Difendiamo i nostri confini, fuori Matteo Salvini dalla politica

Il sostegno di Matteo Salvini alla retorica anti-Ue e a Trump è il riflesso della politica dell’annebbiamento, quella che impedisce a una fetta dell’elettorato di distinguere la realtà dalla finzione. Un ministro della Repubblica che fa gli interessi di chi vuole annientarci non è degno della sua carica. È un’evidenza, non un’illazione. Se arriva addirittura a supportare i dazi contro il nostro Paese significa che il limite della decenza politica è stato ampiamente superato. L'articolo Difendiamo i nostri confini, fuori Matteo Salvini dalla politica proviene da THE VISION.

Mar 5, 2025 - 18:33
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Difendiamo i nostri confini, fuori Matteo Salvini dalla politica

Secondo la legge italiana, l’alto tradimento è riferito esclusivamente a reati commessi da militari o dal presidente della Repubblica. Non sono dunque perseguibili penalmente altri tipi di tradimenti politici, etici o morali. Se per esempio un nostro deputato firmasse un accordo segreto con uno Stato straniero per penalizzare l’Italia attraverso votazioni in Parlamento o propaganda sui media, al limite dovrebbe tenerne conto soltanto con gli elettori – e con la propria coscienza. In questi mesi in cui la geopolitica è diventata terreno di follia e di ribaltamento della realtà, con il rischio concreto di distruggere i pilastri della democrazia, ciò che mi è balzato all’occhio è il posizionamento di certi politici. L’Europa è minacciata da est e da ovest, da Mosca e da Washington, e il nuovo ordine mondiale che si è instaurato impone una riflessione sui nostri rappresentanti. C’è chi da anni parla di difesa dell’Italia contro i nemici esterni, di solito associandoli a disperati, spesso minorenni, che attraversano il mare in condizioni estreme alla ricerca di un futuro che sia almeno dignitoso o accettabile. Io non mi riconosco nel concetto di patriottismo, di solito anticamera di quel nazionalismo foriero di guerre e odio tra popoli. Se però dovessi seguire la logica della protezione della nazione contro le minacce esterne, allora prenderei in prestito le parole dello stesso soggetto coinvolto in questo caso, arrivando a una conclusione: difendiamo i nostri confini, fuori Matteo Salvini dalle istituzioni italiane.

Il leader leghista già da anni segue un’agenda che non è compatibile con gli interessi dell’Unione Europea, e dunque dell’Italia. Ha firmato un accordo con Russia Unita di Vladimir Putin che è stato reso pubblico e che si può facilmente consultare ovunque. Altri documenti svelano come la rete putiniana coinvolgesse altri partiti europei – tra populisti, compreso il Movimento Cinque Stelle, ed estremisti di destra – per indebolire dall’interno l’Unione Europea. Dunque per anni siamo stati bombardati dalla narrazione dell’Europa cattiva, del “meno Europa” come slogan elettorale e del culto della personalità costruito su Putin. Adesso che Donald Trump si è insediato nuovamente alla Casa Bianca, l’attacco alla nostra comunità arriva su due fronti. E, ancora una volta, Salvini si è schierato con i “nemici”, parola spesso abusata ma che è pertinente quando si vuole indicare personaggi che esplicitamente minacciano la nostra stabilità politica, economica e sociale. Per esempio, Trump ha confermato l’imposizione di dazi del 25% sui prodotti europei. Questo significa che l’economia italiana verrà pesantemente danneggiata su più settori, considerando che siamo il primo Stato dell’Unione Europea nell’export con gli Stati Uniti nella piccola e media impresa. Un’analisi di Coldiretti basata sui dati Istat mostra che anche solo restando al settore alimentare i dazi di Trump comporterebbero più di 2 miliardi di euro di perdita per il cibo Made in Italy. Termine tanto caro a Salvini, e anche la famosa lista dei piccoli imprenditori, dei contadini, dei trasportatori, e così via. Di fronte a uno schiaffo del genere, il presunto patriota difensore del Made in Italy è riuscito nell’impresa di manipolare la realtà, propinandola sfrontatamente ai suoi seguaci in modo indegno e al limite tra lo scherno e la dissociazione cognitiva: “Chi ha paura di Trump ha paura del futuro. Anche la politica dei dazi può essere un’occasione di ulteriore guadagno di terreno per le imprese del sistema Italia”.

Donald Trump

Una frase del genere ha confuso persino i suoi elettori, che tra i commenti al reel caricato sui social dal ministro dei Trasporti si sono giustamente chiesti come possa una stangata per la nostra economica essere un guadagno per le nostre imprese. La risposta, è chiaro, non esiste. Sarebbe come pretendere un vantaggio per i celiaci di fronte all’aumento del prezzo sui prodotti senza glutine. La realtà è che Salvini sta scientemente supportando i nostri stessi aguzzini. E lo fa sviando l’attenzione, come quando ha replicato dicendo che la visita di Macron alla Casa Bianca è stata un suicidio, chiudendo con: “Macron che vola a Washington a nome di chi? Non rappresenta nemmeno il 15% dei francesi”. Poche settimane fa Salvini è volato a Gerusalemme per incontrare Netanyahu, stringergli la mano davanti ai fotografi e annunciare la vicinanza tra l’Italia e il governo israeliano. A nome di chi, visto che non rappresenta nemmeno il 10% degli italiani?

