Come trasformare una vocazione in professione: l’attrice Julia Messina si racconta a TPI

Fa parte di questa nuova generazione di talenti italiani che stiamo vedendo e ammirando in tante produzioni internazionali televisive e cinematografiche: Julia Messina, grossetana di madre lingua inglese, attrice e cantante, è tra i protagonisti di due titoli di successo di Rai Uno in cui sono protagoniste le donne: “Belcanto”, diretta da Carmine Elia con […]

Mar 5, 2025 - 15:24
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Come trasformare una vocazione in professione: l’attrice Julia Messina si racconta a TPI

Fa parte di questa nuova generazione di talenti italiani che stiamo vedendo e ammirando in tante produzioni internazionali televisive e cinematografiche: Julia Messina, grossetana di madre lingua inglese, attrice e cantante, è tra i protagonisti di due titoli di successo di Rai Uno in cui sono protagoniste le donne: “Belcanto”, diretta da Carmine Elia con Vittoria Puccini, ambientata nel mondo dorato ma spietato dell’Opera lirica, e “Miss Fallaci”, la serie incentrata sulla figura di Oriana Fallaci con Miriam Leone, diretta da Luca Ribuoli, Giacomo Martelli e Alessandra Gonnella, che racconta quando, da giovane cronista de L’Europeo, la giornalista fu inviata negli Stati Uniti per realizzare un ritratto vero e crudo di Hollywood.

«In “Belcanto” sono Vera, amica d’infanzia di Maria (Vittoria Puccini)», racconta Julia Messina a TPI. «Il mio personaggio ha un atelier di sartoria a Milano che si è “creata” con il tempo, lavorando prima come dipendente e poi comprando il negozio. Conosce tutti nel mondo della lirica e cerca di aiutare la figlia di Maria, Antonia, a fare le audizioni. Mentre in “Miss Fallaci” interpreto la publicist (l’agente, ndr) di Marilyn Monroe, Lois Weber. Personaggio realmente esistito, una donna sicura di sé, spigliata e “business-oriented”. Due progetti che mi hanno dato tanto, entrambi in costume anche se in epoche diverse: una a New York a metà Novecento e l’altra a Milano a metà Ottocento».

Si laurea in traduzione con tesi in francese e giapponese ed è appassionata di canto: quando ha scoperto di voler fare l’attrice?
«Non ho saputo di voler fare l’attrice finché non ho desiderato farlo. La decisione è arrivata relativamente tardi nella mia vita artistica. Un po’ perché sono sempre cresciuta come cantante e linguista, un po’ perché non conoscevo ancora la parte attoriale di me. Londra è stata la mia svolta dal punto di vista artistico e professionale. La vocazione è diventata una professione ma prima ho dovuto crederci io stessa che fosse possibile. Non sono cresciuta con una famiglia di artisti, sicuramente i miei genitori mi hanno sempre supportata ma anche tenuta bene con i piedi per terra. La strada dell’attrice è opera mia e solo mia, posso dire che è stata una scoperta di pari passo con un’evoluzione personale e di consapevolezza».

Per studiare recitazione si è trasferita nel Regno Unito.
«La mia formazione artistica teatrale è inglese. In Italia avevo fatto dei corsi di teatro in traduzione prima di partire, proprio perché traducevo dall’inglese all’italiano. In Inghilterra, da Manchester a Londra, ho iniziato a frequentare compagnie teatrali, “drama clubs”, e corsi part time dopo le 17:00, quando finivo di lavorare. Fino a quando non sono entrata alla LAMDA (la prestigiosa Accademia presieduta dall’attore Benedict Cumberbatch) che aveva obbligo di frequenza sei giorni su sette, dalle 9:00 alle 21:00, e per tre anni non ho fatto altro. Mi sono laureata proprio a fine pandemia».

Una delle prime esperienze dopo il diploma è stato un ruolo nella straordinaria serie “The Crown”. In quale stagione ha partecipato e come ha vissuto questa esperienza?
«Ho partecipato al terzo episodio della sesta stagione, dal titolo “Dis-moi oui”. Un episodio speciale e delicato perché racconta i momenti poco precedenti al tragico incidente in auto della principessa Diana. Il mio ruolo è quello di Angela Repossi, proprietaria con suo marito della famosa gioielleria italiana, che vende a Dodi Al-Fayed l’anello di fidanzamento destinato a Diana. La scena è partita da un copione scritto in francese e italiano che poi il regista ha voluto improvvisassi sul momento in base anche alle reazioni di Khalid Abdalla, l’attore che interpreta Dodi. È stato molto divertente, il regista tedesco ci dirigeva in inglese, io parlavo in italiano con il mio collega di scena e in francese con Khalid, che però è anche bilingue. Un set poliglotta!».

È nel cast di “Fino alla fine”, il film girato in inglese di Gabriele Muccino disponibile su Amazon Prime. Che esperienza è stata lavorare con Muccino?
«Gabriele è un’onda energetica di entusiasmo e fisicità. Una persona e un maestro con il quale ho lavorato benissimo. Il film è girato in doppia lingua, inglese e italiano, e così abbiamo anche girato la mia scena. Partendo dall’italiano, Gabriele mi ha chiesto di passare all’inglese, traducendo sul momento le battute, è stato elettrizzante».

Questo mestiere è molto precario. Come affronta questa incertezza? Pensa al futuro?
«Penso moltissimo al futuro ma mi sento serena su questa strada. Mi sento sicura in questo mestiere, nonostante la precarietà. Continuo a insegnare inglese e ad oggi ho ancora quelli che si definiscono in inglese “side hustles” (lavori paralleli, ndr) per aiutarmi, ma non mi spaventa il futuro perché mi fido della strada che ho intrapreso, anche se ne vedo solo una piccola parte. Si dice che il sentiero si materializza continuando ad andare avanti e ho la fortuna di credere molto in questo».

Dove si vede in un prossimo futuro?
«Mi vedo ancora un po’ a fare la spola tra Londra e Roma, ma la mia casa adesso è in Italia. Avevo il desiderio di tornare e sono felice di averlo realizzato. Londra protegge parte della mia famiglia, soprattutto in senso artistico, e sarà sempre una calamita, soprattutto per continuare a studiare e a formarmi».

Ha altri progetti in uscita?
«Il film “Solo Mio” dei fratelli Kinnane, una commedia romantica con Kevin James per Netflix che uscirà più tardi nel 2025, e poi la serie thriller britannica “Iris”, con Tom Hollander creata da Neil Cross per Sky. Due progetti molto diversi che hanno colorato il mio 2024 e che non vedo l’ora di vedere».

Desideri che vorrebbe realizzare? Un regista preferito, un ruolo…
«Ho conosciuto Benedict Cumberbatch e Anthony Hopkins tra la LAMDA e “Those About to Die” ma vorrei tanto un giorno imparare sul campo da Ruth Wilson e Kate Winslet. Sono anche una super fan di Rachel Brosnahan, soprattutto in “Mrs Maisel” e sogno un ruolo come quello di Midge… o magari un biopic musicale».