Riequilibrio di genere nella PA: una legge è indispensabile
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Una legge che vincoli al riequilibrio di genere nelle designazioni e nelle nomine pubbliche è oggi indispensabile, stante la situazione di fatto e l’accentuazione del gap rispetto alla parità di genere in relazione ad altri paesi occidentali.
Lo abbiamo visto di recente a proposito delle nomine per l’authority per le persone disabili (non è stata indicata neppure una donna) e delle nomine per la Corte Costituzionale (solo una donna su quattro designazioni parlamentari ).
Parliamone, discutiamone, adottiamo le strategie adeguate sapendo che una legge del genere non può adottarla un solo partito, che occorrono ampie convergenze. Nella passata legislatura, sulla base di una proposta di Noi Rete Donne, era stato redatto un buon testo e conseguito un accordo politico tra tutti i partiti. Ovviamente, il testo è modificabile sulla base delle posizioni e dell’evoluzione della discussione. È però importante che ritrovi posto nell’agenda e che si faccia presto, non solo nell’interesse delle donne ma a vantaggio del sistema paese.
Riequilibrio di genere nella PA: una legge è indispensabile
La recente iniziativa dello scorso 12 febbraio, su proposta della senatrice Valente e in collaborazione con Noi Rete Donne, ha proprio questo obiettivo. La risposta positiva di parlamentari di tutti i partiti politici costituisce un punto di ripartenza significativo, anche per la competenza e l’impegno delle deputate e delle senatrici che hanno partecipato all’incontro tenutosi presso il Senato: grazie dunque a Valeria Valente, Paola Binetti, Elena Bonetti, Maria Elena Boschi, Susanna Donatella campione, Maria Stella Gelmini, Alessandra Maiorino, Laura Ravetto, Cristina Rossello.
Le istituzioni, come le persone, a volte faticano a effettuare le scelte più coerenti, utili, che alimenterebbero il benessere. Insomma, le vicende umane -individuali e collettive- sono spesso complesse se non tortuose. Se così non fosse, una legge semplice, chiara, di ostacolo alle diseconomie di sistema che si auto riproducono, volta a introdurre in modo inequivocabile principi e meccanismi per il riequilibrio di genere nelle designazioni e nelle nomine pubbliche, l’avremmo già adottata. Per Noi rete donne rappresenta un obiettivo irrinunciabile ma, soprattutto per il paese, costituisce urgenza non rinviabile.
Tale legge non innoverebbe il sistema giuridico ma costituirebbe semplicemente le condizioni per la piena attuazione dell’articolo 51 della Costituzione : “Tutti i cittadini dell’uno o dell’altro sesso possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza, secondo i requisiti stabiliti dalla legge. A tal fine, la Repubblica promuove con appositi provvedimenti le pari opportunità tra donne e uomini”. Si tratterebbe di una norma di principio, accompagnata da un’azione positiva vincolante per i decisori per un lasso di tempo predefinito.
In assenza, tutti i partiti si orientano prevalentemente per nomine maschili, come abbiamo visto anche di recente. I fatti purtroppo confermano che pensando male (ritenendo cioè che il maschilismo sia ancora imperante) si commette forse “ peccato” ma purtroppo non ci si sbaglia. Ovviamente, il vincolo legislativo dovrebbe riguardare non solo il Parlamento ma anche il Governo e coinvolgere le decisioni di ciascun ministero, anche nel caso di nomine monocratiche. Avremmo una ventata di ossigeno che alimenterebbe la credibilità delle nostre istituzioni e veicolerebbe la cultura della cura nella gestione del bene pubblico. Sarebbe anche un atto di coerenza, perché lo stesso Parlamento ha preteso – e rinnovato l’impegno di recente – il riequilibrio per i Cda dell’aziende quotate private e a controllo pubblico.
Il convegno che ha avuto luogo al Senato
Di questo si è parlato lo scorso 12 febbraio in Senato al convegno “Riequilibrio di genere nelle designazioni e nelle nomine pubbliche: a che punto siamo”.
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