Quando tuo figlio ha una vita segreta: «Cinque telefoni, 60 sim e due carte di credito. Si è ucciso con i barbiturici? Io non ci credo»
Il 19enne è stato ritrovato in un bed and breakfast a Perugia. «Spero che l'autopsia faccia venire alla luce la verità», dice il padre L'articolo Quando tuo figlio ha una vita segreta: «Cinque telefoni, 60 sim e due carte di credito. Si è ucciso con i barbiturici? Io non ci credo» proviene da Open.

«Vi prego, ditemi chi era mio figlio. Perché quel ragazzo con cinque telefoni, sessanta sim, due carte di credito non sue, che dicono si sia ucciso ingerendo barbiturici, non è il figlio che ho conosciuto per 19 anni. E dunque o avevo due figli o le cose qui non tornano». Michele Prospero è il padre di Andrea, 19enne di Lanciano che è morto il 29 gennaio a Perugia in un bed and breakfast. Gli inquirenti ipotizzano che fosse coinvolto in un giro di criminalità cibernetica: «Intanto io non credo affatto che mio figlio si sia tolto la vita. O lo hanno ucciso o, al massimo, lo hanno indotto a farlo. Spero che l’autopsia faccia venire alla luce la verità. È chiaro che Andrea deve essere finito in qualche brutto giro di cui davvero nessuno di noi ha mai avuto nessun sentore. Quale che sia la verità, anche la peggiore, io ho bisogno di saperla per andare avanti».
Generazione Z
Secondo i racconti Andrea era un genio dell’informatica che forse si è perso nel Dark Web e nelle criptovalute. Ma secondo il padre sono «Tutte fantasie, non mio figlio, non l’Andrea che era appena andato via da casa con Anna, la sua gemella. Sì, si era iscritto in Informatica a Perugia ma non era affatto un esperto, né tanto meno un genio. I compagni dell’istituto Industriale mi hanno confermato che in Informatica Andrea aveva la sufficienza o poco più. E a Perugia non aveva neanche dato il primo esame. E ora me lo ritrovo morto con cinque telefoni, sessanta Sim, misteriose carte di credito, gruppi Telegram che invitano a cancellare il suo contatto, e un bb che non si capisce con quali soldi abbia affittato, per farci cosa e quando ci andasse visto che anche a Perugia la sua vita era regolarissima».
Timido e riservato
Secondo il padre il 19enne era «un ragazzo timido, riservato, con pochi amici selezionati, gentile, quanto di più lontano può esistere da qualsiasi attività illecita, da compagnie cattive. A Lanciano la sua stanza è al piano di sopra. Pensi che quando scendeva in cucina a prendere qualcosa da mangiare mi chiedeva il permesso. È stato sempre così, sin da piccolo. Un carattere chiuso, un’anima bella». A Perugia Andrea «si trovava benissimo: le indagini lo hanno confermato, la mattina frequentava regolarmente le lezioni, a pranzo e cena si ritrovava con la sorella, il pomeriggio andava a studiare con Anna e la notte tornava a dormire in stanza che divideva con un compagno. Le telecamere lo hanno confermato. E ogni sera chiamava a casa e parlava con sua madre e con me. Sereno. Nessun segnale, mai».
Il mistero
Le indagini però segnano il passo. Anche perché, dice Michele, «nessuno ha visto, sentito, nessuno sa nulla. Ma è possibile? Mi appello a chiunque: aiutateci a fare luce su questo mistero di cui non riusciamo a farci una ragione. Non riesco a pensare altro che mio figlio sia stato adescato, manipolato, risucchiato in qualcosa di più grande di lui. Magari ha cominciato a collaborare e poi ha visto qualcosa che non doveva vedere e lo hanno fatto fuori o lo hanno ricattato. Da genitore sopravvivere alla morte di un figlio è il dolore più grande ma scoprire di non avere intercettato un’altra vita di tuo figlio è insopportabile. Per questo chiedo agli inquirenti di trovare la verità, quale che sia. Non toglierà il dolore ma ci permetterà di elaborarlo e andare avanti».
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