“Michael Jackson abusò di me, mi disse: ‘La tua vita finirebbe se la gente sapesse'”: le nuove rivelazioni di Robson e Safechuck

“È stato davvero spaventoso. La reazione del mondo intero, i fan arrabbiati di Michael, i media… alcuni possono essere estremamente aggressivi”. Wade Robson e James Safechuck tornano a parlare, a dieci anni dal discusso documentario “Leaving Neverland”, che ha riacceso i riflettori sulle accuse di abusi sessuali a carico di Michael Jackson. E lo fanno […] L'articolo “Michael Jackson abusò di me, mi disse: ‘La tua vita finirebbe se la gente sapesse'”: le nuove rivelazioni di Robson e Safechuck proviene da Il Fatto Quotidiano.

Mar 20, 2025 - 14:11
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“Michael Jackson abusò di me, mi disse: ‘La tua vita finirebbe se la gente sapesse'”: le nuove rivelazioni di Robson e Safechuck

“È stato davvero spaventoso. La reazione del mondo intero, i fan arrabbiati di Michael, i media… alcuni possono essere estremamente aggressivi”. Wade Robson e James Safechuck tornano a parlare, a dieci anni dal discusso documentario “Leaving Neverland”, che ha riacceso i riflettori sulle accuse di abusi sessuali a carico di Michael Jackson. E lo fanno in un nuovo film, “Leaving Neverland 2: Surviving Michael Jackson“, diretto da Dan Reed, che racconta le conseguenze, personali e legali, delle loro denunce.

Un documentario che non si concentra solo sulla battaglia legale contro l’eredità del re del pop, ma che scava nell’impatto devastante che le accuse hanno avuto sulle loro vite: minacce, odio da parte dei fan, pressioni mediatiche. “L’enormità di tutto ciò che stava per succedere… era proprio quello che mi spaventava di più”, ricorda Safechuck, parlando del periodo precedente alla messa in onda del primo documentario. Ma “Leaving Neverland 2” entra anche nei dettagli più crudi delle esperienze vissute dai due quando erano bambini. Safechuck racconta che Jackson gli diceva: “‘La tua vita finirebbe, se la gente sapesse’. Voleva che succhiassi i suoi capezzoli e poi si masturbava. Una volta mi sono svegliato e lui mi ha detto che mi aveva fatto del se** orale mentre dormivo. E io ho pensato: ‘Ah, ok'”.

Dichiarazioni che si scontrano con la ferma opposizione degli eredi di Michael Jackson, che continuano a respingere ogni accusa: “Siamo assolutamente convinti che Michael sia innocente“, ha dichiarato nel 2023 Jonathan Steinsapir, avvocato degli eredi. “Queste accuse sono contrarie a tutte le prove credibili e ai riscontri indipendenti. Sono emerse solo anni dopo la sua morte. Crediamo che la verità alla fine prevarrà, ancora una volta. Michael diceva: ‘Le bugie corrono i cento metri, ma la verità corre la maratona’”. Nel documentario, Robson rivede e commenta l’intervista che lui e Safechuck rilasciarono a Oprah Winfrey nel 2019: “Lei aveva davvero capito cosa avevamo vissuto io e James. Arrivare a un punto in cui non potevamo più tenere tutto segreto“. E ricorda le parole della Winfrey: “Ci attaccheranno tutti”. “Ho apprezzato il fatto che sapesse bene a cosa stava andando incontro”, aggiunge.

Per anni, Robson era stato uno dei difensori più accesi di Jackson: testimoniò in suo favore nel processo del 2005, negando qualsiasi abuso. Anche Safechuck, nel 1993, disse di non essere stato molestato, anche se poi rifiutò di testimoniare nel secondo processo. Oggi, entrambi sostengono di essere stati manipolati da Jackson per restare in silenzio. “Diceva: ‘Non possiamo lasciare che ci distruggano. Non possiamo permettere che ci rovinino. Noi due, insieme'”, racconta Robson. “Avevo davvero paura. Diceva che se qualcuno avesse scoperto tutto, saremmo finiti in prigione, lui e io“. E ricorda il momento in cui decise di non voler più testimoniare a favore di Jackson: “Trovai il coraggio di dirgli che non volevo farlo. Ma poi mi arrivò la convocazione. Non avevo scelta. Dovevo farlo. Non ero in grado di dire la verità, assolutamente no”.

Nel documentario interviene anche Ron Zonen, procuratore nel processo del 2005, che non intende perseguire Robson per falsa testimonianza: “In situazioni così traumatiche, spesso nemmeno la persona che ha vissuto gli abusi riesce ad avere pieno controllo di ciò che prova o fa”. E Vince Finaldi, ex avvocato dei due uomini, li difende: “Una persona che è stata vittima di abusi sessuali da bambino non è pronta a parlare finché non arriva il momento giusto”. Secondo Finaldi, per Robson quel momento arrivò solo dopo il matrimonio e la nascita del figlio: “Spesso accade che ci sia un evento che fa scattare qualcosa. Ti rendi conto che quello che hai vissuto da bambino non era amore, non era normale. Era abuso. Ed era sbagliato”.

Ma molti sostenitori di Jackson continuano ad accusare Robson e Safechuck di agire solo per soldi: “È tutta una questione di avidità. È sempre stato per soldi. Sempre soldi, soldi, soldi. Basta scavare un po’ e approfondire davvero questa storia”, afferma una fan nel documentario. Il film mostra anche una vecchia intervista del 2019, in cui i fratelli di Michael Jackson – Jackie, Marlon e Tito – e il nipote Taj difendono con forza il cantante e accusano Robson e Safechuck di cercare guadagni economici. I due uomini, invece, spiegano che ci sono voluti anni per comprendere davvero ciò che avevano vissuto. Robson ha avuto due crolli nervosi. Safechuck ha sofferto di insonnia e depressione. Eppure i loro sentimenti verso Jackson restano complessi. La loro causa sarà portata in tribunale nel novembre 2026.

“Portare avanti tutto questo è stato il mio modo di reagire”, dice Safechuck. “Volevo combattere per il piccolo James. Volevo difendere lui e me stesso. Una parte di me sta costruendo forza e protezione per affrontare il processo. Mi immagino lì, davanti ai giudici, con la forza di combattere per il piccolo Jimmy. Quando sarà il momento, sarò pronto”. Robson conclude: “Qualunque sia il risultato, non credo di poter perdere. Se avrò finalmente la possibilità di raccontare la verità in aula – quella che non ho mai potuto dire per decenni – per me sarà una vittoria”.

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