Benjamin Netanyahu

Salvini ha appoggiato Trump anche in seguito alla vergognosa scena con Zelensky alla Casa Bianca, quando insieme al vice Vance hanno avuto atteggiamenti da bulli, se non da mafiosi, di fronte a un leader di un Paese invaso. Anche qui Salvini agisce contro l’interesse nazionale. La proposta di “pace” di Trump consiste nell’ottenimento degli Stati Uniti di 500 miliardi di dollari di terre rare ucraine, lasciando all’Europa gli oneri della messa in sicurezza dell’Ucraina. Non si capisce dunque per quale motivo un politico italiano abbia così a cuore gli interessi statunitensi e russi, se questi penalizzano l’Unione Europea e l’Italia. In realtà la risposta ci sarebbe: la Lega fa parte della stessa rete sovranista ideata da Steve Bannon – sì, il manigoldo che qualche giorno fa ha fatto il saluto fascista in pubblico – per destabilizzare l’Unione Europea. Bannon che è salito anche sul palco di Atreju, la festa di Fratelli d’Italia, e dunque nemmeno Meloni è immune da responsabilità, nonostante in questi giorni stia tenendo un profilo più basso del suo alleato di governo. Solo che la premier cerca di attenersi ai protocolli istituzionali ed evita uscite controproducenti a livello internazionale. Salvini no, non rientra nei suoi schemi politici ed esistenziali: ha bisogno di nutrirsi delle frasi senza senso, di contraddire se stesso in un loop di smargiassate e sproloqui fuori da ogni logica. Io, da cittadino italiano, pur non avendolo votato concorro a pagare lo stipendio del ministro Salvini in quanto mio rappresentante, e pretendo, come da giuramento, fedeltà alla nostra Repubblica. Portare avanti politiche atte a distruggere l’Europa, e quindi l’Italia, va contro il suo stesso giuramento. Pertanto la sua presenza nell’esecutivo non riesco a tollerarla, soprattutto in un periodo storico in cui il mondo è in pericolo a causa di criminali certificati – Putin e Netanyahu per crimini di guerra, Trump come primo presidente pregiudicato della storia degli Stati Uniti. Mi è nota la passione sfrenata della destra per la riabilitazione di fatto dei delinquenti, vista la priorità assegnata alla dedica di un aeroporto a un politico condannato per frode fiscale, ma a tutto c’è un limite.

Ci troviamo di fronte a una concatenazione di situazioni paradossali. Abbiamo un gruppo europeo chiamato Patrioti per l’Europa, di cui fa parte anche Salvini, composto da quei politici che hanno basato la loro carriera sul picconamento dell’Europa stessa, teleguidati da Mosca, da Washington o da entrambi i fronti. Abbiamo una difesa feroce del leader leghista a favore di Calin Georgescu, estremista rumeno appassionato di saluti romani arrestato di recente per aver fondato organizzazioni neofasciste, xenofobe e antisemite. Georgescu aveva vinto qualche mese fa il primo turno delle elezioni in Romania, annullate in seguito alla sentenza della Corte Costituzionale rumena sulle interferenze russe alle urne. Ancora una volta, Salvini si schiera con un putiniano neofascista con la tendenza a tenere il braccio destro un po’ troppo alzato. Ovvero un altro nemico della democrazia e dell’Europa. Inutile dire che Salvini ha appoggiato anche AfD, i neonazisti tedeschi che hanno preso il 20% alle recenti elezioni, definendoli dei patrioti da coinvolgere per “salvare l’Europa”. La stessa AfD legata sia a Putin che a Musk, e quindi a due nemici dell’Europa. È la stortura del Make Europe Great Again, un gruppo creato da chi opera per distruggere il continente e che viene supportato da partiti europei. Tra cui la Lega, a questo punto sempre più cavallo di Troia.

Calin Georgescu

Il sostegno di Salvini ai nostri nemici è il riflesso della politica dell’annebbiamento, quella che impedisce a una fetta dell’elettorato di distinguere la realtà dalla finzione, un programma politico da una coercizione, oltrepassando persino il divide et impera tipico delle sue azioni. Un ministro della Repubblica che fa gli interessi di chi vuole annientarci non degno della sua carica. È un’evidenza, non un’illazione. Se arriva addirittura a supportare i dazi contro il nostro Paese significa che il limite della decenza politica è stato ampiamente superato. Non sarà alto tradimento secondo la legge, ma lo è nella concretezza dei gesti politici che porta avanti in modo spudorato. E allora qualcuno si accorgerà che il pericolo non è rappresentato da un migrante abbandonato al suo destino, ma da chi arriva da fuori in giacca e cravatta volendo ribaltare le fondamenta della nostra democrazia repubblicana. Salvini non sarà dunque giudicato da un tribunale per aver sabotato il nostro Paese, ma dai libri di storia sì.

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