TFR: cos’è e cosa bisogna sapere
A ciascun lavoratore assunto dopo gli anni duemila, unitamente alla lettera di assunzione viene consegnato il modello sulla scelta di destinazione del proprio Trattamento di Fine Rapporto (TFR). Attenzione però che non scegliere significa fare una scelta categorica, ovvero lasciarlo in azienda. Col decreto 252/2005 il lavoratore può scegliere se lasciare il TFr in azienda e riscattarlo al termine del rapporto di lavoro, oppure destinarlo in un fondo pensione così da investirlo e integrare la pensione pubblica al momento di lasciare l’attività lavorativa. A questo punto la domanda è lecita: ma il tfr è meglio lasciarlo in azienda o avvalersi della previdenza integrativa? Come sappiamo il tfr corrisponde a una parte dello stipendio del dipendente accantonata dal datore di lavoro mensilmente e successivamente erogata al termine del rapporto di lavoro. Corrisponde a circa 1/13 dello stipendio annuo. La scelta sulla destinazione del proprio TFR nei 6 mesi dall’inizio del rapporto di lavoro può verificarsi in maniera esplicita ma anche con modalità tacite alla previdenza integrativa. Con l’adesione tacita l’azienda con più di 50 dipendenti destina il TFR in maturazione del dipendente in primo luogo alla forma pensionistica collettiva prevista. Ma in questa circostanza verrà versato solo l’importo del TFR senza il contributo aggiuntivo contemplato in caso di scelta esplicita. Una cifra non indifferente a cui si rinuncia con questa modalità. Negli altri casi invece il tfr viene trasferito alla speciale forma pensionistica presso l’INPS. Francesco Megna-autore del pezzo Lasciare il TFR in azienda comporta l’applicazione di costi inferiori rispetto alla previdenza complementare. Mentre in caso di ritiro il tfr lasciato in azienda viene liquidato al momento del pensionamento o in caso di cambio di posto di lavoro, se destinato alla previdenza integrativa il TFR può essere reso solo quando si è raggiunta l’età utile per andare in pensione e per un importo massimo del 50% del montante. Il resto come rendita. Infine il riscatto anticipato in caso di perdita o cambio di lavoro è possibile al 100% mentre non sempre ciò è possibile con la previdenza integrativa. E’ evidente come ciascun lavoratore deve compiere delle scelte soggettive sulla base di esigenze personali e/o familiari inderogabili. Ogni situazione è a sè. La legge italiana consente inoltre al dipendente di richiedere un anticipo sul TFR solo se ha maturato almeno otto anni di servizio presso lo stesso datore di lavoro per spese sanitarie o acquisto prima casa e per un massimo del 70% di tutto il trattamento di fine rapporto. Nel caso di previdenza complementare invece è prevista la possibilità di richiedere anche il 30% per qualsiasi altro motivo. E’ possibile inoltre attingere sino al 75% della posizione individuale maturata per spese sanitarie o acquisto prima casa. Purtroppo però la recente decisione dell’INPS di bloccare le nuove richieste di anticipo del TFR ha generato preoccupazione tra gli aderenti che puntavano su questa opportunità per gestire spese impreviste. Il blocco delle domande è dovuto soprattutto alla mancanza di risorse finanziarie e potrebbe protrarsi per tutto il 2025.Tale circostanza potrebbe avere contraccolpi importanti soprattutto sul mercato immobiliare: molte famiglie potrebbero infatti adesso rinunciare a comprar casa. Per quanto riguarda invece la tassazione se lascio il tfr in azienda si applica un’aliquota che va dal 23% al 43% mentre la previdenza complementare prevede aliquote che variano dal 9% al 15%a seconda degli anni di permanenza del fondo. L’adesione alla previdenza complementare permette di ottenere un contributo extra che il datore di lavoro è obbligato a conferire (mediamente 1%). Infine per quanto riguarda il rendimento il tfr viene rivalutato annualmente con un tassi pari all’1,5% + 75% dell’indice ISTAT dell’inflazione. Nella previdenza integrativa invece la rivalutazione è la conseguenza della strategia di investimento scelta. DI FRANCESCO MEGNA Esperto di Finanza ed Economia L'articolo TFR: cos’è e cosa bisogna sapere proviene da Business24tv.it. TFR: cos’è e cosa bisogna sapere

A ciascun lavoratore assunto dopo gli anni duemila, unitamente alla lettera di assunzione viene consegnato il modello sulla scelta di destinazione del proprio Trattamento di Fine Rapporto (TFR). Attenzione però che non scegliere significa fare una scelta categorica, ovvero lasciarlo in azienda. Col decreto 252/2005 il lavoratore può scegliere se lasciare il TFr in azienda e riscattarlo al termine del rapporto di lavoro, oppure destinarlo in un fondo pensione così da investirlo e integrare la pensione pubblica al momento di lasciare l’attività lavorativa.
