Anima, sì di Bankitalia all’offerta di Banco Bpm Orcel guarda al risparmio
Banca d’Italia ha dato il nullaosta a Banco Bpm per l’Offerta pubblica di acquisto sulla totalità delle azioni di Anima Holding. Dopo il plenum dell’assemblea di venerdì scorso, che ha acceso il semaforo verde al rilancio dell’offerta a 7 euro ad azione, il dossier sulla sgr procede spedito tanto che, dopo quello di Palazzo Koch, […] L'articolo Anima, sì di Bankitalia all’offerta di Banco Bpm Orcel guarda al risparmio proviene da Iusletter.

Banca d’Italia ha dato il nullaosta a Banco Bpm per l’Offerta pubblica di acquisto sulla totalità delle azioni di Anima Holding. Dopo il plenum dell’assemblea di venerdì scorso, che ha acceso il semaforo verde al rilancio dell’offerta a 7 euro ad azione, il dossier sulla sgr procede spedito tanto che, dopo quello di Palazzo Koch, è in arrivo a breve anche il via libera dell’Ivass all’operazione, ora alle fasi finali dell’istruttoria dell’istituto di vigilanza sulle assicurazioni. L’Opa su Anima è infatti promossa tramite la controllata Banco Bpm Vita, tanto che il management della banca conta di poter dedurre un miliardo di capitale tramite l’uso del Danish Compromise, di cui si attende, anche qui, un responso da parte di Bce-Eba. L’Ivass dovrebbe inoltre dare via libera pure all’altra offerta, quella di pubblico scambio da 10,1 miliardi di Unicredit sul Banco, anche se qui fa fede l’autorizzazione dell’Eurotower.
La banca guidata da Andrea Orcel avrà tutto il tempo per decidere come muoversi. Il nulla osta dalla Bce per l’operazione sul Banco potrebbe arrivare a ridosso del 27 marzo, quando si riunirà l’assemblea di Unicredit. Dopodiché la Consob avrà cinque giorni di tempo per approvare il prospetto dell’ops e dopo altri cinque giorni potrà partire sul mercato l’offerta di Gae Aulenti su Piazza Meda. L’operazione quindi partirebbe verso metà aprile e rimarrà aperta da 15 a 45 giorni, in funzione delle scelte di Unicredit.
Orcel prenderà tempo per eventualmente rilanciare con una componente per cassa: ieri lo sconto tra le due banche si è ridotto scendendo al 5,01%. Oppure ritirarsi, visto che il rialzo del prezzo per Anima rientra tra le condizioni sospensive per l’intera operazione su Banco Bpm. Per decidere c’è ancora tempo. Unicredit potrà scegliere di aumentare il valore dell’ops fino a due giorni prima della chiusura dell’offerta. E potrà eventualmente decidere di rinunciare alla partita anche dopo la chiusura dell’ops, e cioè fino al giorno prima del regolamento dell’offerta, quando gli azionisti del Banco che hanno aderito porteranno i loro titoli a Unicredit.
Da qui, fino alla conclusione di tutto l’iter, ci sarà un passaggio rilevante: l’assemblea delle Generali — probabilmente anticipata al 24 aprile — che dovrà rinnovare i vertici della compagnia. Unicredit ha oltre il 5% del Leone e dovrà scegliere se esprimersi o meno sulle liste: quella di Mediobanca e quella attesa da Caltagirone e Delfin.
Orcel non ha perso occasione per ribadire che l’investimento a Trieste è solo di natura finanziaria. Ma è chiaro che, visto il perimetro del suo business, Generali per il ceo possa essere anche un’occasione per fare crescere le attività della banca che guida. I fronti possono essere due. Da una parte ci sono gli accordi stretti tra Trieste e Milano nel 2018 per la distribuzione di soluzioni assicurative nell’Europa centro orientale. Nell’area Cee il Leone nel 2023 ha raccolto 4,8 miliardi di premi (+7%), con un risultato operativo di 660 milioni e un raggio di azione in dieci Paesi dell’area, che conta 12 mila dipendenti. Unicredit in questo business è un partner rilevante (anche se il maggior ruolo è quello degli agenti Generali) e potrebbe crescere ancora. Poi c’è un campo tutto da esplorare, quello dell’asset management. Gae Aulenti ha costruito Onemarkets, una piattaforma di 50 fondi costruiti internamente e affidati in gestione a operatori globali che ha grandi ambizioni e con cui la banca ha fin qui raccolto risparmi per 14,5 miliardi tra Italia e i principali mercati del gruppo. Amundi resta ancora la colonna portante dell’asset management Unicredit che distribuisce i suoi fondi: uno stock di circa 80 miliardi in Italia e 20 all’estero. Ma le intese con i francesi scadono nel 2027. E la controllante Crédit Agricole tiene ancora le carte coperte sull’0ps lanciata sul Banco, in cui progettano di salire al 20%.
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