Ecco come Google paga il Fisco ed evita il processo penale

Il contenzioso per frode fiscale da 900 milioni ipotizzata dai Pm di Milano non arriva al processo: Google paga al Fisco 326 milioni, poco più di un terzo della somma contestata

Feb 19, 2025 - 12:38
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Ecco come Google paga il Fisco ed evita il processo penale

Google chiude un contenzioso tributario con il Fisco italiano versando 326 milioni di euro e la Procura di Milano, che indagava per evasione fiscale sulla Google Ireland Limited, chiede l’archiviazione del procedimento. Tutti i dettagli

 

Google chiude contenzioso tributario con il Fisco italiano versando 326 milioni di euro. E contestualmente la Procura di Milano, che indagava per evasione fiscale sulla Google Ireland Limited, chiede l’archiviazione del procedimento. E’ quanto si evince da una nota firmata dal procuratore di Milano, Marcello Viola (nella foto).

GOOGLE PAGA IL FISCO ED EVITARE IL PROCESSO PENALE

In un accordo stipulato il 5 novembre 2024 e sinora rimasto riservato, Google Irlanda, pur continuando a contrastare la tesi dell’Agenzia delle Entrate, mette mano al portafoglio per 326 milioni di euro, e in cambio porta a casa il fatto che le operazioni di elusione fiscale non determinino fatti punibili dalle leggi penali tributarie: ragione per la quale ora la Procura di Milano rileva l’impossibilità di pronosticare quella ragionevole previsione di condanna richiesta dalla riforma Cartabia come parametro per esercitare l’azione penale, e chiede dunque l’archiviazione dell’accusa di «omessa dichiarazione dei redditi» 2016-2022 per la quale era indagata una manager di Google irlandese.

CHE COSA SCRIVE LA PROCURA DI MILANO SU GOOGLE

Nella comunicazione del procuratore Viola viene specificato infatti che la Procura di Milano “ha formulato al Giudice per le Indagini Preliminari istanza di archiviazione del procedimento” nei confronti “della società di diritto irlandese Google Ireland Limited all’esito delle indagini delegate ai militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Milano e al termine della procedura di accertamento con adesione conclusa dalla società con l’Agenzia delle Entrate per gli anni dal 2015 al 2019”.

L’INCHIESTA SU GOOGLE

L’inchiesta del Nucleo di polizia economico finanziaria della guardia di finanza di Milano aveva ipotizzato una frode fiscale da quasi 900 milioni di euro fra 2015 e 2019 con la presenza in Italia di una “stabile organizzazione occulta” di Google costituita dai “server e dall’infrastrutture tecnologica” per il funzionamento dei servizi digitali offerti dalla piattaforma.

LE ACCUSE RIVOLTE A GOOGLE DAI PM

La Procura contestava l’omessa presentazione delle dichiarazioni dei redditi annuali prodotti in Italia e delle dichiarazioni di sostituto d’imposta che Google Irlanda avrebbe dovuto applicare sulle royalties girate alle società estere dello stesso Gruppo sulla base che dagli accertamenti fosse “emerso che l’impresa estera, relativamente alle attività condotte sul territorio nazionale, aveva omesso la dichiarazione e il versamento delle imposte sui redditi prodotti in Italia per il tramite di una ipotizzata stabile organizzazione occulta di tipo materiale costituita dai server e dall’infrastruttura tecnologica essenziale per il funzionamento dell’omonima piattaforma per l’offerta di servizi digitali”.

DOSSIER SPAZI PUBBLICITARI

Nel corso delle indagini è stata ricostruita «l’intera attività economica svolta dalla società, con particolare riferimento ai ricavi conseguiti tramite la vendita di spazi pubblicitari, con conseguente contestazione dell’omessa dichiarazione degli imponenti redditi derivanti da tali operazioni».

COSA SCRIVEVANO I MAGISTRATI INQUIRENTI

I magistrati inquirenti sottolineano “l’omessa presentazione delle dichiarazioni annuali dei redditi prodotti in Italia e l’omessa presentazione delle dichiarazioni annuali di sostituto d’imposta, relativamente alle ritenute che Google Irl avrebbe dovuto applicare sulle royalties corrisposte alle società estere appartenenti al medesimo Gruppo, in ragione dell’utilizzo e sfruttamento, da parte della stabile organizzazione, di tutti i programmi, algoritmi, marchi e proprietà intellettuali costituenti, nel loro complesso, la tecnologia Google”.

COME SI CHIUDE LA VICENDA GIUDIZIARIA

Non si saprà mai se il teorema accusatorio messo in piedi dalla Procura meneghina avrebbe resistito al dibattimento dato che con i 326 milioni di euro messi sul piatto da Google per chiudere la questione col Fisco italiano i giudici requirenti hanno avanzato la richiesta di archiviare l’intero procedimento.

IL COMMENTO DEL CORRIERE DELLA SERA

Ha commentato Luigi Ferrarella, esperto di giudiziaria del Corriere della sera: “Google è stata talmente brava a insinuarsi nelle regole tributarie italiane che non si può sostenere che abbia evaso le tasse nelle (non presentate) dichiarazioni dei redditi 2016-2022, però ad avviso del Fisco italiano ha abusato del diritto tributario per eludere il pagamento di quelle tasse tecnicamente non evase. E alla fine la multinazionale americana e il Fisco si trovano a metà strada: Google pagando 326 milioni di euro all’Agenzia delle Entrate pur a fronte della propria ribadita regolarità di condotta, e l’Agenzia delle Entrate (che partiva da una richiesta iniziale di 1 miliardo di euro) ammettendo che non sono state violate regole tributarie da Google, e che la «peculiarità della vicenda» presenta «elementi di incertezza interpretativa»”.