Little (HSBC AM): “Volatilità in aumento, gli investitori dovranno essere pronti a gestire qualche turbolenza”
L’analisi di Joseph Little, Global Chief strategist della società, raggiunto da FundsPeople in occasione di un suo recente viaggio a Milano. Anche quest’anno le parole chiave rimangono: flessibilità, diversificazione e gestione attiva. L'articolo Little (HSBC AM): “Volatilità in aumento, gli investitori dovranno essere pronti a gestire qualche turbolenza” proviene da FundsPeople Italia.

L’economia e i mercati finanziari evolvono in maniera rapida. Per questo, gli investitori saranno chiamati a tenere il passo con i cambiamenti repentini in atto. La vera sfida, ancora una volta, sarà quella di intercettare i ritorni e cogliere le migliori opportunità.
“Se guardiamo a quello che è successo lo scorso anno si noterà una performance positiva sia del mercato azionario che di quello del credito, con uno scenario di soft-landing e una crescita eccezionale dell’economia statunitense: la migliore economia a livello globale con il dollaro come miglior valuta”, esordisce così Joseph Little, Global Chief strategist di HSBC Asset Management.
Invece, se ci si concentra sull’inizio di quest’anno, molto è già cambiato proprio in virtù della forza del mercato che ha continuato a sostenere la crescita delle performance dell’economia americana. “Gli investitori si stanno orientando per riposizionare i portafogli alla luce del fatto che, per alcune asset class, sembrerebbe che i ritorni futuri siano solidi, ma la realtà, come abbiamo potuto constatare nelle ultime settimane, è che la situazione in termini macroeconomici è davvero incerta sia a causa della politica monetaria che i quella commerciale”, ci tiene a sottolineare l’esperto raggiunto da FundsPeople in occasione di una sua recente visita a Milano. Il professionista, dunque, evidenzia questa combinazione tra ritorni solidi degli ultimi due anni e una situazione macroeconomia attuale incerta.
Infatti, “Tanto l’incertezza quanto la volatilità rimarranno alte con episodi di shock, come nel mercato dei bond e del credito. Possiamo dire che per gli investitori questo potrebbe rivelarsi un periodo turbolento ma non vuol dire che manchino le opportunità, gestendo la volatilità e andando alla ricerca di nuove forme di diversificazione”, afferma.
In relazione alle ultime settimane, è impossibile non nominare due episodi che hanno riguardato da una parte la corsa dell’intelligenza artificiale con DeepSeek e dall’altra i dazi della seconda amministrazione Trump entrati in vigore lo scorso primo febbraio. "Al momento non sappiamo ancora quali saranno gli effettivi gli sviluppi su questo tema”, commenta il professionista.
Di certo c’è che la situazione, nel complesso, diventa ancor più incerta, e il rumore di sottofondo sta progressivamente aumentando, rendendo i mercati più difficili da navigare per gli investitori. Eppure, a detta di Little, ci sono degli elementi che potrebbero essere utilizzati come “antidoti”: “Guardare alla diversificazione, evitare la concentrazione di mercato con una visuale sulle azioni globali, differenziare a livello geografico, avere delle posizioni in hedge fund o private market o nella parte difensiva come i titoli infrastrutturali”, prosegue.
Andare oltre la diversificazione
In un orizzonte di medio termine, se si guarda ai prossimi 6-8 mesi, “quello che ci aspettiamo è una maggiore volatilità e nel corso dell’anno. Probabilmente continueremo a vedere una crescita che sarà leggermente più lenta rispetto a quella cui siamo stati abituati fino a ora, non ci aspettiamo alcuna recessione, e probabilmente questo scenario cambierà leggermente l’atteggiamento degli investitori che sarà più diversificato, evitando dunque la concentrazione di mercato nei titoli tecnologici, poiché ci sono anche altri settori, come quelli ciclici o i difensivi che potrebbero iniziare a beneficiare di questo contesto. Si tratta anche di una questione di dimensioni: evitare di rimanere concentrati nei Magnifici 7 in favore delle mid cap o small cap”, spiega Little.
Un’altra tendenza è che “gli investitori potrebbero rimanere investiti negli Stati Uniti senza però esserlo necessariamente nei titoli tecnologici e per fare ciò è necessario avere una strategia di gestione attiva oppure detenere degli investimenti alternativi”, sottolinea l’esperto. Inoltre, di questo dinamismo cui accennava Little, a beneficiarne potrebbero essere anche l’Europa e il Giappone. “Sono entrambi mercati trascurati dagli investitori internazionali, ma al momento secondo il nostro punto di vista le valutazioni sono molto attraenti rispetto agli Stati Uniti e anche rispetto al loro andamento negli ultimi anni, a livello storico, in un contesto di valutazioni ‘normali’” ammette.
Cresce l’interesse per i mercati privati
Come si diceva prima, i mercati privati potrebbero risultare utili in questo contesto “goldilocks volatile”. “Con questa tipologia di fondi, per i quali è disponibile una reportistica frequente, a uno o tre mesi, gli investitori possono mettersi al riparo dalla volatilità insita nei mercati pubblici. Se la situazione dovesse rimanere quella descritta in precedenza, l’allocazione nei private market potrebbe tutelare gli investitori dalla volatilità dei mercati pubblici in direzione della crescita a lungo termine” ribadisce l’esperto. Tenendo conto che negli Stati Uniti i tassi potrebbero rimanere alti più a lungo (con soli due o tre tagli nell’arco dell’anno da parte della Fed), tra le preferenze dello specialista risultano esserci i secured privare credit per via degli spread elevati o i floating-rate security. Little guarda con interesse anche al private equity sulla scia del piano Draghi e delle recenti operazioni quali IPO e M&A. “C’è molta dispersione nelle performance dei vari gestori che costellano il mondo del private equity. Credo però che, più del solito, per fare una buona allocazione in questo campo bisogna essere gestori attivi, stock picker, scegliendo attentamente perché ci sono differenze significative tra le diverse società”, conclude il professionista.
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