Simone Deromedis: “Fiva usa i trucchetti. In Italia mancano le strutture, alle Olimpiadi penso il meno possibile”
Dopo tante annate altalenanti, Simone Deromedis ha trovato quella continuità tanto cercata. Il fenomeno azzurro dello skicross è infatti al comando della classifica generale in Coppa del Mondo, leadership persa per un attimo nella prima gara dello scorso fine settimana, quella andata in scena sulle nevi amiche della Val di Fassa, ma poi egregiamente ripresa […]

Dopo tante annate altalenanti, Simone Deromedis ha trovato quella continuità tanto cercata. Il fenomeno azzurro dello skicross è infatti al comando della classifica generale in Coppa del Mondo, leadership persa per un attimo nella prima gara dello scorso fine settimana, quella andata in scena sulle nevi amiche della Val di Fassa, ma poi egregiamente ripresa nella seconda prova, dove ha conquistato un meraviglioso secondo posto sfruttando l’uscita di scena del diretto rivale Florian Wilmsmann in semifinale.
L’azzurro, Campione Mondiale in carica, ha raccontato le sue sensazioni durante l’ultima puntata di “Salotto Bianco“, trasmissione a cadenza settimanale condotta da Dario Puppo e Massimiliano Ambesi in onda ogni lunedì sul canale YouTube di OA Sport
In prima battuta il nativo di Trento ha parlato proprio della responsabilità di indossare il pettorale giallo: “Sono arrivato nelle gare in casa con il pettorale oro che avevo guadagnato a Veysonnaz. Non so se è stata un po’ la maledizione del pettorale, quando lo metto, una ca…ta la faccio sempre. La seconda prova è andata molto meglio, mi sono messo in bolla. Ho fatto le partenze che volevo; la pista mi piaceva un sacco, anche per questo sono rimasto deluso sabato”.
L’azzurro ha quindi spiegato cosa è successo nella sfortunata gara-1: “Avevo il primo tempo, ero tra i più veloci. Ma quando parti con altri tre è molto più una roulette, può capitarti bene come male. Ho fatto un errore in partenza, sono rimasto imbottigliato, non ho trovato lo spazio per passare. Da noi se commetti un errore nel momento sbagliato diventa difficile. E’ stata una gara complicata, con il brutto tempo, non ero nella mia migliore condizione mentale: ho subito la pressione di fare bene a casa”.
Il trentino ha poi illustrato le caratteristiche del tracciato di San Pellegrino, dove abbiamo visto situazioni particolari, come la particolare uscita del fenomeno Marielle Thompson ai quarti in gara-2: “ Noi domenica eravamo veloci. Quello che ha fatto la differenza è che la pista è piatta e lunga, senza curve che spezzino il ritmo. Se tu fai un errore su un doppio, dopo devi saltare più lungo e perdi tempo. Una sbavatura che fai 200 metri a monte te lo porti per tutta la pista. Marielle Thompson è rimasta corta da un salto, magari ad occhio esterno non si vede, ma questa pista aveva questa peculiarità”.
Tante gare fatte bene per Deromedis, ma anche qualche passaggio a vuoto. L’azzurro ha qualche rimpianto? “Sei podi su undici è la metà, quindi un‘altra metà si poteva fare meglio, Sono contento perché l’anno scorso all’inizio facevo fatica, ho avuto difficoltà in preparazione. Nel mio sport con la questione delle sportellate, che tutto può succedere e che tutti possono vincere è difficile essere costanti: non puoi imbroccare solo una volta, devi imbroccare quattro volte”.
Ma è cambiato qualcosa a livello mentale? Secondo Simone la questione è più tecnica: “Mentalmente no, io cerco di non guardare i punti ma di pensare gara per gara. L’approccio è sempre quello. Quest’anno siamo arrivati più preparati, siamo riusciti a fare più giorni di allenamento. Non è facile costruire queste piste dove c’è bisogno di tanta neve. Quest’anno siamo stati tanto in Sud America, l’anno scorso sono arrivato alla prima gara con due o tre giorni di skicross”.
Lo skicross è uno sport particolare, in cui si vedono anche tanti atleti navigati. L’azzurro stesso, classe 2000, è il più giovane tra i big: “Succede perché la maggior parte degli atleti passano dall’alpino allo skicross abbastanza tardi e ci vuole tempo per prendere il passo e girare forte. Io ho cominciato prestissimo, a 16 anni, ci vuole un attimo. Ho avuto la fortuna di potermi trovare con gente forte e di entrare velocemente in Coppa del Mondo visto che c’era un cambio generazionale. Mi sono trovato subito a correre con i forti, portandomi a tirare fuori gli attributi. Quando parti dal cancelletto hai a destra uno che ha vinto le Olimpiadi, a sinistra uno che ha vinto il Mondiale”.
Sono tanti gli avversari di punta, ma Simone ha detto con tutta sincerità il rivale più fastidioso: “Tra tutti il più ‘cane’ è Alex Fiva, lui sa tutti i trucchetti del mestiere, mentre magari i giovani corrono più puliti; Howden a livello di fianco, 115 kg di ‘vitello’, quando lo devi spostare non è facile. Mentre con Wilmsmann, Mobaerg o Youri Duplessis-Kergomard sei più tranquillo. Sono magari più bravi tecnicamente, ma li temi un po’ meno in quanto più puliti“.
