La Corte Suprema ferma Trump sui fondi Usaid: «2 miliardi da ripristinare». Il voto decisivo del giudice nominato da lui

La massima corte americana - a maggioranza conservatrice - ha dato ragione a un giudice distrettuale. La Casa Bianca dovrà riaprire i rubinetti, nonostante gli sforzi di Elon Musk L'articolo La Corte Suprema ferma Trump sui fondi Usaid: «2 miliardi da ripristinare». Il voto decisivo del giudice nominato da lui proviene da Open.

Mar 5, 2025 - 18:17
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La Corte Suprema ferma Trump sui fondi Usaid: «2 miliardi da ripristinare». Il voto decisivo del giudice nominato da lui

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La Corte Suprema ha respinto il ricorso del presidente americano Donald Trump sul congelamento di quasi 2 miliardi di dollari che Washington, attraverso l’Agenzia UsAid, avrebbe dovuto distribuire in progetti di cooperazione internazionale. Secondo la massima corte americana, infatti, rimane ancora poco chiaro «quali obblighi dovrebbe rispettare il governo». In attesa di approfondire la questione, però, è illegittimo lo stop ai fondi ordinato da Elon Musk, a capo del Dipartimento per l’efficienza governativa e cost cutter per conto di Trump. Si tratta, di fatto, del primo ostacolo concreto alla fitta politica di ordini esecutivi che dal 20 gennaio, giorno del suo secondo insediamento nella Casa Bianca, il tycoon ha portato avanti.

Il voto del giudice conservatore

Il “no” incassato da Trump ha un peso doppio. Non solo si frappone fra la Casa Bianca e i suoi obiettivi. Ma soprattutto perché a imporglielo è la Corte Suprema, un organo che sulla carta è composto da 6 giudici conservatori e 3 liberali e che, in questioni come l‘abolizione del diritto all’aborto, si erano allineati al tycoon. Il risultato della votazione sulla richiesta d’emergenza, però, recita un risultato ben diverso: 5 contrari, 4 favorevoli. Sono due i togati che hanno quindi “cambiato schieramento”, tra questi anche il presidente della Corte John G. Roberts Jr. «Sono sbalordito», è la protesta di uno dei giudici filo-trumpiani. «Abbiamo permesso che un singolo giudice distrettuale costringesse il governo a pagare (anzi perdere per sempre) 2 miliardi di dollari dei contribuenti».

Lo stop agli aiuti e la trafila giudiziaria

Per capire il riferimento bisogna tornare indietro nel tempo di due mesi. È il 20 gennaio, primo giorno del secondo mandato per Donald Trump, quando il nuovo presidente americano firma un ordine esecutivo in cui blocca migliaia di programmi di aiuti in tutto il mondo. Il motivo? «Valutare se sono pienamente allineati con la politica estera» di Washington. Anche perché – sottolineava il testo – molti di questi fondi sarebbero poi stati usati per «destabilizzare la pace nel mondo», finanziando Paesi «in contrasto con relazioni armoniose all’interno e con gli altri Stati». Uno stop improvviso al lavoro di UsAid, che solo nell’anno fiscale 2023 ha destinato 72 miliardi di dollari in tutto il pianeta. Proprio alcuni operatori, insieme a no-profit che si erano visti prosciugare le casse, hanno intentato due cause contro Washington. Il 13 febbraio un giudice distrettuale federale di Washington aveva emesso un’ordinanza restrittiva temporanea vietando ai funzionari governativi di interrompere i pagamento di contratti stipulati prima dell’insediamento di Trump. Un’ordinanza caduta completamente inascoltata fino al 25 febbraio, quando lo stesso giudice ha ordinato alla Casa Bianca di pagare oltre 1,5 miliardi di dollari di aiuti “in arretrato”. A questo punto Trump si è rivolto alla Corte Suprema con un’istanza urgente, solo per vedersi chiudere la porta in faccia.

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