A questo punto la domanda è lecita: ma il tfr è meglio lasciarlo in azienda o avvalersi della previdenza integrativa? Come sappiamo il tfr corrisponde a una parte dello stipendio del dipendente accantonata dal datore di lavoro mensilmente e successivamente erogata al termine del rapporto di lavoro. Corrisponde a circa 1/13 dello stipendio annuo. La scelta sulla destinazione del proprio TFR nei 6 mesi dall’inizio del rapporto di lavoro può verificarsi in maniera esplicita ma anche con modalità tacite alla previdenza integrativa. Con l’adesione tacita l’azienda con più di 50 dipendenti destina il TFR in maturazione del dipendente in primo luogo alla forma pensionistica collettiva prevista. Ma in questa circostanza verrà versato solo l’importo del TFR senza il contributo aggiuntivo contemplato in caso di scelta esplicita. Una cifra non indifferente a cui si rinuncia con questa modalità. Negli altri casi invece il tfr viene trasferito alla speciale forma pensionistica presso l’INPS.

Francesco Megna-autore del pezzo
Lasciare il TFR in azienda comporta l’applicazione di costi inferiori rispetto alla previdenza complementare. Mentre in caso di ritiro il tfr lasciato in azienda viene liquidato al momento del pensionamento o in caso di cambio di posto di lavoro, se destinato alla previdenza integrativa il TFR può essere reso solo quando si è raggiunta l’età utile per andare in pensione e per un importo massimo del 50% del montante. Il resto come rendita. Infine il riscatto anticipato in caso di perdita o cambio di lavoro è possibile al 100% mentre non sempre ciò è possibile con la previdenza integrativa. E’ evidente come ciascun lavoratore deve compiere delle scelte soggettive sulla base di esigenze personali e/o familiari inderogabili.
Ogni situazione è a sè. La legge italiana consente inoltre al dipendente di richiedere un anticipo sul TFR solo se ha maturato almeno otto anni di servizio presso lo stesso datore di lavoro per spese sanitarie o acquisto prima casa e per un massimo del 70% di tutto il trattamento di fine rapporto. Nel caso di previdenza complementare invece è prevista la possibilità di richiedere anche il 30% per qualsiasi altro motivo. E’ possibile inoltre attingere sino al 75% della posizione individuale maturata per spese sanitarie o acquisto prima casa. Purtroppo però la recente decisione dell’INPS di bloccare le nuove richieste di anticipo del TFR ha generato preoccupazione tra gli aderenti che puntavano su questa opportunità per gestire spese impreviste. Il blocco delle domande è dovuto soprattutto alla mancanza di risorse finanziarie e potrebbe protrarsi per tutto il 2025.Tale circostanza potrebbe avere contraccolpi importanti soprattutto sul mercato immobiliare: molte famiglie potrebbero infatti adesso rinunciare a comprar casa.
Per quanto riguarda invece la tassazione se lascio il tfr in azienda si applica un’aliquota che va dal 23% al 43% mentre la previdenza complementare prevede aliquote che variano dal 9% al 15%a seconda degli anni di permanenza del fondo. L’adesione alla previdenza complementare permette di ottenere un contributo extra che il datore di lavoro è obbligato a conferire (mediamente 1%). Infine per quanto riguarda il rendimento il tfr viene rivalutato annualmente con un tassi pari all’1,5% + 75% dell’indice ISTAT dell’inflazione. Nella previdenza integrativa invece la rivalutazione è la conseguenza della strategia di investimento scelta.
DI FRANCESCO MEGNA
Esperto di Finanza ed Economia
L'articolo TFR: cos’è e cosa bisogna sapere proviene da Business24tv.it.