Il Dopofestival di Cattelan non deve andare al ritmo di Conti; Lucarelli a suo agio e necessaria: la recensione

Il Dopofestival targato Cattelan si perde nei momenti di improvvisazione, mentre diventa più gradevole nelle parti scritte e più congeniali al conduttore. Selvaggia Lucarelli riesce a dare un senso al divanetto di opinionisti

Feb 12, 2025 - 12:04
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Il Dopofestival di Cattelan non deve andare al ritmo di Conti; Lucarelli a suo agio e necessaria: la recensione

Carlo Conti è andato di corsa al Festival perché il Dopofestival andasse… più lento. Il debutto (e il ritorno) dello storico programma che fa da “after party” al Festival di Sanremo è in sintonia con la linea voluta dal direttore artistico, ma forse è proprio questo a danneggiare un format che, invece, dovrebbe essere di rottura rispetto alla liturgia del Festival vero e proprio.

La recensione del Dopofestival 2025

Invece, l’unica rottura che si è vista nel corso della prima puntata è stata quella di un braccio dell’ironica statua di Carlo Conti, svelata da Alessandro Cattelan in coda alla prima serata del Festival e diventata una presenza fissa all’esterno del glass da cui il Dopofestival va in onda.

Per il resto, il Dopofestival (o, almeno, questa prima puntata: i cambiamenti in corso d’opera sono sempre previsti e graditi) non riesce a diventare quel qualcosa in più per cui varrebbe la pena fare le ore piccole. Ore che, grazie alla velocità di Carlo Conti, non sono state così piccole quanto gli anni passati: ricordiamo che nello stesso orario in cui Cattelan prendeva la linea per dare il via al suo programma, un anno fa si era ancora sul palco dell’Ariston a cantare canzoni o ascoltare monologhi. Il che, diciamolo, non ci è dispiaciuto.

Quello che ci è dispiaciuto, invece, è l’occasione persa per un programma che avrebbe potuto regalare un po’ più di brio a tutta la prima serata della kermesse, che è corsa via senza particolari sussulti. Questo Dopofestival nasce senza avere le idee ben chiare sulla propria natura, puntando sull’improvvisazione: ma con Cattelan questo non sempre funziona.

Durante E poi c’è Cattelan e Stasera c’è Cattelan il conduttore e deejay ha mostrato la sua capacità di creare situazioni divertenti e giocose con i suoi ospiti, ma sempre con una base di scrittura alle spalle. Non a caso, i momenti migliori del debutto del Dopofestival sono l’esibizione di “Perdere Sanremo” (sulle note di “Perdere l’amore”), lo SbancaSanremo (portato direttamente da Stasera c’è Cattelan) e la gag con Francesca Michielin che, in stampelle, non riesce a raggiungere in tempo il glass per partecipare alla puntata. Tutto materiale pensato precedentemente, insomma.

Sul fronte dell’improvvisazione, Cattelan -forse complice anche il fatto di non poter plasmare più di tanto su di lui un format che di per sé quello è e deve essere- sembra aver faticato. Sia nella gestione degli spazi del piccolo glass (con la regia che spesso e volentieri si è persa in inquadrature confuse) che in quella del cast fisso e degli ospiti, la mancanza di una scaletta vera e propria si è rivelata un ostacolo per chi, invece, sa di poter dare molto più ritmo ai tempi televisivi.

A salvare questa parte più improvvisata è stata ancora una volta, lei, Selvaggia Lucarelli: scelta perfetta per un programma come il Dopofestival, almeno come esso dovrebbe essere. Sono state le sue analisi, prima quella sulla serata appena andata in scena e poi quella sul brano di Simone Cristicchi a riportarci ad un clima di cazzeggio sì (con tanto di palette di Ballando con le stelle), ma non superficiale e confuso. E, forse, su quel divanetto se ci fosse stata solo lei il programma sarebbe stato più asciutto e capace di trovare maggiore struttura.

Ma, lo sappiamo, il Dopofestival è una creatura strana: nata dal Festival, non ne deve seguire i rituali e può permettersi maggiore camaleonticità. Per questo ci auguriamo che la sensazione di confusione che ci ha dato questo debutto sia solo frutto di una giustificata emozione e ansia da prestazione. Alessandro Cattelan e il suo gruppo di lavoro hanno le carte in regole per fare un buon lavoro: basta che si stacchino dal ritmo di Carlo Conti e (ri)trovino il loro.