Clima, Mercalli: “l’Ue preferisce investire nella costruzione di armi piuttosto che di pannelli solari. Invertire la rotta”
I limiti planetari, di cui molti ricercatori parlano da tempo, che sarebbero dovuti rimanere tali per permettere all’uomo di vivere in sicurezza sulla Terra, sono stati ormai superati e la colpa è solo la nostra. Perché siamo arrivati a questo punto? Cosa rischiamo? E soprattutto come possiamo invertire la rotta? Il noto climatologo Luca Mercalli ci fa un quadro nell’intervista condotta dal nostro direttore editoriale, Matteo Vallero, negli studi romani di Business24. Secondo quanto emerge da uno studio guidato dalla Nanyang Technological University e dalla Delft University of Technology il livello del mare rischia di salire di 2 metri entro il 2100. Che cosa comporterebbe questo? «Comporta il fatto che tutte le zone costiere sono a rischio di sommersione, il processo che è già in atto da diversi anni. Gli oceani terrestri stanno aumentando di 5 mm all’anno, una quantità che sembra piccola ma che in realtà inizia a incidere sull’erosione delle nostre spiagge. Anche gli 8 mila km delle coste italiane sono a rischio, per fortuna la maggior parte di esse sono rocciose, se andiamo però sull’Adriatico e a Venezia sono tutti a rischio annegamento. Due metri sono un valore elevato, rivisto al rialzo. Le notizie internazionali che ci arrivano sono poco incoraggianti sul fronte del riscaldamento, ecco perché si propende per l’innalzamento del livello del mare fino a due metri». In generale gli eventi meteorologici sono più violenti del passato. Perché? «Abbiamo a disposizione per eventi di passato circa duemila anni di storia. Prima si possono ricostruire alcuni eventi con analisi indirette, che ci permettono di ricostruire il clima piuttosto che gli eventi estremi. Quello che conta è che un mondo più caldo rende gli eventi estremi più frequenti e intensi, attraverso meccanismi fisici come temperature più elevate per cui evapora più acqua dagli oceani e l’atmosfera è in grado di contenerne di più dando vita a piogge più violente. Quello che abbiamo visto in Romagna nell’ultimo anno e mezzo è un ottimo esempio perché abbiamo avuto quattro alluvioni intense con portata cinquantennale o secolare come intensità concentrata però in un anno e mezzo. La temperatura del pianeta è la più alta almeno degli ultimi 5000 anni. Non abbiamo uguali dagli ultimi 3000 anni. Non ci sono precedenti nella storia umana». In che modo la mano dell’uomo influisce e come possiamo intervenire? «In negativo lo sta facendo e lo ha fatto prevalentemente negli ultimi 200 anni. La causa dello squilibrio del bilancio energetico del pianeta terra risiede nell’utilizzo dei combustibili fossili a partire dalla rivoluzione industriale. A fine 700 in Inghilterra James Watt perfeziona la macchina a vapore, si comincia a usare carbone, poi arriverà il petrolio infine il gas, oggi le usiamo tutte e tre, questo porterà aumento della concentrazione di CO2 nell’atmosfera come mai visto prima in 3 milioni di anni. L’aumento è tutto e esclusivamente frutto della mano dell’uomo. Quando diciamo che il clima sta cambiando, ci riferiamo all’attività umana che è relativamente breve. La buona notizia è che siamo stati noi a generare lo squilibrio e questo riscaldamento possiamo anche curarlo». Stiamo incidendo in negativo, cosa potremmo fare per rallentare il processo? «Fin da quando le Nazioni Unite hanno costituito il comitato intergovernativo sui cambiamenti climatici nel 1988, si è anche decisa la ricetta per la cura che viene sancita politicamente nel 1992 a Rio de Janeiro con la convenzione sul clima a cui aderiranno tutti i 95 paesi circa. Il problema che è rimasto sulla carta, ovvero ridurre le emissioni che causano il riscaldamento globale attraverso una transizione energetica che passi alle energie rinnovabili, all’efficienza nell’uso dell’energia, al risparmio, alla riduzione degli sprechi e del superfluo. Una parte di questa ricetta è ottenuta con tecnologia, come il pannello fotovoltaico e un’altra deve essere raggiunta con un programma sociale e politico e questo non è stato fatto. Oggi l’anidride carbonica