E anche circa la lotta alla sfera di cristallo, Simone non si è nascosto: “Howden è indietro perché ha fatto due ‘zero’ a Reiteralm e all’inizio faticava a prendere il ritmo. Ora è in pompa, è capace di vincere anche tre-quattro gare di fila, non è da tutti. Wilmsmann è costante, ma magari si piazza spesso al quinto posto. Entrambi sono pericolosi perché arrivano sempre tra gli otto, io invece sono uscito più volte ai quarti. Loro li temo di più, Duplessis-Kergomard ti indovina qualche gara, ma poi sbaglia”.
Quest’anno ci sarà anche il Mondiale, dove Deromedis proverà a difendere il titolo in un tracciato a lui molto caro: “St. Moritz mi piace molto, mi ricorda San Pellegrino, è piatta e con strutture tecniche da spingere, bisogna creare velocità, è una pista fisica. L’anno scorso c’è stata la prima tappa di Coppa del Mondo e l’ho vinta. Sono fiducioso, consapevole della possibilità. Ma la gara secca è tutt’altro discorso, credo che salvo eventi strani correrò anche nel misto. A Bakuriani non l’ho fatto per questione di tempo, c’era stato un ritardo, abbiamo fatto due gare in un giorno. Dopo sei giri, con la medaglia in mano, ho detto: ‘Sono a posto così’ “. E a proposito di Bakuriani, la pista dell’oro iridato, l’atleta ha aggiunto: “Quest’anno non si corre lì ma a Gudauri, ci hanno corso nello snowboard; la pista è interessante, speriamo sia simile a Bakuriani“.
Inutile dire che quello che stiamo attraversando è il periodo più florido di sempre nel freestyle: “I fratelli Tabanelli hanno scritto la storia vincendo gli X Games, noi facciamo sempre più spesso podio, anche con Jole Galli che ha vinto la settima scorsa. C’è vento di novità per chi guarda, abbiamo un bello spettacolo da offrire. Negli ultimi anni la FISI ci ha creduto di più rispetto al passato, poi è un circolo virtuoso: se fai i risultati, il movimento cresce e si avvia un meccanismo con cui si arriva a tutto“.
Ma non è tutto oro quel che luccica: “Oggi vedo tanti ragazzi che fanno skicross solo per divertimento, a livello agonistico in Italia da noi manca un circuito di gare, manca una struttura che consente ai giovani atleti di provare. Questo è un aspetto su cui lavorare, dobbiamo invogliarli perché è uno sport propedeutico allo sci alpino e viceversa; sarebbe bello fare una collaborazione con gli Sci Club, aiuterebbe gli atleti a svegliarsi. Oggi non c’è un movimento grande, ma sta crescendo. Per tirare su giovani, in Svizzera fanno camp estivi: lì i ragazzi provano, li selezionano e si crea una comunità. Da noi mancando le strutture. La squadra è ben selezionata, subito dopo c’è un buco, gli allenatori competenti sono pochissimi, gli impianti sono limitati, bisogna ancora partire. La prima cosa da fare sarebbe creare un circuito di gare a livello nazionale per motivare i ragazzi a sfidarsi”.
Nelle prossime settimane la squadra azzurra potrebbe provare il tracciato olimpico di Milano Cortina 2026, in fase di allestimento a Livigno: “Faranno i primi test questa settimana, quando costruisci da zero non è scontato che tutto funzioni, forse nelle prossime settimane saliremo. Volevano fare una gara test di Coppa del Mondo, non sono riusciti ad organizzarla. Sarà un punto interrogativo fino all’anno prossimo. Ma di solito a Livigno le cose le sanno fare“.
Per Simone in ottica olimpica la parola d’ordine sarà gestire le emozioni: “Io ogni tanto mi metto fretta e pressione, poi vedo che sono il più giovane dei primi venti o trenta. Sarebbe bello togliersi lo sfizio delle Olimpiadi; a Pechino 2022 stavo andando bene, oggi mi viene il nervoso a ripensarci, fino a metà semifinale avevo dominato. Poi c’è stato un problema, c’è stato un contatto e sono finito in una finalina che poi ho vinto. Il quinto posto rimane lì sapendo che si poteva fare medaglia, era nelle mie corde. Alle prossime Olimpiadi ci voglio pensare meno possibile: è la gara più importante, averla in casa è il sogno di qualsiasi atleta, ci penso meno possibile per non accumulare troppe pressioni. C’è solo una gara, hai un solo colpo di fucile devi fare centro”.
Sci alpino e skicross, due sport complementari. Ma cosa invidia Deromedis all’altra disciplina? “Invidio come tirano le curve, io devo stare lì a scervellarmi, a loro viene tutto naturale. Loro quando fanno il passaggio allo skicross fanno fatica con i dossi e soprattutto a sciare in mezzo agli altri: ci vuole tempo, ci vogliono i giri, ci vuole attitudine”.
VIDEO INTERVISTA DEROMEDIS