Sex and Solitude: il viaggio di Tracey Emin tra desiderio e dolore
A Palazzo Strozzi inaugura la più grande mostra mai dedicata all'artista britannica, con oltre sessanta opere tra neon, ricami, pittura e scultura che ripercorrono la sua trentennale parabola intellettuale ed esistenziale.

Firenze, 13 marzo 2025 - Il sesso nella solitudine. Perché il corpo, sintesi di vita e arte, desiderio e dolore, passione e sacrificio, è dialogo creativo tra il bisogno umano di connessione e l'inevitabile isolamento dell'artista. E' una storia di ferite fisiche e psicologiche la parabola di Tracey Emin, che traduce i momenti intimi e privati in metafore esistenziali, le esperienze personali in opere intense e potenti, segnate da un approccio crudo ed esplicito, diretto e viscerale al linguaggio artistico.
"Tracey Emin. Sex and Solitude" - in programma a Palazzo Strozzi dal 16 marzo al 20 luglio 2025 - è il titolo della più grande mostra mai dedicata alla sua poliedrica attività: l'esposizione curata da Arturo Galansino e sostenuta da Regione Toscana, Comune di Firenze, Fondazione Cassa di Risparmio e Camera di Commercio presenta oltre sessanta opere tra pittura, disegno, scultura, fotografia e video, realizzate sperimentando tecniche e materiali come il ricamo, il bronzo e il neon. Un viaggio trentennale in bilico costante tra figurazione e astrazione, dove il corpo, fragile e carnale, posseduto e sofferente, resta sempre al centro del percorso, aperto dalla grande installazione al neon sulla facciata di Palazzo Strozzi che dà il titolo alla mostra.
Raggiunto il cortile, il pubblico viene investito dalla monumentale scultura in bronzo di una figura femminile, "I followed you to the end" (2024), che anticipa il motivo della riappropriazione del proprio ruolo di donna e artista sviluppato nell'installazione "Exorcism of the last painting I ever made" (1996), per la prima volta in Italia: la ricostruzione dello studio temporaneo dove Emin visse e lavorò nuda per tre settimane e mezzo di fronte agli occhi degli spettatori, creando disegni e dipinti ispirati ai maestri Pablo Picasso, Egon Schiele e Yves Klein. Un fascio di tensioni emotive che l'artista britannica traduce istintivamente sulla tela attraverso pennellate rapide e sovrapposizioni di colore, cancellazioni e ripensamenti visibilii: il gesto pittorico emerge così nella sua assoluta materialità, come testimoniano "Hurt Heart" (2015), "It was all too much" (2018), "It - didnt' stop - I didn't stop" (2019), "There was blood" (2022) o "Not fuckable" (2024).
L'amore sospeso tra sessualità, romanticismo e dolore diventa invece centrale nei suoi ricami - da "I don't need to see you I can feel you!" (2016) a "No distance" (2016) - e nelle sculture in bronzo con patina di nitrato d'argento, come "Coming down from love" (2024) e "In my defence - I thought of only you" (2017). Ma anche nelle frasi al neon che riproducono la sua scrittura manuale: "Love Poem for CF" (2007), basata sui versi dedicati al suo ex-fidanzato Carl Freedman, e "Those who suffer LOVE" (2009), in dialogo con un video dallo stesso titolo, diventano dichiarazioni universali di sofferenza e desiderio. Sex and solitude.