continua a crescere». L’intervista completa al climatologo Luca Mercalli è andata in onda sul canale 410 del digitale terrestre Gli Usa sono il secondo Paese con le emissioni di gas serra più alte del mondo dietro solo alla Cina. Ora Trump ha decretato l’uscita dall’accordo di Parigi. Un disastro annunciato per il clima? «Siamo in una situazione grave, che darà ulteriori ostacoli alla politica green internazionale, compreso il nostro Green Deal europeo. È una situazione molto inquietante, rappresenta un fallimento della cultura dell’umanità, scivoleremo su questa buccia di banana per ignoranza delle persone, non possiamo appellarci al non sapere, visto che sappiamo tutto da oltre 50 anni. Una zappa sui piedi che cadrà direttamente sulle nove generazioni che si troveranno in una situazione irreversibile». La Cop30 del 2025 si terrà in Brasile. Quali secondo lei gli obiettivi da raggiungere per sostenere il cambiamento climatico? «Sono 30 anni che fac

I limiti planetari, di cui molti ricercatori parlano da tempo, che sarebbero dovuti rimanere tali per permettere all’uomo di vivere in sicurezza sulla Terra, sono stati ormai superati e la colpa è solo la nostra. Perché siamo arrivati a questo punto? Cosa rischiamo? E soprattutto come possiamo invertire la rotta? Il noto climatologo Luca Mercalli ci fa un quadro nell’intervista condotta dal nostro direttore editoriale, Matteo Vallero, negli studi romani di Business24.
Secondo quanto emerge da uno studio guidato dalla Nanyang Technological University e dalla Delft University of Technology il livello del mare rischia di salire di 2 metri entro il 2100. Che cosa comporterebbe questo?
«Comporta il fatto che tutte le zone costiere sono a rischio di sommersione, il processo che è già in atto da diversi anni. Gli oceani terrestri stanno aumentando di 5 mm all’anno, una quantità che sembra piccola ma che in realtà inizia a incidere sull’erosione delle nostre spiagge. Anche gli 8 mila km delle coste italiane sono a rischio, per fortuna la maggior parte di esse sono rocciose, se andiamo però sull’Adriatico e a Venezia sono tutti a rischio annegamento. Due metri sono un valore elevato, rivisto al rialzo. Le notizie internazionali che ci arrivano sono poco incoraggianti sul fronte del riscaldamento, ecco perché si propende per l’innalzamento del livello del mare fino a due metri».
In generale gli eventi meteorologici sono più violenti del passato. Perché?
«Abbiamo a disposizione per eventi di passato circa duemila anni di storia. Prima si possono ricostruire alcuni eventi con analisi indirette, che ci permettono di ricostruire il clima piuttosto che gli eventi estremi. Quello che conta è che un mondo più caldo rende gli eventi estremi più frequenti e intensi, attraverso meccanismi fisici come temperature più elevate per cui evapora più acqua dagli oceani e l’atmosfera è in grado di contenerne di più dando vita a piogge più violente. Quello che abbiamo visto in Romagna nell’ultimo anno e mezzo è un ottimo esempio perché abbiamo avuto quattro alluvioni intense con portata cinquantennale o secolare come intensità concentrata però in un anno e mezzo. La temperatura del pianeta è la più alta almeno degli ultimi 5000 anni. Non abbiamo uguali dagli ultimi 3000 anni. Non ci sono precedenti nella storia umana».
In che modo la mano dell’uomo influisce e come possiamo intervenire?
«In negativo lo sta facendo e lo ha fatto prevalentemente negli ultimi 200 anni. La causa dello squilibrio del bilancio energetico del pianeta terra risiede nell’utilizzo dei combustibili fossili a partire dalla rivoluzione industriale. A fine 700 in Inghilterra James Watt perfeziona la macchina a vapore, si comincia a usare carbone, poi arriverà il petrolio infine il gas, oggi le usiamo tutte e tre, questo porterà aumento della concentrazione di CO2 nell’atmosfera come mai visto prima in 3 milioni di anni. L’aumento è tutto e esclusivamente frutto della mano dell’uomo. Quando diciamo che il clima sta cambiando, ci riferiamo all’attività umana che è relativamente breve. La buona notizia è che siamo stati noi a generare lo squilibrio e questo riscaldamento possiamo anche curarlo».
