Una nube ha ha inglobato il Sistema Solare
Un’immensa onda di gas e polveri stellari, nota come Radcliffe Wave, ha attraversato il nostro sistema solare circa 14 milioni di anni fa, generando un’interazione galattica di proporzioni straordinarie. Secondo uno studio condotto dall’Università di Vienna, questa gigantesca struttura lunga 9.000 anni luce non si sarebbe limitata a sfiorare la Terra, ma avrebbe letteralmente avvolto […] Una nube ha ha inglobato il Sistema Solare

Un’immensa onda di gas e polveri stellari, nota come Radcliffe Wave, ha attraversato il nostro sistema solare circa 14 milioni di anni fa, generando un’interazione galattica di proporzioni straordinarie. Secondo uno studio condotto dall’Università di Vienna, questa gigantesca struttura lunga 9.000 anni luce non si sarebbe limitata a sfiorare la Terra, ma avrebbe letteralmente avvolto il Sole e i suoi pianeti, creando condizioni cosmiche potenzialmente in grado di influenzare il clima terrestre.
L’incontro tra il sistema solare e la Radcliffe Wave
L’analisi condotta dal team guidato da Efrem Maconi, dottorando presso l’Università di Vienna, ha sfruttato i dati raccolti dal telescopio Gaia dell’Agenzia Spaziale Europea per tracciare la traiettoria della Radcliffe Wave e il suo movimento attraverso la Via Lattea. Gli studiosi hanno scoperto che il nostro sistema solare e questa colossale onda cosmica si sono trovati vicinissimi tra i 12 e i 15 milioni di anni fa, con un picco attorno ai 14 milioni di anni fa.
Quest’evento, su scala cosmica, è relativamente recente. Per fare un paragone, la grande estinzione dei dinosauri avvenne circa 66 milioni di anni fa, mentre l’incontro con la Radcliffe Wave si colloca nel Miocene medio, un’epoca geologica in cui la Terra stava già attraversando significativi mutamenti climatici.
Un cielo avvolto nella nebbia cosmica
Come sarebbe apparso il cielo terrestre durante questa interazione galattica? Secondo Maconi, la presenza della Radcliffe Wave avrebbe alterato la visibilità stellare, attenuando la luce proveniente dagli astri più lontani. “Sarebbe stato come osservare il cielo in una giornata nebbiosa,” ha spiegato il ricercatore. Le stelle, solitamente brillanti e ben definite, sarebbero apparse offuscate e velate, offrendo uno spettacolo completamente diverso da quello che conosciamo oggi.
Un’esplosione di supernove e un possibile legame con il clima
Non è la prima volta che la Radcliffe Wave viene studiata. La scienziata Catherine Zucker, astrofisica di Harvard, aveva già suggerito in passato che il nostro pianeta fosse passato attraverso questa struttura cosmica circa 13 milioni di anni fa. Al Washington Post, Zucker aveva descritto quell’epoca come un vero e proprio festival di supernove, con esplosioni stellari in grado di rilasciare immense quantità di energia nello spazio circostante.
Uno degli aspetti più affascinanti e dibattuti della ricerca riguarda l’ipotesi che il passaggio attraverso la Radcliffe Wave possa aver influenzato il clima terrestre. Il periodo dell’incontro coincide con una fase di raffreddamento globale verificatasi nel Miocene medio, durante la quale si formarono calotte glaciali permanenti e le temperature globali subirono un drastico calo.
Scetticismo nella comunità scientifica
Non tutti gli studiosi, però, concordano su questa ipotesi. Ralph Schoenrich, esperto di clima e fisica presso l’University College di Londra, si mostra dubbioso: “In generale, la geologia è il fattore dominante nei cambiamenti climatici. Lo spostamento dei continenti o le variazioni nelle correnti oceaniche hanno effetti molto più significativi rispetto a influenze cosmiche.”
La danza della Radcliffe Wave nella Via Lattea
Che abbia o meno avuto un impatto diretto sul clima terrestre, il passaggio della Radcliffe Wave rappresenta un evento affascinante nella storia cosmica del nostro sistema solare. Questa struttura, formata da stelle nascenti e nubi di gas primordiale, continua a muoversi attraverso la Via Lattea, ricordandoci che persino le più imponenti formazioni galattiche sono in perenne mutamento. Gli scienziati continueranno a studiare queste dinamiche per comprendere meglio le interazioni che modellano la nostra galassia e il nostro posto nell’universo.