Il Gattopardo è (anche) su RaiPlay, che lancia una frecciatina alla miniserie di Netflix: ma è davvero così brutta?
RaiPlay ricorda la presenza del film di Visconti nel proprio catalogo, definendolo "l'originale": ma davvero la versione targata Netflix è una brutta copia?

Giuseppe Tomasi di Lampedusa non avrebbe mai potuto immaginare che il suo capolavoro diventasse oggetto di dissing. Sicuramente, avrebbe storto il naso alla parola dissing, ma se vogliamo definire in qualche modo la vicende che vede protagonisti RaiPlay e Netflix, ci sembra la parola più adatta, pur rimanendo nei limiti dell’ironia e della curiosità.
L’uscita de Il Gattopardo su Netflix
Dal 5 marzo 2025 su Netflix è disponibile l’adattamento a miniserie del celebre romanzo del 1958: sei puntate dirette da Tom Shankland, Laura Luchetti e Giuseppe Capotondi e scritte da Richard Warlow e Benji Walters. Un co-produzione internazionale che trova un cast italiano, con Kim Rossi Stuart nei panni del principe di Salina, Don Fabrizio Corbera e Deva Cassel in quelli di Angelica Sedara, personaggi che nel film cult di Luchino Visconti del 1963 furono interpretati da Burt Lancaster e Claudia Cardinale.
Buono il riscontro che la miniserie sta ottenendo in termini di visualizzazioni, balzando già nella prima settimana di disponibilità in cima alla Top Ten delle produzioni più viste in Italia della piattaforma. Un po’ meno buono, invece, quello di gran parte della critica, che ha giudicato negativamente l’adattamento seriale del capolavoro di Tomasi di Lampedusa, salvando “solo” la fotografia di Nicolaj Brüel e la scelta delle location.
RaiPlay rilancia con l'”originale”
Dove sta il dissing? Nei giorni scorsi le pagine social di RaiPlay hanno ricordato che nel proprio catalogo è disponibile il film di Luchino Visconti del 1963 (presentato al Festival di Cannes di quell’anno), diventato un cult e recentemente oggetto di un’operazione di restauro (il cui risultato è stato già trasmesso dai canali Rai).
Nel farlo, però, RaiPlay ci ha tenuto a precisare che il film resta una spanna sopra qualsiasi altro adattamento. Partendo dalla mitica citazione “Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi”, la piattaforma ricorda infatti che “Il Gattopardo rimane sempre lo stesso: Visconti, Lancaster, Delon, Cardinale”, e che la versione “originale” sia disponibile solo su RaiPlay.
Toccandola piano, RaiPlay da una parte ne approfitta giustamente (e come già fatto in altre situazioni passate e come farebbe qualsiasi altra piattaforma) per ricordare la presenza nel proprio magazzino di produzioni di un titolo di cui sta molto parlando ora, invitando a chi non l’avesse ancora fatto a vederlo o rivederlo, magari invogliato proprio dalla visione della versione di Netflix.
Dall’altra, però, quel termine, “originale”, usato per definire il film vincitore della Palma d’Oro a Cannes, chiarisce la visione di RaiPlay: “Il Gattopardo” sullo schermo è solo uno, ovvero la pellicola di Visconti disponibile sulla propria piattaforma.
Ma Il Gattopardo di Netflix è davvero così brutto?
In questo dissing (permetteteci di usare questo termine, anche se di polemiche qui ce ne stanno davvero poche: piuttosto, c’è il desiderio di far scoprire un capolavoro del passato anche alle nuove generazioni), resta però da chiedersi se la versione di Netflix de Il Gattopardo meriti tutte queste stroncature. E la risposta, a nostro dire, è no.
Netflix Italia, che ha sempre faticato nel comparto delle proprie produzioni seriali (se la cava molto meglio sul fronte dei documentari, senza dimenticare le due meravigliose serie animate di Zerocalcare), con Il Gattopardo ha deciso di non cedere del tutto alle logiche dell’algoritmo, e di trattare con rispetto un romanzo che è Storia del nostro Paese.
Pur tenendo conto del proprio pubblico di riferimento, la piattaforma ha confezionato un prodotto che convince e cattura alla visione, sopratutto grazie all’incredibile cura riservata alla già citata fotografia, location e costumi.
Non solo: Il Gattopardo di Netflix riesce ad essere fedele alla fonte letteraria, ma anche ad adattarla al contemporaneo, giocando sulla linea sentimentale tra Concetta (Benedetta Porcaroli), Tancredi (Saul Nanni) e Angelica (Deva Cassel) pur senza dimenticare il contesto storico e la forza di un racconto che ci mette in guardia dalla staticità e dai suoi rischi.
No, Netflix non ha fatto una “copia” del Gattopardo di Visconti, ma ha offerto al suo pubblico una visione aggiornata e rispettosa. Soprattutto, però, nelle intenzioni di Tinny Andreatta (vicepresidente dei contenuti italiani della piattaforma), che come da lei stessa dichiarato ha subito pensato a questo adattamento non appena varcata la soglia di Netflix, c’è il desiderio di cominciare a guardare a un pubblico più vasto, meno avvezzo allo streaming. Anche a costo di rischiare il confronto con un capolavoro.