Stiamo incidendo in negativo, cosa potremmo fare per rallentare il processo?
«Fin da quando le Nazioni Unite hanno costituito il comitato intergovernativo sui cambiamenti climatici nel 1988, si è anche decisa la ricetta per la cura che viene sancita politicamente nel 1992 a Rio de Janeiro con la convenzione sul clima a cui aderiranno tutti i 95 paesi circa. Il problema che è rimasto sulla carta, ovvero ridurre le emissioni che causano il riscaldamento globale attraverso una transizione energetica che passi alle energie rinnovabili, all’efficienza nell’uso dell’energia, al risparmio, alla riduzione degli sprechi e del superfluo. Una parte di questa ricetta è ottenuta con tecnologia, come il pannello fotovoltaico e un’altra deve essere raggiunta con un programma sociale e politico e questo non è stato fatto. Oggi l’anidride carbonica continua a crescere».
L’intervista completa al climatologo Luca Mercalli è andata in onda sul canale 410 del digitale terrestre
Gli Usa sono il secondo Paese con le emissioni di gas serra più alte del mondo dietro solo alla Cina. Ora Trump ha decretato l’uscita dall’accordo di Parigi. Un disastro annunciato per il clima?
«Siamo in una situazione grave, che darà ulteriori ostacoli alla politica green internazionale, compreso il nostro Green Deal europeo. È una situazione molto inquietante, rappresenta un fallimento della cultura dell’umanità, scivoleremo su questa buccia di banana per ignoranza delle persone, non possiamo appellarci al non sapere, visto che sappiamo tutto da oltre 50 anni. Una zappa sui piedi che cadrà direttamente sulle nove generazioni che si troveranno in una situazione irreversibile».
La Cop30 del 2025 si terrà in Brasile. Quali secondo lei gli obiettivi da raggiungere per sostenere il cambiamento climatico?
«Sono 30 anni che facciamo queste Cop e avremo gli Usa che per la terza volta usciranno dagli accordi, il primo lo fece Bush uscendo da Kyoto, poi Trump che si ritirò già nel suo primo mandato e ora il Trump bis con il ritiro da Parigi. Una Cop debole, considerando che anche altri paesi potrebbero ritirarsi sulla scia degli Stati Uniti. Anche il Green Deal Ue è molto fragile, la commissione Ue preferisce mettere molti investimenti nella costruzione di armamenti piuttosto che nella costruzione di pannelli solari».
Come si può continuare a crescere senza incidere negativamente sul pianeta?
«La crescita, intesa come crescita materiale con più estrazione di materie prime e più produzione di rifiuti, non può che andare in conflitto con la finitezza del pianeta Terra e questo lo conosciamo da 50 anni, anche se rigettato e rifiutato, ma la realtà è questa qui. Il pianeta non è infinito e il cambiamento climatico è solo uno degli effetti di retroazione del danno ambientale che stiamo facendo. La crescita può essere in una prima fase ancora mantenuta trasformandola in una crescita virtuosa se invece di dissipare risorse con investimenti in armi le spendo per disinnescare in pannelli solari è un inizio. Devo usare bene questo tempo, mentre si fa una transizione energetica e ecologica si deve mettere mano a una transizione economica: abbiamo già modelli alternativi a quello della crescita, il problema è che sono nei cassetti. Il modello dello Stato stazionario, il modello dell’economia ciambella, quello della prosperità senza crescita di Tim Jackson, ma se rimaniamo bloccati nella crescita classica prima o poi l’impatto contro il muro dei limiti fisici sarà inevitabile».
Insomma fuggiamo dalla realtà mentre dovremmo pre-occuparci del futuro per non esserne travolti. Ma nulla è inevitabile. Siamo ancora in tempo per invertire la rotta e contenere il cambiamento climatico. Basta solo volerlo, partendo dalla consapevolezza che stiamo sbagliando.
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