In Ucraina come a Monaco nel 1938 | L’analisi di Timothy Gartom Ash
Su Repubblica Timothy Garton Ash rievoca Monaco 1938 per stigmatizzare l’appeasement di Donald Trump nei confronti di Vladimir Putin. Appeasement – commenta lo storico britannico – che fa sembrare Neville Chamberlain un realista coraggioso e di sani principi. Almeno Chamberlain stava cercando di impedire lo scoppio di una grande guerra europea, Trump invece sta agendo […] L'articolo In Ucraina come a Monaco nel 1938 | L’analisi di Timothy Gartom Ash proviene da Osservatorio Riparte l'Italia.

Su Repubblica Timothy Garton Ash rievoca Monaco 1938 per stigmatizzare l’appeasement di Donald Trump nei confronti di Vladimir Putin.
Appeasement – commenta lo storico britannico – che fa sembrare Neville Chamberlain un realista coraggioso e di sani principi. Almeno Chamberlain stava cercando di impedire lo scoppio di una grande guerra europea, Trump invece sta agendo nel bel mezzo di una guerra.
La Monaco di Trump (la città nel 1938 fu sede dell’accordo con cui il Regno Unito e la Francia svendettero la Cecoslovacchia) arriva alla vigilia della grande Conferenza sulla sicurezza nell’attuale capitale della Baviera, dove i suoi emissari incontreranno gli alleati occidentali.
Per qualche settimana, dopo l’elezione di Trump, abbiamo nutrito la flebile speranza che riguardo all’Ucraina la sua amministrazione intendesse seguire lo sbandierato principio della “pace attraverso la forza”, dal momento che quello della forza è l’unico linguaggio che Putin è in grado di capire.
Ora sappiamo che Trump è solo capace di fare il prepotente con gli amici del suo Paese e di adulare i nemici. In un solo giorno ha fatto quattro concessioni ampie, non necessarie e controproducenti.
Primo, non ha avviato colloqui esplorativi con Putin attraverso un intermediario, cosa che sarebbe stata accettabile, ma ha dato personalmente al dittatore russo un pieno e servile riconoscimento come leader mondiale.
Secondo, Trump ha offerto al leader russo un negoziato bilaterale Stati Uniti-Russia sulle sorti dell’Ucraina, proprio il tipo di “nuova Jalta” che Putin ha sempre desiderato.
E poi, terzo e quarto, ha dichiarato che l’Ucraina dovrà cedere dei territori e che gli Stati Uniti non sosterranno la sua richiesta di ingresso nella Nato.
C’è tuttavia un’enorme differenza fra l’Europa delle conferenze di Monaco e Jalta e l’Europa odierna. Oggi l’Europa è ricca, libera, democratica ed è una comunità di partner e alleati strettamente integrata.
Con una coalizione sufficientemente determinata di Paesi volenterosi e capaci, fra i quali dovrà senza dubbio esserci il Regno Unito, l’Europa può ancora permettere all’Ucraina di stabilizzare la linea del fronte, di resistere economicamente e di arrivare a un negoziato da una posizione di forza e non di debolezza.
Per questa ragione la Conferenza di Monaco sulla sicurezza deve segnare l’inizio della risposta europea alla Monaco di Trump.
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