Il film iraniano sul disturbo da stress post-traumatico è il miglior corto d’animazione (con il visto preso 3 ore prima degli Oscar)

Arrivare alla cerimonia degli Oscar solo tre ore prima con l’ansia che sale. E no, non per un banale ritardo dei voli. È così che Shirin Sohani e Hossein Molayemi, registi di In the Shadow of the Cypress, hanno vissuto una delle notti più importanti della loro carriera. Non avendo il visto, sono stati costretti...

Mar 3, 2025 - 16:43
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Il film iraniano sul disturbo da stress post-traumatico è il miglior corto d’animazione (con il visto preso 3 ore prima degli Oscar)

Arrivare alla cerimonia degli Oscar solo tre ore prima con l’ansia che sale. E no, non per un banale ritardo dei voli. È così che Shirin Sohani e Hossein Molayemi, registi di In the Shadow of the Cypress, hanno vissuto una delle notti più importanti della loro carriera.

Non avendo il visto, sono stati costretti ad attendere fuori, lontani dal glamour del red carpet, in attesa di un permesso che avrebbe concesso loro di entrare solo all’ultimo momento.

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Un piccoli dettaglio sul quale molti hanno sorriso, ma che dice molto sul contesto da cui provengono, l’Iran, sulle difficoltà che ancora oggi il cinema iraniano indipendente affronta per ottenere riconoscimento internazionale.

Ma nella notte degli Oscar, contro ogni ostacolo, In the Shadow of the Cypress ha fatto la storia. Il corto ha conquistato l’Oscar 2025 come Miglior Cortometraggio d’Animazione, diventando il primo film iraniano a vincere in questa categoria. Un traguardo non solo per Sohani e Molayemi, ma per tutto il cinema d’animazione che cerca di raccontare storie profonde e toccanti al di là dei confini e delle barriere burocratiche.