7 anni senza Marielle Franco (uccisa per difendere i più deboli), ma la sua voce coraggiosa risuona ancora
Era la notte tra il 14 e il 15 marzo del 2018 quando Marielle Franco venne assassinata insieme al suo autista Anderson Gomes in un agguato, dopo più di un anno dalla sua elezione al Consiglio Comunale di Rio de Janeiro. La coraggiosa attivista, che amava definirsi “femminista, nera e lesbica”, donna aveva solo 38...

Era la notte tra il 14 e il 15 marzo del 2018 quando Marielle Franco venne assassinata insieme al suo autista Anderson Gomes in un agguato, dopo più di un anno dalla sua elezione al Consiglio Comunale di Rio de Janeiro. La coraggiosa attivista, che amava definirsi “femminista, nera e lesbica”, donna aveva solo 38 anni e si batteva per denunciare le discriminazioni, gli abusi della polizia e le esecuzioni extragiudiziali. Determinazione e coraggio che ha pagato con la sua stessa vita, come accade spesso ai difensori dei diritti umani e dell’ambiente del Brasile.
A distanza di 7 anni da quell’efferato assassinio, il grido di battaglia di Marielle Franco risuona ancora, non solo nel suo Paese, ma in tutto il mondo. E qualche tempo fa a Caserta è apparso un bellissimo murale dedicato proprio a lei.
La sorellanza è una cosa seria.
Posted by Monia Piteo on Saturday, March 12, 2022
A realizzarlo l’artista Monia Piteo per sensibilizzare tutti alla riflessione sul tema della violenza sulle donne e per celebrare l’impegno di Marielle Franco a difesa delle minoranze.
L’attivismo di Marielle a difesa delle minoranze oppresse
Marielle Franco, donna nera nata e cresciuta nella favela di Maré, in qualità di membro della Commissione statale per i diritti umani di Rio de Janeiro, aveva dedicato tempo, competenze ed energie alla difesa dei diritti delle donne nere, dei giovani abitanti delle favelas, della comunità Lgbtq e di altre comunità condannate all’emarginazione sociale e alla discriminazione di genere.
Nel 2016 era anche stata eletta nel consiglio comunale di Rio de Janeiro, come rappresentante del Partito Socialismo e Libertà (PSOL).
Inoltre, era particolarmente attenta a denunciare gli abusi della polizia e le esecuzioni extragiudiziali. Qualche giorno prima dell’attentato, il 10 marzo 2018, Marielle aveva duramente criticato l’intervento militare del 41° Battaglione della Polizia Militare contro gli abitanti di Acarí, favela alla periferia di Rio de Janeiro.
A execução da vereadora do @PSOLOficial Marielle Franco me parece um recado. A cronologia dos fatos mostra isso. pic.twitter.com/DtSpa1GZoU
— Carlos Latuff (@LatuffCartoons) March 15, 2018
Le condanne per l’omicidio
Nel 2019 erano stati arrestati i due principali sospettati dell’omicidio: l’agente di polizia in pensione Ronnie Lessa e l’ex membro della polizia militare Élcio de Queiroz, accusati di avere stretto legami con un gruppo militante. L’inchiesta aveva individuato in Lessa l’autore materiale della sparatoria, mentre de Queiroz avrebbe guidato il veicolo che pedinava l’auto di Marielle.
Nel luglio del 2023 è scattato l’arresto per l’ex pompiere Maxwell Simões Corrêa, sospettato di essere coinvolto nell’uccisione della coraggiosa politica e del suo autista, oltre a 7 mandati di perquisizione e sequestro a Rio de Janeiro.
Nel 2024 Ronnie Lessa ed Élcio de Queiroz sono stati condannati rispettivamente a 79 anni e 60 anni per la sparatoria del 14 marzo 2018, che uccise Marielle Franco e il suo autista, Anderson Gomes.
Lessa e de Queiroz avevano precedentemente firmato patteggiamenti confessando il loro ruolo nell’attentato all’attivista, ma la giuria ha avuto l’ultima parola sulla loro colpevolezza per omicidio e altre accuse. Un grande conforto, dunque, per coloro che hanno visto nel martirio della donna nera e bisessuale un autentico attacco alla democrazia e che temevano che il crimine sarebbe rimasto impunito.
La “mattanza” dei difensori dei diritti umani
L’efferato omicidio rivela le innumerevoli difficoltà e i costanti pericoli che i difensori dei diritti umani si trovano ad affrontare oggi non solo in Brasile, ma anche nel resto dell’America Latina e del mondo. Vittime di minacce, aggressioni e omicidi, soprattutto quando operano nelle aree rurali del Brasile, i difensori dei diritti umani sono facili bersagli. Negli stati del Pará e di Maranhão i difensori sono maggiormente a rischio e le loro vite sono spesso appese ad un filo.
Fonti: DW/Política Livre
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