Tsmc e Broadcom spingono Intel in borsa

Per effetto delle notizie sulle trattative con Tsmc e Broadcom, il titolo di Intel è cresciuto del 10 per cento. L'azienda di microchip è in difficoltà ma prevede di registrare un utile in pareggio nel primo trimestre del 2025.

Feb 19, 2025 - 12:38
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Tsmc e Broadcom spingono Intel in borsa

Per effetto delle notizie sulle trattative con Tsmc e Broadcom, il titolo di Intel è cresciuto del 10 per cento. L’azienda di microchip è in difficoltà ma prevede di registrare un utile in pareggio nel primo trimestre del 2025

Nel 2024 le azioni di Intel hanno perso all’incirca il 60 per cento del loro valore. Martedì, invece, il titolo è cresciuto del 10 per cento: è un segno che il mercato giudica positivamente le trattative con Tsmc e con Broadcom, entrambe interessate a una parte degli asset della società statunitense di microchip, un tempo il colosso indiscusso del settore.

L’OPZIONE TSMC (E LE RISERVE DELL’AMMINISTRAZIONE TRUMP)

La compagnia taiwanese Tsmc – cioè la più grande produttrice di chip su contratto al mondo – potrebbe acquisire la divisione manifatturiera di Intel oppure parteciparvi con una quota di maggioranza assieme a un gruppo di fondi di private equity e di società tecnologiche. Quest’ultima opzione è la più gradita all’amministrazione di Donald Trump, che sta partecipando alle discussioni tra le due parti e che è contraria all’idea che le fabbriche di Intel sul suolo americano vengano gestite da un soggetto straniero.

Intel, infatti, è considerata rilevante per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, essendo una delle poche aziende statunitensi attive sia nella progettazione che nella fabbricazione di semiconduttori.

L’OPZIONE BROADCOM

Ad aver messo gli occhi su Intel è anche la californiana Broadcom, che potrebbe prendere possesso dell’unità di progettazione (o design) dei microchip e dividere la proprietà della divisione manifatturiera con un’azienda partner.

ANCHE QUALCOMM PUNTA A INTEL

In autunno il Wall Street Journal aveva reso noto che la società statunitense di semiconduttori Qualcomm aveva avviato delle trattative con Intel per un’eventuale acquisizione. Non era chiaro, tuttavia, in che modo Qualcomm possa finanziare l’offerta né come gestirebbe le attività manifatturiere di Intel: a differenza di quest’ultima, che produce microchip per conto di terzi, Qualcomm non ha mai gestito una fabbrica, limitandosi alla fase di progettazione e affidandosi ad aziende come Tsmc per la loro realizzazione fisica.

Nel 2018 Broadcom cercò di comprare Qualcomm per 142 miliardi di dollari.

COME VA INTEL

Intel, intanto, è in difficoltà: non è stata in grado di cavalcare l’onda dell’intelligenza artificiale né è riuscita a realizzare il piano di potenziamento della sua divisione manifatturiera, ideato dall’ex-amministratore delegato Pat Gelsinger: le spese sono state ingenti e i contratti firmati pochi, il flusso di cassa ne ha risentito e alla fine la società ha dovuto annunciare un piano di riduzione dei costi che prevede la sospensione del progetto in Germania e il licenziamento del 15 per cento della sua forza-lavoro.

Nonostante la crisi, Intel prevede di riportare un utile in pareggio nel primo trimestre del 2025, dopo tre trimestri consecutivi di ricavi in calo.