Opzione Donna? Ora è un’illusione per molte. Così il governo Meloni ha ridotto l’accesso al pensionamento anticipato
Nel 2022, circa 24.600 donne sono andate in pensione con l'Opzione donna, ma nel 2024 il numero è sceso drasticamente a meno di 3.500 L'articolo Opzione Donna? Ora è un’illusione per molte. Così il governo Meloni ha ridotto l’accesso al pensionamento anticipato proviene da Open.

Opzione donna nato con l’obiettivo di garantire una pensione anticipata alle lavoratrici, oggi è diventato un miraggio per molte. Le modifiche introdotte dalle ultime due leggi di Bilancio hanno ridotto la platea delle beneficiarie. Fino a poco tempo fa, bastavano 35 anni di contributi e 59 anni di età per poter accedere a questa opportunità. Ora, invece, sono necessari 61 anni di età e almeno un altro requisito, come essere caregiver, avere un’invalidità o essere licenziate. Come riporta La Stampa in un’inchiesta di Valentina Petrini, nel dicembre del 2022, Rosalba, 59 anni e con 35 anni di contributi, aveva finalmente deciso di andare in pensione anticipata grazie all’Opzione donna. Con un colpo di spugna, però, il governo ha cambiato le regole, cancellando di fatto questa possibilità. «Mi sono svegliata il 30 dicembre e non potevo più fare domanda», racconta.
La storia di Rosalba licenziata da Alitalia
Rosalba è stata licenziata da Alitalia, ma il suo licenziamento non viene considerato valido per l’accesso all’Opzione donna, perché l’azienda è inserita in un elenco speciale di “Tavoli di crisi”, dove valgono solo le richieste delle lavoratrici licenziate da aziende con una crisi attiva certificata dal ministero. Ora è costretta ad aspettare altri otto anni per andare in pensione, senza alcun sostegno. E il suo caso non è isolato. Storie simili riguardano tante altre donne.
«Nessun sostegno dai parlamentari»
La frustrazione di chi si è visto tagliare fuori è palpabile. Orietta Armiliato, fondatrice del Comitato Opzione Donna Social (Cods), raccoglie quotidianamente testimonianze di donne come Rosalba che, come lei, si sono viste negare una pensione che avrebbero potuto ottenere con il sistema precedente. «Abbiamo cercato di smuovere le acque», spiega Armiliato, «ma non abbiamo avuto nessun sostegno dalle parlamentari della maggioranza. Alla faccia delle politiche di genere e della parità…».
Le escluse
Le lavoratrici licenziate o impiegate in aziende con difficoltà economiche avrebbero dovuto essere tutelate, ma il sistema delle “piccole imprese” non rientra nelle nuove norme. Una scelta che ha escluso migliaia di donne, come nel caso di Fabiana Falconi, che ha lavorato per 37 anni in una piccola azienda, licenziata alla fine del 2021. Nonostante i 37 anni di contributi e la sua richiesta di pensione anticipata, il suo caso non è stato considerato, perché l’azienda non aveva attivato un tavolo di crisi presso il ministero.
«Faremo causa»
L’Opzione donna è diventata così un miraggio per molte, e le pochi che ancora sperano in una via d’uscita si vedono respingere le loro richieste da un sistema burocratico sempre più complesso. Falconi, si dice pronta a passare per vie legali. Nel frattempo, le statistiche parlano chiaro: nel 2022, circa 24.600 donne sono andate in pensione con l’Opzione donna, ma nel 2024 il numero è sceso drasticamente a meno di 3.500. «Le donne restano ancora un anello debole nel mondo del lavoro», commenta l’economista Francesco Seghezzi e presidente di Adapt, a La Stampa. «C’è una scarsa cultura del monitoraggio delle politiche sociali in Italia. Bisognerebbe fare un’analisi e avvisare le persone che restano coinvolte dal cambiamento e cercare delle soluzioni. Come, ad esempio, pensare a un ponte per le donne che si sono già dimesse a cui spettava Opzione donna l’anno successivo. Cercare insomma di costruire un paracadute», chiosa.
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