Azionario europeo ancora sulla rampa di lancio secondo Artemis IM
Negli ultimi mesi, un’inaspettata ondata di boicottaggi sta scuotendo i mercati globali, alimentata da scelte politiche e tensioni internazionali. Come osserva Jacob de Tusch-Lec, gestore dell’Artemis Global Income Fund di Artemis IM, “l’umore dei consumatori e degli investitori sta mutando, con effetti tangibili sulle vendite e sulle borse”. Uno degli esempi più eclatanti di questa... Leggi tutto

Negli ultimi mesi, un’inaspettata ondata di boicottaggi sta scuotendo i mercati globali, alimentata da scelte politiche e tensioni internazionali. Come osserva Jacob de Tusch-Lec, gestore dell’Artemis Global Income Fund di Artemis IM, “l’umore dei consumatori e degli investitori sta mutando, con effetti tangibili sulle vendite e sulle borse”.
Uno degli esempi più eclatanti di questa tendenza viene dalla Danimarca, dove le vendite della storica bevanda Jolly Cola sono improvvisamente esplose. Il motivo? La reazione danese alla proposta di Donald Trump di acquistare la Groenlandia. “Contrariati, i danesi stanno boicottando le merci americane a favore di alternative locali, anche se inferiori”, afferma de Tusch-Lec. E i danesi non sono soli. In Canada, molti cittadini si oppongono all’influenza statunitense, mentre in Europa cresce la diffidenza nei confronti delle politiche americane.
Questa presa di posizione si riflette anche sul mercato automobilistico. Tesla, simbolo dell’innovazione a stelle e strisce, ha registrato un calo delle vendite del 40% in Europa a febbraio e addirittura del 76% in Germania. Nonostante ciò, de Tusch-Lec invita alla prudenza nell’interpretare questi dati: “Le azioni Tesla sono scese del 26% quest’anno, ma se guardiamo il quadro generale, si tratta di un ritorno ai livelli di ottobre scorso, dopo un’impennata seguita all’elezione di Trump”.
Il settore bancario europeo sta vivendo un momento di gloria rispetto ai competitor americani, con una sovraperformance del 40% nelle prime dieci settimane dell’anno. Tuttavia, proiettare questo trend a lungo termine sarebbe “una follia”, avverte l’esperto.
L’incertezza americana e l’Europa che cambia
Le tensioni politiche negli Stati Uniti stanno generando nuove incertezze. “Negli Stati Uniti, il rischio associato alle politiche di governo è improvvisamente aumentato, così come il rischio di recessione”, sottolinea de Tusch-Lec. Gli investimenti produttivi rallentano, le fusioni e acquisizioni sono ai minimi da dieci anni e molte aziende esitano a impegnarsi in nuovi progetti per paura di dazi e restrizioni imprevedibili.
Nel frattempo, l’Europa si muove con una strategia diversa. La Germania, storicamente prudente sul fronte della spesa pubblica, sta considerando “un massiccio stimolo di bilancio”, mentre il Regno Unito rafforza i legami economici con il continente. “Chi avrebbe mai detto che Trump avrebbe dato un impulso all’acquisto di azioni europee?”, ironizza de Tusch-Lec.
Un segnale di cambiamento arriva anche dal dollaro statunitense, tradizionale rifugio nei momenti di incertezza. “Quest’anno si è indebolito rispetto a tutte le altre valute dei mercati sviluppati, tranne quella canadese. L’euro è salito del 5,7% rispetto al dollaro tra il 1° gennaio e il 13 marzo”, rileva l’esperto.
Una svolta nei mercati?
L’egemonia americana sui mercati finanziari potrebbe iniziare a scricchiolare. “Non sarebbe necessario un grande cambiamento nei flussi di fondi dagli Stati Uniti all’Europa per avere un impatto significativo sui prezzi delle azioni europee, soprattutto per quanto riguarda le piccole e medie imprese”, osserva de Tusch-Lec. Tuttavia, egli invita alla cautela: “La realtà è più sfumata e l’Europa ha la tendenza a deludere”.
Per gli investitori globali, il 2024 potrebbe essere l’anno delle grandi domande: mantenere una forte esposizione sugli Stati Uniti o diversificare verso mercati meno esposti alle incertezze politiche di Washington? “Negli ultimi mesi, cercare alternative ai colossi americani è stato estremamente gratificante. Ora, altri investitori potrebbero trovarsi di fronte alla stessa sfida”, conclude de Tusch-Lec. Il tempo dirà se la marea è davvero cambiata.