"Revisione della condanna" per l'omicidio di Chiara Poggi. La difesa di Alberto Stasi ci riprova

AGI - La difesa di Alberto Stasi ha intenzione di chiedere a Brescia la revisione della condanna a 16 anni per l'omicidio di Chiara Poggi "dopo avere valutato gli sviluppi dell'indagine della Procura di Pavia su Andrea Sempio e soprattutto dopo avere visto gli atti di questa inchiesta che sono coperti dal segreto istruttorio". Lo afferma l'avvocata Giada Bocellari che col collega Antonio De Renzis assiste l'ex fidanzato della vittima. Si torna, dunque, a parlare del delitto di Garlasco, uno dei più controversi della storia recente che nel 2007 spezzò l'immobile quiete due giorni prima di Ferragosto nel paesino ritagliato tra le risaie pavesi fino ad allora famoso per uno storico locale da ballo. Da dieci anni per l'omicidio di Chiara Poggi, che un investigatore definì uscendo dalla villetta piena di sangue di via Pascoli "una ragazza senza nuvole", l'ex fidanzato è detenuto a Bollate dopo avere 'incassato' una condanna definitiva a 16 anni al termine di una girandola di verdetti contraddittori. Due assoluzioni e poi due condanne, passando per la Cassazione che mise in dubbio la doppia innocenza. Prima della sentenza definitiva nel 2015 il procuratore generale alzò le mani: "Non sono in grado di stabilire se è colpevole o innocente". Nuove indagini su Andrea Sempio La Procura di Pavia ora indaga per la seconda volta Andrea Sempio, all'epoca poco più che maggiorenne, sulla base di due studi firmati dai genetisti dell'accusa e della difesa Stasi, giunti a una comune conclusione: sotto le unghie di due dita di Chiara Poggi c'erano più tracce del suo dna. Questo è un elemento che di per sé non ha alcun significato nell'attribuire la responsabilità dell'omicidio all'amico del fratello di Chiara, ma va contestualizzato in uno scenario completo di un'indagine tutta da scrivere.     Sempio, oggi un uomo di 37 anni, disse di avere come alibi lo scontrino di un parcheggio a Vigevano, che aveva conservato e mostrò agli inquirenti. Da Procura e difesa si concorda sulla 'leggibilità' del dna in precedenza non riconosciuta. Il lavoro della difesa di Stasi, assistito da Giada Bocellari e Antonio De Renzis, è iniziato tre anni fa, prima di essere presentato alla procura di Pavia che l'ha trovato convincente e ha chiesto a un gip di riaprire le indagini, un passaggio necessario quando si voglia indagare una persona la cui posizione è già stata archiviata, come nel caso di Sempio. Il gip ha bocciato questa richiesta, la Procura ha fatto ricorso in Cassazione che l'ha accolto. A questo punto è stato un nuovo gip a dare il via libera alla riapertura del caso. In sostanza, la precedente archiviazione viene confutata dalla Procura perché i magistrati definirono "inutilizzabile" il materiale genetico isolato sotto le unghie. Reazioni e sviluppi futuri "Sono allibito e sconvolto, mi sono messo in ferie", fa sapere Sempio, impiegato in un centro commerciale, attraverso il suo difensore. Oggi si dovrà presentare negli uffici milanesi dei carabinieri della Scientifica per sottoporsi al test del dna coattivamente, dopo essersi rifiutato di farlo in modo spontaneo.     Archiviazione del 2017 Nell'archiviazione datata 28 marzo 2017, il gip di Pavia, Fabio Lambertucci, scriveva che Andrea Sempio non aveva nulla a che vedere col crimine parlando di "inconsistenza degli sforzi profusi dalla difesa di Stasi". Per il gip di Pavia, era "radicalmente priva di attendibilità la consulenza tecnica sul materiale genetico offerto dai legali di Stasi" e "tracce di dna di Sempio potevano ben posizionarsi sulle unghie di Chiara Poggi in via mediata per il fatto che entrambi usavano il computer fisso in casa Poggi che il fratello di Chiara e i suoi amici utilizzavano spesso per eseguire videogiochi comandati da tastiera". Inoltre non era ipotizzabile nemmeno un movente: "Non si comprende per quale assurdo motivo Sempio avrebbe dovuto, senza compiere alcun tentativo di avvicinamento alla ragazza, ucciderla con modalità così brutali ed efferate". Attesa per la verità Titoli di coda, dunque, fino a oggi. "Attendiamo gli sviluppi con la ragionevole speranza che possa essere finalmente emergere la verità", sperano gli avvocati di Stasi. "Abbiamo saputo dal tg1, non abbiamo niente da dire", è il commento di Giuseppe Poggi e Rita Preda, la cui composta sobrietà in questi anni di dolore è sempre stata una certezza anche nei giorni più turbolenti della canea mediatica, e lo è anche ora che si mette in dubbio una verità che pareva ormai incrollabile.    

