Roberto Reverberi: “L’UCI ha rovinato gli Under23 in Italia. Il nostro modello funziona ancora dopo 43 anni”
Nuova puntata di BikeToday sul canale YouTube di OA Sport. Al microfono di Gian Luca Giardini, in questa occasione, c’è Roberto Reverberi, direttore sportivo della VF Group-Bardiani CSF-Faizanè, che traccia diversi bilanci molto precisi in relazione al lungo percorso di una squadra che dal 1982, sotto varie denominazioni, è presente nel mondo del professionismo. Prime […]

Nuova puntata di BikeToday sul canale YouTube di OA Sport. Al microfono di Gian Luca Giardini, in questa occasione, c’è Roberto Reverberi, direttore sportivo della VF Group-Bardiani CSF-Faizanè, che traccia diversi bilanci molto precisi in relazione al lungo percorso di una squadra che dal 1982, sotto varie denominazioni, è presente nel mondo del professionismo.
Prime parole sullo sponsor Bardiani: “Abbiamo diversi appassionati che ci seguono, gli sponsor sono da tanti anni con noi e grazie a questo riusciamo ad andare avanti. Siamo la squadra più vecchia al mondo, con 43 anni, e questo ci dà grande fiducia per continuare: avere al fianco le stesse persone che ti supportano ti dà la forza per proseguire quest’avventura“.
Il tema è naturalmente quello del tipo di attività della Bardiani: “Siamo al cospetto di grandi multinazionali con budget 10 volte superiore, dobbiamo combattere con i mulini a vento. Lavorando bene, possiamo prendere ragazzi giovani: ogni tanto qualcuno viene fuori dopo 3-4 anni, com’è stato per Pellizzari l’anno scorso, che si è messo alla ribalta in un grande Giro d’Italia. Questo ci ha dato modo di avere grande visibilità, nonostante gli investimenti irrisori in confronto a squadre come la Visma. Tutti i giorni cerchiamo di andare in fuga, lottare per la maglia verde (tra l’altro ora abbiamo Tarozzi alla Tirreno-Adriatico), ma con questa politica qua riusciamo ad andare avanti sempre. Quando hai uno sponsor unico una volta che lo devi sostituire diventa impegnativa. Noi bene o male se ne va via uno ne entra un altro maggiore o minore dato che ne abbiamo quattro sulla maglia. Però non è semplice neppure per le squadre World Tour di secondo livello, perché ci sono le 4-5 squadre che hanno tutta la torta e se la portano via loro“.
Ancora più nel dettaglio, e contro un certo tipo di regole: “Il nostro ruolo è sempre stato di prendere Under 23 anche abbastanza maturi, non tanto juniores. Siamo stati costretti, l’UCI ha imposto alle squadre World Tour delle regole. Vanno a pescare ovunque, hanno in giro talent per le gare e si vedono, anche nelle juniores, addirittura allievi, vedono che hanno un motore buono, li portano via tutti. Siamo dovuti correre ai ripari e prendere juniores anche noi, anche se facciamo fare loro attività Under 23 e sempre internazionale. Nessuno è pronto per lottare, ma cerchi di dosare bene le cose, non far fare loro tantissime corse, allenamenti mirati ma non esagerati. Questa scelta dell’UCI ha rovinato l’Under 23 in Italia. Non si da il tempo ai ragazzi di maturare. Abbiamo fatto firmare 6 juniores per 4 anni per farli arrivare gradatamente, ma è un errore. Quasi nessuno è pronto a 18 anni. Il problema è che con gli ultimi fenomeni usciti c’è stato un esempio negativo. I ragazzi hanno bisogno di 4-5 anni. In passato abbiamo preso corridori a 23-24 anni, Biagio Conte è passato a 25 e ha vinto fior di corse“.
Poi si passa anche all’aspetto economico delle Professional: “Abbiamo bisogno non dell’aspetto economico in sé, ma di avere la sicurezza di partecipare alle corse. Se un organizzatore non ti vuole, non ti prende. Anche le corse di secondo piano sono tutte a invito. La classifica non è veritiera perché è come se in un campionato di calcio una squadra fa 20 partite e altre ne fanno 30. Oggi tutte le Professional e le World Tour che cercano di mantenere lo status vanno a caccia di tutte le gare di un giorno perché portano tanti punti. Nelle gare a tappe non prendi punti e fai gli stessi punti con una gara di un giorno e una classifica generale“.
E per le squadre Professional il discorso è: “L’organizzatore è proprietario dei diritti tv, le squadre mettono gli attori. Non ci si è mai messi d’accordo neanche per farlo: le grandi hanno interessi diversi. Sentivo le cifre dei diritti tv, anche se una parte fosse divisa tra le squadre, sarebbe minima. Il budget totale delle squadre Professional e World Tour è di quasi 300 milioni di euro. Il fatto è che devi vivere con gli introiti degli sponsor, non hai niente perché è uno sport totalmente gratuito. Non è semplice“.
Sulle bici: “Cristiano De Rosa ci ha dato fiducia due anni fa. Non lo conoscevo personalmente, ma ho visto che è di una professionalità incredibile, ci tratta come una squadra World Tour delle migliori. Chiaro che non è un investimento grande come una squadra grandissima, ma il nostro contributo alla visibilità delle sue bici l’abbiamo. I ragazzi sono contenti, il mezzo è eccezionale, è molto performante“.
Avvicinamento ideale alla Milano-Sanremo: “La Tirreno-Adriatico. Pogacar può permettersi di allenarsi, ma è uno dei pochi o forse l’unico. Ora una volta la Tirreno finiva il mercoledì, ora di domenica, c’è la Milano-Torino in mezzo, ma la Milano-Torino non la fa nessuno di quelli che fa la Sanremo. Abbiamo l’obiettivo di mettere corridori in fuga, abbiamo Fiorelli che sta andando bene. Anche Tarozzi in fuga lo vedo bene. L’anno scorso ha battuto il record mondiale di chilometri di fuga e sicuramente è in testa anche quest’anno. Se non siamo noi Professional a movimentare la corsa, e vorremmo che altri si muovessero dietro, ma danno per scontato che si arriva sempre in volata… a volte sbagliano i calcoli. Ci sono squadre che non fanno niente, in cui non si muove nessuno, che sanno benissimo che non faranno risultato. Un corridore in fuga può dar modo ai cronisti di parlare di lui, dello sponsor, della bici. Noi continuiamo per la nostra strada, che paga da tanti anni“.
Due favoriti per la Sanremo: “La Sanremo è condizionata tanto dal fattore meteo. Pioggia e soprattutto vento, sia la Cipressa che il Poggio se lì i corridori trovano vento contro se scatti rimbalzi indietro e non sono abbastanza dure per fare selezione. Pogacar non lo vedo benissimo. Ganna sta andando fortissimo, pur non essendo uno scalatore. Se ci arriva bene… Van der Poel non è brillantissimo, ma penso stia lavorando per la Sanremo. Sono corridori che hanno una classe per cui arrivano a puntino nel D-Day, sanno cosa devono fare, arrivano con una gamba ‘della Madonna’ e fanno qualsiasi cosa. Pedersen? Anche lui è uno dei nomi. Dicono tutti che la Sanremo è un terno al lotto, ma alla fine vincono sempre gli stessi. Difficilissimo che arrivi una fuga da lontano. Adesso si fa una tale velocità che è difficile andar via da soli e arrivare in via Roma. Mohoric ci è riuscito perché ha fatto la differenza in discesa“.
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