Fecondazione, alla Consulta l’esame del divieto per le single. Coscioni: “Basta discriminazioni”. Le voci di chi è diventata madre in Spagna
Davanti alla Consulta c'è anche Barbara, una delle donne costrette ad andare all'estero per diventare madre: "Speriamo che qualcosa cambi finalmente anche in Italia" L'articolo Fecondazione, alla Consulta l’esame del divieto per le single. Coscioni: “Basta discriminazioni”. Le voci di chi è diventata madre in Spagna proviene da Il Fatto Quotidiano.

Non c’è soltanto Evita. Ad ascoltare l’udienza, di fronte ai giudici e a un collegio di avvocate tutto al femminile, c’è anche Francesca, che è riuscita a diventare madre in Spagna. È segretaria del Famoib, un’associazione che riunisce le famiglie monogenitoriali delle isole Balneari, ma da poco è rientrata in Italia, nella speranza che quello che le è stato permesso all’estero, ora possa diventare possibile anche in Italia. E c’è Barbara, che vive a Trieste, ma che per diventare madre è stata costretta a lunghi viaggi e costi alti fuori dal suo Paese: “Oggi per tutte noi è un grande giorno, una data storica. Noi madri single che abbiamo firmato la petizione dell’associazione Luca Coscioni “Pma per tutte” ci aspettiamo che qualcosa cambi finalmente anche in Italia”.
Filomena Gallo, segretaria della stessa Coscioni, è fiduciosa: “Ci sono tutti i presupposti per l’accoglimento del ricorso. I giudici della Corte sono i guardiani della Costituzione. Già in passato sono intervenuti per garantire il diritto a poter esercitare le proprie scelte, anche in ambito genitoriale: lo abbiamo visto con il ripristino delle tecniche eterologhe, con l’accesso alla fecondazione assistita per le persone fertili, ma portatrici di patologie genetiche. E allora c’è una cornice che è per la famiglia, che non deve avere però discriminazioni. Ha meno valore quella con una mamma, rispetto a una famiglia con due genitori?”, spiega al termine dell’udienza. Nel corso del suo intervento di fronte ai giudici aveva spiegato come “la rimozione del divieto non comporterebbe un vuoto normativo, perché le tecniche eterologhe sono legali dal 2014″. E ancora: “Le cinque dichiarazioni di incostituzionalità hanno avuto effetti concreti e tangibili: famiglie con bambini che crescono e che sono il futuro del nostro Paese. La genitorialità, anche sulla base della giurisprudenza della Consulta, è basata, correttamente, sull’assunzione di responsabilità, che deve esserci a prescindere dal legame biologico e genetico, così come dallo status sociale, economico e quant’altro”. Non senza ricordare i numeri in aumento delle famiglie monogenitoriali: “Grazie al lavoro nostro e a quello della Corte i dati sono cambiati: ogni anno nascono 14mila bambini con tecniche di fecondazione assistita. Nel 2022 sono stati 16718. In 21 anni di legge 40 sono stati 209mila 706″.
Non bastano questi numeri però per far cambiare idea al governo. Perché la presidenza del Consiglio dei ministri, attraverso le parole dell’Avvocatura dello Stato (rappresentata da Wally Ferrante), ha chiesto l’inammissibilità del ricorso. Ferrante ha evocato subito il concetto di “best interest of the child” (interesse superiore del minore) per contrapporre diritti: “Qual è il diritto fondamentale, l’aspirazione della donna alla genitorialità o il diritto del nascituro alla bigenitorialità?”. E ancora: “I precedenti interventi della Corte sulla legge 40 hanno riguardato altri aspetti, mai hanno inciso sul requisito della famiglia per il nascituro. Solo il legislatore può prendere decisioni di questo tipo. Ha fatto in modo che il bambino sia, almeno in partenza, nelle migliori condizioni riguardo al contesto dove si trova a vivere. Ha circoscritto l’accesso alla Pma in modo da garantire la migliore situazione per la crescita e l’identità personale di un bambino che avrà il diritto di sapere un giorno come è stato generato”. Secondo l’Avvocatura dello Stato non c’è alcuna discriminazione: “La disparità non si ha tra una donna singola e una donna coniugata, ma tra donna single e una coppia. Non stiamo quindi parlando di situazioni omogenee. Se invece parliamo di diritto alla genitorialità come intangibile, allora andrebbe previsto anche il diritto del padre single? E per rivendicare questo diritto non ci sarebbe altra strada che passare necessariamente per la gestazione per altri. E vorrei ricordare che la Corte ha sottolineato che il ricorso alla gestazione per altri costituisce una offesa alla dignità della donna”.
Parole, quelle sulla Gpa, contro le quali spiega la sua contrarietà in Aula l’avvocata Maria Elisa D’Amico: “C’è una legge che definisce la maternità surrogata reato universale, non è tema che possa essere evocato oggi”. Parole condivise anche da Filomeno Gallo, che spiega al Fattoquotidiano.it: “Soltanto un tentativo di suggestionare la Corte su qualcosa che non era oggetto del procedimento. Il governo vuole dare una fotografia dell’Italia dove ci sono famiglie composte soltanto da uomo-donna, possibilmente in buona salute. Ma la realtà è un’altra. Il 35% delle famiglie italiane come dice l’Istat sono monogenitoriali. L’Avvocatura dello Stato ha citato l’esempio dell’utero surrogato, ma è già vietato nel nostro Paese. Qui stiamo parlando della possibilità di una donna di poter portare avanti una gravidanza per se stessa”.
Ora l’attesa è per il verdetto, previsto nei prossimi giorni, anche se – spiegano da Coscioni – sui tempi ancora non ci sono certezze. “Questo è un governo di impronta conservatrice, ma in passato è stato un peccato che governi di altri colori non abbiano avuto il coraggio per cambiare le norme. Ora però di fronte a una legge vecchia e superata, l’Italia deve fare un passo avanti”, è l’appello di diverse madri fuori dal Palazzo della Consulta.
L'articolo Fecondazione, alla Consulta l’esame del divieto per le single. Coscioni: “Basta discriminazioni”. Le voci di chi è diventata madre in Spagna proviene da Il Fatto Quotidiano.