Marcello Cattani, presidente di Farmindustria: “Una guerra sui farmaci danneggerebbe per primi gli Usa che dipendono dai nostri medicinali, l’Europa glielo ricordi” | Lo scenario

“Una guerra commerciale sui farmaci aumenterebbe a tappeto i costi e metterebbe in discussione l’accesso alle cure per tutti, a cominciare dai cittadini degli Stati Uniti che non sono autosufficienti nella produzione”. Una dipendenza che l’Europa dovrebbe ricordare agli USA. Lo sottolinea in un’intervista a la Repubblica Marcello Cattani, presidente di Farmindustria e a capo […] L'articolo Marcello Cattani, presidente di Farmindustria: “Una guerra sui farmaci danneggerebbe per primi gli Usa che dipendono dai nostri medicinali, l’Europa glielo ricordi” | Lo scenario proviene da Osservatorio Riparte l'Italia.

Feb 21, 2025 - 10:16
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Marcello Cattani, presidente di Farmindustria: “Una guerra sui farmaci danneggerebbe per primi gli Usa che dipendono dai nostri medicinali, l’Europa glielo ricordi” | Lo scenario

“Una guerra commerciale sui farmaci aumenterebbe a tappeto i costi e metterebbe in discussione l’accesso alle cure per tutti, a cominciare dai cittadini degli Stati Uniti che non sono autosufficienti nella produzione”. Una dipendenza che l’Europa dovrebbe ricordare agli USA.

Lo sottolinea in un’intervista a la Repubblica Marcello Cattani, presidente di Farmindustria e a capo del gruppo francese Sanofi in Italia, mentre Trump preannuncia dazi anche sui medicinali.

Arriveranno davvero?

“Le aziende seguono la situazione con attenzione. Di dazi sui farmaci si è parlato periodicamente, anche durante la prima presidenza Trump, ma poi non sono mai arrivati. Ho fiducia che prevalga un sano realismo”, auspica il numero uno dell’associazione nazionale delle imprese pharma.

“I dazi avrebbero conseguenze negative per tutti. La massa di farmaci, principi attivi, vaccini scambiati tra Italia, Europa e Stati Uniti è davvero rilevante e in grande crescita. L’effetto sarebbe far aumentare i costi, ma anche potenzialmente creare una carenza in un Paese che non è autonomo dal punto di vista produttivo”.

Per evitare i dazi qualche azienda italiana sta pensando di andare a produrre negli USA?

“Al momento non mi risultano spostamenti di questo tipo. In ogni caso i tempi sarebbero molto lunghi. Parliamo di tecnologie industriali avanzate: per costruire, certificare e attivare uno stabilimento possono volerci dai 2 ai 5 anni”, risponde il presidente di Farmindustria.

“Il nostro Governo e l’Europa devono avere un piano di moral suasion a tutela di un settore strategico per crescita e sicurezza. Il fatto che gli Stati Uniti abbiano bisogno di noi è una leva politica molto forte per tenere il dialogo aperto, non cedere alla pressione, dire no ai dazi e anzi rilanciare la cooperazione su innovazione e ricerca. L’Italia può avere un ruolo guida”, suggerisce Cattani.

Ma se alla fine le tariffe dovessero arrivare, le nostre aziende come reagirebbero?

“Non credo ci siano margini per assorbirle, anche perché negli ultimi anni i costi di produzione sono aumentati in maniera rilevante. L’unica soluzione sarebbe riversare gli aumenti sul cliente finale. Cercheremmo poi di compensare investendo su altri mercati, per fortuna tante delle nostre aziende esportano su scala planetaria”.

È vero, come sostiene qualcuno, che i dazi americani potrebbero addirittura essere un vantaggio per le imprese europee, specie se fossero più alti verso la Cina?

“Potrebbe esserlo a livello tattico, ma alla lunga creare delle distorsioni di costo lungo le filiere industriali provocherebbe danni per tutti, in primis per la salute dei cittadini, in un momento in cui la farmaceutica sta vivendo innovazioni radicali”, osserva Cattani.

Dazi a parte, il clima di incertezza rallenta gli investimenti delle aziende?

“È presto per dirlo, ma l’incertezza non aiuta un’Europa in crisi e che perde competitività. La nostra assoluta priorità deve essere ridare impulso alle politiche industriali e all’innovazione, dove abbiamo perso terreno rispetto a Cina e Stati Uniti”, conclude il manager.

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