Michelangelo e il sedere di Dio: il dettaglio della Cappella Sistina, unico nella storia dell’arte
A 550 anni dalla sua nascita Buonarroti non smette di stupire: ecco la storia della raffigurazione del "di dietro" dell'Onnipotente nel luogo visitato ogni anno da milioni di persone L'articolo Michelangelo e il sedere di Dio: il dettaglio della Cappella Sistina, unico nella storia dell’arte proviene da Il Fatto Quotidiano.

Michelangelo Buonarroti non smette di stupire. A 550 anni dalla sua nascita – a Caprese, oggi provincia di Arezzo – se qualcuno ha la pazienza di studiare a fondo le sue opere più famose, troverà sempre qualcosa di sorprendente. Come ad esempio che l’artista, uno dei più grandi di tutti i tempi, probabilmente è stato il solo in tutta la storia dell’arte ad avere il coraggio di dipingere il “di dietro” di Dio. E per di più in uno dei luoghi più sacri di tutta la Cristianità: la volta della Cappella Sistina di San Pietro, a Roma, inaugurata da Papa Giulio II il 31 ottobre del 1512. Un luogo visitato ogni anno da milioni di persone, ma che per la ristrettezza degli spazi, il poco tempo a disposizione e la forte emozione che provoca trovarsi lì, non permette di cogliere a pieno certi particolari della pittura michelangiolesca, suggestiva e perfino trasgressiva fino ai limiti della furbizia.
A notare il fatto, aggiungendo anche una riflessione culturale di peso, fu Timothy Verdon, statunitense, sacerdote, storico dell’arte e direttore del Museo dell’Opera del Duomo di Firenze, prolifico autore di volumi e saggi proprio sulla storia dell’arte sacra. Durante un’intervista che aveva per tema “la storia delle sculture ‘callipige’” (cioè dalle belle natiche) in 20mila anni di arte – ricerca ideata dall’archeologa Clara Gambaro insieme a chi scrive – oltre a parlare della perfezione di certi “di dietro” di epoca rinascimentale (come quello del Bacco di Michelangelo e del David di Donatello), Verdon si aggiunse una divagazione pittorica che aveva come protagonista proprio Michelangelo: “C’è una cosa che richiama l’attenzione e che nessuno ha mai commentato – disse il prelato americano –, e cioè che Michelangelo, e solo Michelangelo, ci fa vedere il sedere di Dio Padre.
Accade nella Cappella Sistina, nella grande scena di Dio che crea il Sole e la Luna. Lui dipinge la profondità di questo grande rettangolo della volta per creare il Sole e poi, come se lo sguardo fosse da un altro punto di vista, vi è una seconda visione di Dio Padre, ma stavolta da tergo, si vedono perfettamente le natiche del Divino. Questo è molto ardito ed è veramente un unicum nella storia dell’arte, come la Madonna con le braccia muscolose del Tondo Doni. Michelangelo si permetteva queste cose. È un caso da Michelangelo teologo perché nell’Antico Testamento, nel Libro dell’Esodo, è scritto che l’uomo non può vedere e quindi descrivere il volto di Dio, quindi è come quando Mosè, in rapporto di intimità con Dio, gli chiese di vedere il suo volto; gli rispose che non era possibile, ma che poteva fargli vedere le sue spalle. È vero, Michelangelo ha fatto vedere le spalle, ma è anche sceso nell’interpretazione e lo fa vedere molto bene. Anzi, possiamo aggiungere che non si è accontentato del sedere dell’Onnipotente, ma ci ha mostrato anche le piante dei piedi“.
Insomma, in due immagini vicine Michelangelo dipinse l’Onnipotente due volte, cioè visto sia di fronte, sia da dietro, con le vesti gonfiate da venti impetuosi, per dare l’idea della potenza divina. Le due immagini sono strettamente complementari, ma se nella frontale l’invenzione riguarda il volto di Dio, nella tergale la fantasia di Michelangelo si scatena, fino al punto di dipingerlo con le vesti che, inaspettatamente, lasciano scoperte le natiche. Il particolare non è di poco conto perché – secondo Verdon – Michelangelo era un profondo conoscitore delle Sacre Scritture, a tal punto da permettersi il lusso di trarre da esse spunto per i propri capolavori, nonostante ciò sottintendesse un’evidente provocazione. Ma proprio la conoscenza dell’Antico Testamento l’avrebbe messo al riparo da qualsiasi accusa di blasfemia.
In passato alcune parti anatomiche di opere di Michelangelo sono state più volte al centro di dispute innescate da conati di puritanesimo e insensate argomentazioni politically correct, ma stavolta è davvero diverso, perché mentre un “di dietro” scolpito e posto davanti agli occhi di tutti può indurre in azioni smodate, certi particolari dipinti nella volta della Cappella Sistina rimangono pressoché invisibili, perché non si notano e per trovarli bisogna faticare. Però ci sono. E meno male. Qualcuno che adesso è a conoscenza di questo piccolo, importante particolare, durante la prossima visita alla Cappella Sistina potrà verificare di persona.
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