I bluff elettrici di Byd, Stellantis, Tesla e Volkswagen. L’ipotesi dell’Antitrust
Byd, Stellantis, Tesla e Volkswagen nel mirino dell'Antitrust. Ecco perché.

Byd, Stellantis, Tesla e Volkswagen nel mirino dell’Antitrust. Ecco perché.
Dalla cinese Byd al gruppo franco-italo-statunitense Stellantis, passando per la texana Tesla fino alla tedesca Volkswagen: sono queste (o meglio, le rispettive succursali italiane) le quattro Case automobilistiche finite sotto la lente dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato per possibili pratiche commerciali scorrette. Per questo ieri i funzionari dell’Antitrust hanno svolto ispezioni presso le sedi delle società BYD Industria Italia., Stellantis Europe, Tesla Italy e Volkswagen Group Italia con l’ausilio del Nucleo Speciale Antitrust della Guardia di Finanza.
L’ISTRUTTORIA ANTITRUST SU BYD, STELLANTIS, TESLA E VW
Le istruttorie riguardano le informazioni fornite ai consumatori sull’autonomia di percorrenza chilometrica dei veicoli elettrici, sulla perdita di capacità della batteria e sulle informazioni relative alle limitazioni di operabilità della garanzia convenzionale sulle batterie, in possibile violazione del Codice del consumo.
“In particolare – spiegano dall’Autorità – gli operatori, sui relativi siti internet, avrebbero fornito informazioni generiche – e talvolta contraddittorie – sull’autonomia di percorrenza chilometrica dei veicoli elettrici commercializzati, senza chiarire quali siano i fattori che incidono sul chilometraggio massimo pubblicizzato e a quanto ammonti questa incidenza sul chilometraggio effettivo”.
“Inoltre – scrivono sempre dall’Antitrust con riferimento alle condotte di Byd, Stellantis, Tesla e Vw – sempre sui propri siti web, non avrebbero indicato al consumatore in maniera chiara e completa le informazioni sulla perdita di capacità delle batterie che deriva dall’uso normale delle vetture, né le condizioni/limitazioni applicate alla garanzia convenzionale sulle batterie”.
CONSUMATORI SULLE BARRICATE
Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, esige che “si faccia subito chiarezza” perché “l’autonomia di percorrenza chilometrica che viene indicata ai consumatori deve essere reale, così come i tempi di ricarica, che variano moltissimo a seconda della potenza dell’infrastruttura di ricarica”.
“Inoltre – sottolinea il numero 1 dell’associazione a tutela dei clienti -, anche se ci sono stati molti miglioramenti in questi ultimi anni, la batteria dopo un certo numero di cicli di ricarica ha una perdita di capacità che incide sull’autonomia. Di tutto questo il consumatore va correttamente informato prima dell’acquisto, altrimenti si condiziona indebitamente il suo comportamento economico”
LA CORSA DI BYD IN ITALIA
In Italia Byd sta portando avanti una campagna marketing insistente per farsi conoscere: dopo l’apertura in piazza Duomo, a Milano, del suo flagship store, ha anche tappezzato coi suoi loghi la stazione della metropolitana di Cadorna, uno degli snodi urbani maggiormente trafficati data la presenza della stazione ferroviaria.
Ma non è tutto, perché Alfredo Altavilla, da pochi mesi Special Advisor per il mercato europeo dell’azienda asiatica leader nel settore delle auto elettriche, nelle ultime ore – proprio in contemporanea con le ispezioni delle Fiamme gialle – ha operato una vera e propria invasione di campo nell’ormai ex feudo Fiat, incontrando al Museo Nazionale dell’automobile di Torino la galassia dei fornitori di componenti piemontesi e non solo.
Si sono presentati più di 500 manager per oltre 380 aziende del comparto italiano dell’auto. Molte di queste realtà, ovviamente, hanno come unico cliente i marchi del gruppo Stellantis e, data la forte diminuzione di commesse per le condizioni in cui versa l’ottavo gruppo automobilistico al mondo ancora senza un Ceo dopo la cacciata di Carlos Tavares, sono accorse per comprendere meglio come Byd intenda muoversi nel nostro Paese. Un sottobosco di Pmi germogliate attorno al polo torinese dell’auto che Altavilla, ex braccio destro di Marchionne, ben conosce.
IL PIEMONTE SCOMMETTE SU BYD
Del resto è ormai sui cinesi di Byd che il Piemonte punta per ritornare a essere uno dei maggiori poli industriali del Paese, come si intuisce dalla presenza all’evento dell’assessore regionale allo Sviluppo delle Attività Produttive, Andrea Tronzano, della Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica, Roberto Vavassori e di Marco Gay, presidente di Unione Industriali Torino. Questo nonostante al momento lo Stivale non sia, a livello geografico, nei piani industriali del costruttore cinese che arriverà in Europa attraverso la costruzione di due impianti: uno in Turchia e l’altro in Ungheria.
Ma il colosso da oltre 4,2 milioni di auto annue, di cui 1,76 milioni completamente elettriche (Bev) – il solo insomma capace di competere testa a testa con Tesla sa bene che in Italia c’è il vuoto lasciato da Fiat – a livello industriale ma anche di utenza – da colmare. E non è un caso che quello di ieri non sia stato il primo assalto figurato di Byd ai bastioni di Stellantis dato che poche settimane prima il marchio cinese aveva scelto per il lancio della Suv elettrica compatta Atto 2 il palco delle Officine Grandi Riparazioni di Torino: proprio dove Gedi di Exor tiene la sua Italian Tech Week che fa da vetrina anche a John Elkann.
Insomma, dei tanti marchi dell’auto elettrica cinese, Byd è senza dubbio quello che sgomita maggiormente per farsi conoscere dagli italiani. A tal proposito si segnalano anche le numerose paginate che i giornali del nostro Paese hanno dedicato alle dichiarazioni di Altavilla, dal Sole24Ore al Corriere della Sera.