Intelligenza Artificiale: anche l’Italia scende in campo

Nella lunga guerra che sta nascendo sul fronte dell’Intelligenza Artificiale (AI) le forze in gioco sono sempre più numerose. Se i primi protagonisti sono stati gli USA con OpenAI e ChatGPT, seguiti poi dai fratelli minori di Gemini&Co, adesso anche Pechino ha deciso di scendere in campo sorprendendo tutti con il fenomeno DeepSeek. Impresa 11 Febbraio 2025 Byd e il nuovo software e-car con AI DeepSeek e guida autonoma La società cinese punta a raggiungere un numero di vendite pari a 6 milioni di auto nell'anno in corso 11 Febbraio 2025 guida autonoma ai BYD deepseek Guarda ora Una mossa che ha preso molti in contropiede non solo per le forze di cui la Cina può disporre ma anche perché proprio la Cina può sfruttare risorse a prezzi inferiori. Un dettaglio non indifferente in un settore in cui i costi altissimi degli investimenti possono fare la differenza. Infatti ciò che ha permesso all’AI di prendere piede è stata la diffusione sempre più ampia e capillare a sua volta conseguenze degli enormi capitali messi in campo dai giganti del settore hi tech. Cina e Usa Tutto questo, però, porta ad una considerazione di fondo: il progresso nel ramo dell’Intelligenza artificiale è garantito solo a chi può disporre di questa enorme liquidità. Da qui i due protagonisti: USA e Cina. Ma cosa accade nel momento in cui anche altre potenze dichiarano di volersi cimentare nella battaglia? L’Europa, ad esempio, ha già dichiarato di aver stanziato circa 200 miliardi nel suo piano di sviluppo per le tecniche AI. Nome del progetto: InvestAi. La conferma è arrivata anche dalla voce della presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen a Bruxelles la quale ha sottolineato anche la presenza di investitori attraverso l’European AI Champions, “che promette 150 miliardi di euro da fornitori, investitori e industria”. Tech 12 Settembre 2024 OpenAI lancia Strawberry, modelli di intelligenza artificiale con capacità di “ragionamento” I modelli sarebbero in grado di ragionare su compiti complessi e di risolvere problemi più impegnativi delle versioni precedenti 12 Settembre 2024 openai Guarda ora A questo, ha ricordato la von der Leyen, si aggiungono i 10 miliardi di euro già destinati alla costruzione della

Feb 14, 2025 - 22:40
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Intelligenza Artificiale: anche l’Italia scende in campo

Nella lunga guerra che sta nascendo sul fronte dell’Intelligenza Artificiale (AI) le forze in gioco sono sempre più numerose. Se i primi protagonisti sono stati gli USA con OpenAI e ChatGPT, seguiti poi dai fratelli minori di Gemini&Co, adesso anche Pechino ha deciso di scendere in campo sorprendendo tutti con il fenomeno DeepSeek.

Impresa
11 Febbraio 2025
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Una mossa che ha preso molti in contropiede non solo per le forze di cui la Cina può disporre ma anche perché proprio la Cina può sfruttare risorse a prezzi inferiori. Un dettaglio non indifferente in un settore in cui i costi altissimi degli investimenti possono fare la differenza. Infatti ciò che ha permesso all’AI di prendere piede è stata la diffusione sempre più ampia e capillare a sua volta conseguenze degli enormi capitali messi in campo dai giganti del settore hi tech.

Cina e Usa

Tutto questo, però, porta ad una considerazione di fondo: il progresso nel ramo dell’Intelligenza artificiale è garantito solo a chi può disporre di questa enorme liquidità. Da qui i due protagonisti: USA e Cina. Ma cosa accade nel momento in cui anche altre potenze dichiarano di volersi cimentare nella battaglia? L’Europa, ad esempio, ha già dichiarato di aver stanziato circa 200 miliardi nel suo piano di sviluppo per le tecniche AI. Nome del progetto: InvestAi. La conferma è arrivata anche dalla voce della presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen a Bruxelles la quale ha sottolineato anche la presenza di investitori attraverso l’European AI Champions, “che promette 150 miliardi di euro da fornitori, investitori e industria”.

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A questo, ha ricordato la von der Leyen, si aggiungono i 10 miliardi di euro già destinati alla costruzione della gigafactory attraverso la possibile istituzione di un fondo cofinanziato dalla Ue e dagli Stati membri, Italia compresa. Ed è appunto partendo da questo presupposto che proprio Roma ha preso in considerazione la possibilità di sviluppare una soluzione AI made in Italy.

La firma italiana

Asc27, startup attiva nel settore dell’intelligenza artificiale e della cybersecurity, ha da poco rilasciato Vitruvian-1 14B e che, come è facile intuire dal nome, è ispirata all’Uomo Vitruviano di Leonardo Da Vinci. Pur essendo un modello dimensioni ridotte (14 miliardi di parametri contro i 100 mila miliardi dell’ultima versione di ChatGpt) è dedicato alle aziende e pur avendo un background di addestramento particolarmente ampio, sfrutta la caratteristica di essere incentrato sulla lingua italiana così da facilitare l’utilizzo da parte delle aziende presenti su territorio nazionale. Altro vantaggio non indifferente, la sua economicità.

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Come dichiarato dal suo creatore Nicola Grandis, amministratore delegato di Asc27 «Non è un chatbot, è un po’ inutile fargli domande semplici, non è progettato per intrattenere gli utenti». Risulta invece utile per «supportare le persone nelle proprie attività, aiutare le aziende a risolvere problemi». Vitruvian-1 è solo l’ultimo anello di una lunga catena di modelli AI nati in precedenza da esperimenti italiani. Tra questi sono da citare Almawave e iGenius.

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