Le Pen, sotto scorta la giudice che l’ha condannata. La Corte d’appello dà i tempi per la sentenza: estate 2026
È stata messa sotto scorta Bénédicte de Perthuis, la magistrata del tribunale di Parigi bersaglio di minacce dopo che il 31 marzo ha condannato Marine Le Pen nel processo sulla frode al Parlamento europeo. Secondo fonti di polizia citate dal quotidiano Le Figaro, la magistrata è stata posta sotto protezione a causa dei “numerosi messaggi […] L'articolo Le Pen, sotto scorta la giudice che l’ha condannata. La Corte d’appello dà i tempi per la sentenza: estate 2026 proviene da Il Fatto Quotidiano.

È stata messa sotto scorta Bénédicte de Perthuis, la magistrata del tribunale di Parigi bersaglio di minacce dopo che il 31 marzo ha condannato Marine Le Pen nel processo sulla frode al Parlamento europeo. Secondo fonti di polizia citate dal quotidiano Le Figaro, la magistrata è stata posta sotto protezione a causa dei “numerosi messaggi minatori ricevuti” e una pattuglia di agenti staziona davanti alla sua abitazione. La magistrata ha condannato la leader del Rassemblement National a quattro anni di carcere, di cui due senza condizionale con braccialetto elettronico, 100.000 euro di multa e cinque anni di ineleggibilità con effetto immediato per frode e appropriazione indebita. Proprio questo impedirebbe alla leader di candidarsi per una quarta volta all’Eliseo nel 2027. Nel frattempo però, la Corte d’appello di Parigi ha diffuso una nota dicendo che prevede un possibile processo sul caso di Le Pen e gli impieghi fittizi del Front National al Parlamento europeo con sentenza “nell’estate 2026″.
Oggi anche Giorgia Meloni è intervenuta, dicendo che “chi ama la democrazia non può gioire”. In un messaggio pubblicato su X, il ministro della Giustizia, Gérald Darmanin, ha bollato come “inaccettabili in democrazia” le minacce “proferite” nei confronti dei magistrati del Tribunale di Parigi. L’esponente dell’esecutivo ha anche detto di “sperare che il processo d’appello venga organizzato entro i tempi più ragionevoli possibili”. Ma “spetterà alla Corte d’appello di Parigi, che è completamente indipendente nella sua organizzazione, stabilire la data per questo ricorso”.
Intanto, mentre il Rn ha annunciato le mobilitazioni nel weekend “in difesa della democrazia”, le Figaro ha diffuso un sondaggio Odoxa-Backbone secondo cui il 65% degli intervistati si è detto “non scioccato” dalla sentenza. Di questi, il 37% ha affermato di essere “soddisfatto”. Inoltre, il 54% ritiene che la condanna “sia un segno che la nostra democrazia funziona bene”. E la stessa percentuale ha dichiarato che Le Pen “è stata trattata come qualsiasi altro cittadino”. Infine, il 22% degli intervistati ritiene che la condanna sarà “un vantaggio” per il partito.
Secondo quanto ricostuito dall’agenzia Ansa, la giudice, 63 anni, è nota per il suo rigore: “L’eguaglianza dinanzi alla legge è un pilastro della democrazia. Gli eletti non possono beneficiare di alcuna impunità”, sono le parole con cui ha pronunciato la sentenza su Le Pen. Spalleggiata da altri due colleghi, la toga specializzata in dossier finanziari ha diretto i dibattiti durante il processo, dal 30 settembre al 27 novembre 2024, trattando allo stesso modo i 25 imputati fino a tarda sera. Dinanzi alle lunghe digressioni di Le Pen, la magistrata interruppe la leader del RN nell’ultimo giorno di interrogatorio, il 6 novembre, con poche parole: “Qui non siamo in politica, siamo in tribunale”.
Lungo le rive della Senna Bénédicte de Perthuis viene descritta come una giudice ‘irreprensibile’, senza affiliazione a partiti o sindacati. Già a gennaio, la giustizia aprì un’inchiesta per minacce di morte pubblicate sul sito di estrema destra Riposte laïque, contro tre magistrati del caso Rn, tra cui De Perthuis. Oltralpe la magistrata ha già diretto altri processi importanti, come quello del 2024 sul caso di Guillain Méjane, un trader quarantunenne soprannominato il Maddoff francese. Ad aprile 2022, il tribunale da lei presieduto condannò l’ex presidente del Medef, la Confindustria francese, Ernest-Antoine Seillière, per una maxi-frode nel caso Wendel. A gennaio 2024, fu sempre de Perthuis a prosciogliere l’ex ministro Olivier Dussopt, alla sbarra per favoritismo, poi condannato in appello.
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