Uplands & Icons: guarda le montagne fotografate da Steve McCurry

In mostra a Biella fino al 18 maggio ben 128 scatti del grandissimo fotografo statunitense. Che con la montagna ha sempre avuto un rapporto speciale L'articolo Uplands & Icons: guarda le montagne fotografate da Steve McCurry proviene da Montagna.TV.

Mar 14, 2025 - 18:35
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Uplands & Icons: guarda le montagne fotografate da Steve McCurry

Fino al 18 maggio, Biella ospita una mostra dedicata a uno dei più grandi e pluripremiati fotografi contemporanei: Steve McCurry. Anche se non siete appassionati di fotografia, non potete non aver mai visto il celebre ritratto della misteriosa bambina dagli occhi verdi, finita sulla copertina del National Geographic del giugno 1985, diventata l’afghana più famosa al mondo. Quegli occhi magnetici hanno spinto migliaia di persone a scoprire il lavoro di questo fotografo, che non è solo un ritrattista ma anche un amante delle terre alte e dei popoli che le abitano.

Uplands & Icons, un selezione di 128 scatti curata da Biba Giacchetti, presenta entrambi i filoni di ricerca che hanno caratterizzato il lavoro del fotografo americano negli anni. Una visita è anche l’occasione per scoprire il borgo medievale di Biella, Città Creativa Unesco. La mostra è infatti allestita fra le mura di due edifici storici. A Palazzo Gromo è ospitata la sezione più ampia, dedicata alle terre di montagna, ossia le Uplands girate dal fotografo, dal Tibet all’Afghanistan, dalla Mongolia al Nepal, dalla Birmania al Giappone, mentre a Palazzo Ferrero si trovano le Icons, gli iconici ritratti scattati in giro per il mondo da McCurry, così belli che sembrano cogliere l’animo, l’essenza più profonda del soggetto. Tra l’altro c’è anche la foto della bambina afghana, che il fotografo ha ritratto a Peshawar in Pakistan in un campo profughi nel 1984. Si chiama Sharbat Gula, ormai è un’adulta e madre di tre figli e nel 2021 è giunta in Italia come rifugiata dopo il ritorno al potere dei talebani.

Steve McCurry, classe 1950, si è avvicinato alla fotografia alla fine del liceo. Era il 1969 quando questo giovane di Philadelphia ha la possibilità di venire in Europa per due mesi in vacanza insieme alla sua Kodak Instamatic. Erano gli anni della pellicola, in cui la fotografia di qualità non era alla portata di chiunque come oggi grazie ai cellulari. Ogni scatto veniva pensato con attenzione. McCurry capisce subito che questa è la sua strada. «Volevo viaggiare e la fotografia è stata il mezzo che me l’ha permesso», ha raccontato in un video sulla sua vita. «Mi piaceva girare senza aspettarmi nulla, guardare, osservare la gente, sperimentare la vita».

La sua carriera decolla ai tempi dell’invasione sovietica dell’Afghanistan nel 1979, quando decide di attraversare la frontiera fra Pakistan e Afghanistan unendosi a un gruppo di mujaheddin. Per settimane percorre le montagne insieme a loro, vestito in abiti locali e con la barba per non farsi notare come straniero, senza documenti. Ha con sé solo un coltellino svizzero e le sue macchine fotografiche, nascoste in un sacco di tela. Il suo viaggio nell’impervio territorio afghano è un trekking di montagna. McCurry valica monti e passi, seguendo gli spostamenti dei guerriglieri. Al ritorno, cuce i rullini negli abiti per evitare che li vengano confiscati in caso di controlli. Il suo reportage accende i riflettori sulla situazione dell’Afghanistan, gli fa vincere il premio Robert Capa Gold Medal e improvvisamente regala a questo trentenne americano una fama mondiale. A questa terra resterà nel legato e vi farà ritorno in seguito, anche insieme al giornalista Ettore Mo.

«Voglio trasmettere il senso viscerale della bellezza e della meraviglia che ho trovato di fronte a me durante i miei viaggi», ha dichiarato McCurry. Biba Giaccchetti, ideatrice e curatrice di mostre fotografiche, lavora con il fotografo americano da 29 anni. Ha curato 65 mostre in tutto il mondo, tra le quali anche l’ultima a Biella. «Steve McCurry ama molto le montagne», spiega Giacchetti. «Nel corso di tutti i suoi progetti, dedicati a varie tematiche, come il buddhismo o le terre dei monsoni, le ha fotografate. Ha girato il mondo: questa mostra presenta scatti realizzati in 25 Paesi e la foto d’apertura della sezione Uplands è dedicata all’Antartide». Perché proprio le montagne? «Un primo aspetto che lo attrae è la possibilità di fotografare paesaggi ampi dall’alto di una vetta, con un diverso senso prospettico. In secondo luogo, è molto interessato dalle condizioni di vita delle popolazioni delle montagne che abitano a latitudini diverse, ma sono accomunate da un’esistenza difficile, in un territorio in cui crescono poche colture e in cui è importante il rapporto con gli animali come mezzo di trasporto e di sostentamento», commenta Giacchetti.

Anche se avete già visto in passato una mostra dedicata a Steve McCurry, a Biella troverete sicuramente qualcosa di nuovo e differente. «Il fotografo è ancora in attività, quindi mi piace inserire in ogni sua mostra qualcosa della produzione più recente», continua Giacchetti. «Solitamente faccio una prima selezione, più ampia del necessario, e gliela sottopongo. Poi insieme procediamo alla scelta finale». Il paesaggio naturale è da sempre al centro dell’interesse del grande fotografo. «Lo documenta insieme alle condizioni di vita delle persone. Nei suoi ultimi viaggi, tra Antartide, Giappone, Uganda, si è concentrato sulla situazione climatica e sulla fragilità della natura, in un ambiente che per le comunità umane ormai oscilla fra risorsa e problema», conclude Biba Giacchetti.

Per informazioni su orari e biglietti: www.mccurrybiella.it

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