“La paga del sabato“, un grande Fenoglio
"Marco ti ringrazio, è uno dei romanzi più belli che abbia mai detto in vita la mia". A dirmelo è...

"Marco ti ringrazio, è uno dei romanzi più belli che abbia mai detto in vita la mia". A dirmelo è un amico americano che vive da quarant’anni a Parigi, un grande appassionato di letteratura, che ha appena finito di leggere in traduzione francese un libro che gli ho consigliato: La paga del sabato di Beppe Fenoglio (scritto alla fine degli anni Quaranta ma uscito postumo nel 1969), un breve e intenso romanzo che racconta la storia di un giovane ex partigiano che fatica a ritrovare il filo della propria vita, incapace di adattarsi a giornate senza forti emozioni, e sia per quello sia per denaro, si imbarca in attività illecite e fruttuose, che abbandonerà soltanto quando si innamorerà di Vanda… ma qui mi fermo.
Un piccolo grande romanzo, che smentisce le parole di Vittorini apparse sul risvolto del romanzo La malora, che lo relegava a scrittore provinciale incapace di diventare universale (cosa davvero inusuale, visto che Vittorini era il suo direttore editoriale).
Su Fenoglio penso esattamente il contrario, e le parole del mio amico americano me lo confermano: i grande scrittori possono scavalcare traduzioni, epoche, paesi e culture e scatenare emozioni in chiunque, riescono a parlare a tutti, come i grandi narratori russi del XIX secolo. Le “piccole cose quotidiane”, nelle mani di scrittori del genere, sono elementi narrativi che vengono trasformati in letteratura, sono gli attrezzi che servono a scavare una galleria che dal buio conduce alla luce, sono le scarpe per camminare lungo il sentiero della narrazione, sono il bicchiere che serve per bere e dissetarsi.
Per dirla con Karl Kraus: "Ci sono due tipi di scrittori: quelli che lo sono e quelli che non lo sono". Fenoglio lo è, in ogni sua riga. I grandi scrittori ci mettono davanti a uno specchio e ci invitano a “giocare” con i nostri sentimenti, ci spingono dentro le vite di personaggi che ci costringono a farci molte domande senza darci nessuna risposta, e spaziano nell’animo umano aiutandoci a conoscerci, e con tutto questo ci fanno sentire meno soli. Beppe Fenoglio, ti dico grazie.