vedere la luce del sole. Selezionati geneticamente per ottenere la massima resa produttiva, sviluppano condizioni fisiche innaturali che compromettono la loro salute.
Oltre alla questione etica, il sistema zootecnico rappresenta anche un problema sanitario e ambientale. Le malattie che si diffondono negli allevamenti, come l’influenza aviaria, sono una minaccia costante, mentre l’impatto ambientale della produzione di carne continua a essere devastante. Nonostante ciò miliardi di fondi pubblici, sia a livello europeo che nazionale, continuano a sostenere questo sistema.
Una soluzione potrebbe essere l’avvio di un processo di riconversione del settore verso modelli produttivi basati sulle alternative vegetali. Questa transizione, se adeguatamente supportata, non solo potrebbe ridurre la sofferenza animale, ma rappresenterebbe un’opportunità per tutto il sistema economico del Paese.
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Fonte: LAV
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