Mar 12, 2025 - 13:17
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"Revisione della condanna" per l'omicidio di Chiara Poggi. La difesa di Alberto Stasi ci riprova

AGI - La difesa di Alberto Stasi ha intenzione di chiedere a Brescia la revisione della condanna a 16 anni per l'omicidio di Chiara Poggi "dopo avere valutato gli sviluppi dell'indagine della Procura di Pavia su Andrea Sempio e soprattutto dopo avere visto gli atti di questa inchiesta che sono coperti dal segreto istruttorio". Lo afferma l'avvocata Giada Bocellari che col collega Antonio De Renzis assiste l'ex fidanzato della vittima. Si torna, dunque, a parlare del delitto di Garlasco, uno dei più controversi della storia recente che nel 2007 spezzò l'immobile quiete due giorni prima di Ferragosto nel paesino ritagliato tra le risaie pavesi fino ad allora famoso per uno storico locale da ballo.

Da dieci anni per l'omicidio di Chiara Poggi, che un investigatore definì uscendo dalla villetta piena di sangue di via Pascoli "una ragazza senza nuvole", l'ex fidanzato è detenuto a Bollate dopo avere 'incassato' una condanna definitiva a 16 anni al termine di una girandola di verdetti contraddittori. Due assoluzioni e poi due condanne, passando per la Cassazione che mise in dubbio la doppia innocenza. Prima della sentenza definitiva nel 2015 il procuratore generale alzò le mani: "Non sono in grado di stabilire se è colpevole o innocente".

Nuove indagini su Andrea Sempio

La Procura di Pavia ora indaga per la seconda volta Andrea Sempio, all'epoca poco più che maggiorenne, sulla base di due studi firmati dai genetisti dell'accusa e della difesa Stasi, giunti a una comune conclusione: sotto le unghie di due dita di Chiara Poggi c'erano più tracce del suo dna. Questo è un elemento che di per sé non ha alcun significato nell'attribuire la responsabilità dell'omicidio all'amico del fratello di Chiara, ma va contestualizzato in uno scenario completo di un'indagine tutta da scrivere.

 

 

Sempio, oggi un uomo di 37 anni, disse di avere come alibi lo scontrino di un parcheggio a Vigevano, che aveva conservato e mostrò agli inquirenti. Da Procura e difesa si concorda sulla 'leggibilità' del dna in precedenza non riconosciuta. Il lavoro della difesa di Stasi, assistito da Giada Bocellari e Antonio De Renzis, è iniziato tre anni fa, prima di essere presentato alla procura di Pavia che l'ha trovato convincente e ha chiesto a un gip di riaprire le indagini, un passaggio necessario quando si voglia indagare una persona la cui posizione è già stata archiviata, come nel caso di Sempio.

Il gip ha bocciato questa richiesta, la Procura ha fatto ricorso in Cassazione che l'ha accolto. A questo punto è stato un nuovo gip a dare il via libera alla riapertura del caso. In sostanza, la precedente archiviazione viene confutata dalla Procura perché i magistrati definirono "inutilizzabile" il materiale genetico isolato sotto le unghie.

Reazioni e sviluppi futuri

"Sono allibito e sconvolto, mi sono messo in ferie", fa sapere Sempio, impiegato in un centro commerciale, attraverso il suo difensore. Oggi si dovrà presentare negli uffici milanesi dei carabinieri della Scientifica per sottoporsi al test del dna coattivamente, dopo essersi rifiutato di farlo in modo spontaneo.

 

 

Archiviazione del 2017

Nell'archiviazione datata 28 marzo 2017, il gip di Pavia, Fabio Lambertucci, scriveva che Andrea Sempio non aveva nulla a che vedere col crimine parlando di "inconsistenza degli sforzi profusi dalla difesa di Stasi". Per il gip di Pavia, era "radicalmente priva di attendibilità la consulenza tecnica sul materiale genetico offerto dai legali di Stasi" e "tracce di dna di Sempio potevano ben posizionarsi sulle unghie di Chiara Poggi in via mediata per il fatto che entrambi usavano il computer fisso in casa Poggi che il fratello di Chiara e i suoi amici utilizzavano spesso per eseguire videogiochi comandati da tastiera".

Inoltre non era ipotizzabile nemmeno un movente: "Non si comprende per quale assurdo motivo Sempio avrebbe dovuto, senza compiere alcun tentativo di avvicinamento alla ragazza, ucciderla con modalità così brutali ed efferate".

Attesa per la verità

Titoli di coda, dunque, fino a oggi. "Attendiamo gli sviluppi con la ragionevole speranza che possa essere finalmente emergere la verità", sperano gli avvocati di Stasi. "Abbiamo saputo dal tg1, non abbiamo niente da dire", è il commento di Giuseppe Poggi e Rita Preda, la cui composta sobrietà in questi anni di dolore è sempre stata una certezza anche nei giorni più turbolenti della canea mediatica, e lo è anche ora che si mette in dubbio una verità che pareva ormai incrollabile.