Unicredit, l’utile vola a 2,8 miliardi. Faro di Bruxelles sul Golden Power
L’ad Orcel: nessuna decisione su Bpm. Pop Sondrio nel mirino della Bce: gravi carenze di governance .

Il miglior trimestre di sempre. Unicredit chiude il primo quarto del 2025 con un utile netto in rialzo dell’8,3% a 2,8 miliardi e ricavi in salita del 2,8% a 6,5 miliardi, grazie soprattutto all’ottima performance delle commissioni (in rialzo a 2,3 miliardi) che hanno più che compensato la riduzione del margine di interesse. Numeri che permettono di battere ancora una volta le stime del mercato, di alzare la guidance per l’intero anno a oltre 9,3 miliardi e di festeggiare a Piazza Affari, dove il titolo ieri ha chiuso la seduta in crescita del 4.18% a 56,02 euro, anche per l’annuncio dell’accordo decennale con Google Cloud che accelera la trasformazione digitale dell’istituto e ne migliora prodotti e servizi nei 13 mercati in cui opera.
"Abbiamo conseguito i migliori risultati della storia di Unicredit e il diciassettesimo trimestre consecutivo di crescita redditizia", ha commentato l’ad Andrea Orcel replicando alle voci di un passo indietro su Banco Bpm: "Non abbiamo ancora preso una decisione". Di certo Piazza Gae Aulenti sta rivendendo l’operazione alla luce di Anima, entrata nel perimetro di Bpm dopo un’Opa in cui sono stati rivisti prezzo e condizioni.
Ma il nodo principale è quello del Golden Power, sul quale Unicredit ha incassato un’inattesa sponda da parte della Commissione europea. "Le restrizioni alle libertà fondamentali sono consentite solo se proporzionate e basate su un legittimo interesse pubblico e, soprattutto, nella misura in cui non violano il diritto dell’Ue" ha dichiarato l’esecutivo di Bruxelles, che ha chiesto all’Italia ulteriori informazioni senza nascondere una certa irritazione nei confronti del governo Meloni, con il quale Orcel è in procinto di avere colloqui per chiarire alcune condizioni per avere l’ok all’operazione.
La più ostica sembra essere quella della chiusura entro nove mesi delle attività in Russia, ma pesa anche la partita in Germania con Commerzbank, in riferimento alla quale il manager ha detto di essere "in attesa di avviare discussioni costruttive" con la nuova cancelleria tedesca e con lo stesso istituto di Francoforte. Poi "se sarà possibile fare un accordo lo faremo, altrimenti valuteremo la nostra posizione".
Sempre da Francoforte, ma questa volta dall’Eurotower, ieri è arrivata anche la sonora bocciatura della governance di Pop Sondrio, altra banca italiana al centro del risiko in quanto oggetto del tentativo di scalata di Bper. La Bce, infatti, ha chiuso un’ispezione condotta tra ottobre 2022 e marzo 2023 definendo la banca valtellinese afflitta da "gravi" e "significative carenze" che "incidono" anche sul "sistema di gestione del rischio di credito".
Per risolvere le disfunzioni, la Banca Centrale Europea ha imposto una serie di "misure di vigilanza" volte a migliorare il governo societario, che Sondrio ha chiarito di aver "avviato da tempo" e che "completerà nei tempi previsti". In ogni caso si tratta di un duro colpo alla governance “territoriale“ incarnata dal consigliere delegato e direttore generale Mario Pedranzini, principale oppositore dell’offerta di Bper.