Gaza, dov’eravamo rimasti? Trump sente Macron e Al Sisi, poi accoglie Netanyahu alla Casa Bianca – Il video

I leader Usa e Israele a colloquio, poi le dichiarazioni nello Studio Ovale. E il capo dell'Eliseo lo chiama dal Cairo con gli alleati arabi L'articolo Gaza, dov’eravamo rimasti? Trump sente Macron e Al Sisi, poi accoglie Netanyahu alla Casa Bianca – Il video proviene da Open.

Apr 7, 2025 - 21:43
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Gaza, dov’eravamo rimasti? Trump sente Macron e Al Sisi, poi accoglie Netanyahu alla Casa Bianca – Il video

Il premier israeliano Benjamin Netanyahu è arrivato alla Casa Bianca, ed è ora a colloquio col presidente americano Donald Trump. Netanyahu è arrivato a Washington direttamente da Budapest, dove Viktor Orbán lo ha accolto con tutti gli onori, sfidando apertamente il mandato di arresto per crimini di guerra spiccato nei mesi scorsi dalla Corte penale internazionale, da cui l’Ungheria ha annunciato di voler ora uscire. È stato lo stesso Trump ad accelerare i tempi della visita, con una telefonata a “Bibi” mentre era a Budapest. Un alto funzionario israeliano, in viaggio con lo staff del premier, ha riferito ai giornalisti che la delegazione non aveva idea perché il bilaterale fosse «così urgente e importante». Numerosi i temi sul tavolo del bilaterale: i dazi Usa (per Israele sono previsti alk 17%), le relazioni incendiarie dello Stato ebraico con Turchia e Iran, e ovviamente il destino della guerra di Gaza e il ritorno degli ostaggi.

Vertice telefonico con Macron, Al Sisi e Abdallah su Gaza

Proprio su quest’ultimo tema, poco prima di ricevere Netanyahu Trump ha avuto un confronto telefonico a quattro col presidente francese Emmanuel Macron, quello egiziano Abdel Fattah al Sisi e il re di Giordania Abdallah II. Il vertice improvvisato lo ha organizzato lo stesso Macron, in visita di Stato in queste al Cairo. «Su iniziativa del presidente della Repubblica, oggi è stata organizzata una telefonata con il presidente Trump e gli altri leader per discutere della situazione a Gaza», ha fatto sapere l’Eliseo. Il mese scorso l’Egitto ha guidato l’elaborazione del piano della Lega Araba per il futuro della Striscia, che prevede l’allontanamento di Hamas, fondi internazionali ingenti per la ricostruzione, ma la garanzia che i civili palestinesi non siano sfollati, come vorrebbe Trump. Usa e Israele ufficialmente lo hanno bocciato a stretto giro, ma i colloqui restano aperti.

I dazi e il Medio Oriente

Netanyahu ha già incontrato l’inviato speciale per il Medio Oriente, Steve Witkoff, a Blair House a Washington, il segretario al Commercio degli Stati Uniti Howard Lutnick e il rappresentante per il Commercio Jamieson Greer. Quest’ultimo incontro ha riguardato i dazi al 17% (tre punti in meno di quelli ai Paesi Uendr) imposti alle esportazioni di beni negli Usa, principale partner commerciale di Israele, che entreranno in vigore mercoledì 9 aprile. I settori israeliani più colpiti sono quelli dell’alta tecnologia, della chimica e della farmaceutica ma anche quello della lavorazione dei diamanti. L’Associazione Manifatturiera d’Israele, secondo quanto riferito dal Times of Israel, ha calcolato in 2,3 miliardi di dollari l’anno l’impatto dei dazi e in 18mila-26mila i posti di lavoro a rischio. 

L’incognita Iran

Alti funzionari israeliani al seguito del premier a Washington hanno riferito ai giornalisti che Netanyahu si sarebbe concentrato sull’Iran, e non necessariamente sui dazi, durante il suo colloquio con Trump. «Il premier israeliano presenterà al presidente Usa la sua versione di come dovrebbe essere un buon accordo con l’Iran», aveva detto una fonte a Walla, aggiungendo che «Netanyahu sostiene un accordo che porterebbe allo smantellamento completo del programma nucleare iraniano, come è successo in Libia».

La rotta dell’aereo di Netanyahu

L’aereo che ha trasportato il primo ministro israeliano da Budapest agli Stati Uniti ha percorso 400 km in più rispetto alla rotta abituale per evitare lo spazio aereo di diversi Paesi che avrebbero potuto far valere un mandato d’arresto emesso dalla Corte Penale Internazionale. A riportarlo è Haaretz, secondo cui Israele ritiene che Irlanda, Islanda e Paesi Bassi potessero agire per far rispettare il mandato, emesso dalla Corte lo scorso novembre. L’aereo è infatti passare sopra la Grecia, l’Italia e la Francia – Stati che non si sono pronunciati in merito ai loro obblighi in risposta al mandato d’arresto – prima di fare una lunga tratta sopra l’oceano e atterrare a Washington.

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