Raffaele Fitto, vicepresidente Commissione Europea: “Il Sud chiama l’Europa, e l’Europa risponde presente”
Raffaele Fitto, vicepresidente della Commissione Europea, è intervenuto in qualità di relatore all’evento Sud Chiama Europa, organizzato a Napoli il 9 maggio 2025 dall’Osservatorio economico e sociale Riparte l’Italia e patrocinato dal Comune di Napoli. Il vicepresidente ha portato la sua testimonianza nel panel “L’Europa e il ruolo del Sud“, moderato dal giornalista Mediaset Giuseppe […] L'articolo Raffaele Fitto, vicepresidente Commissione Europea: “Il Sud chiama l’Europa, e l’Europa risponde presente” proviene da Osservatorio Riparte l'Italia.

Raffaele Fitto, vicepresidente della Commissione Europea, è intervenuto in qualità di relatore all’evento Sud Chiama Europa, organizzato a Napoli il 9 maggio 2025 dall’Osservatorio economico e sociale Riparte l’Italia e patrocinato dal Comune di Napoli.
Il vicepresidente ha portato la sua testimonianza nel panel “L’Europa e il ruolo del Sud“, moderato dal giornalista Mediaset Giuseppe Brindisi.
Riportiamo di seguito la trascrizione integrale del suo intervento.
Buonasera a tutti, mi dispiace per la modalità del collegamento, ma il mio aereo ha fatto un’ora e mezzo di ritardo e quindi sono in auto. E quindi spero che vada tutto bene e che mi sentiate bene.
Guardi, innanzitutto mi fa piacere partecipare a questa iniziativa, saluto tutti i presenti, gli organizzatori. Penso che sia molto importante avviare una fase di confronto su queste tematiche, lo dico anche nella mia attuale veste, non solamente per il ruolo che ricopro all’interno della Commissione Europea, ma anche per il tema collegato alle mie competenze, al mio portafoglio nell’ambito della Commissione Europea, in particolare la politica di coesione, che come sapete rappresenta uno degli elementi fondamentali di questo tipo di intervento e anche delle opportunità e degli obiettivi che la Commissione Europea ha nell’ambito anche delle competenze dei trattati, che è quello appunto collegato ad una esigenza, è quella di ridurre le differenze tra i diversi territori.
E nell’ambito di questo obiettivo strategico non c’è dubbio che il tema del Sud Italia rappresenti uno degli elementi fondamentali, essendo il Sud Italia una delle principali aree beneficiarie della politica di coesione da una parte, ma anche una delle principali aree nelle quali le politiche di intervento possano essere delle politiche fondamentali per cercare di migliorare la qualità della vita dei cittadini, intervenire in modo strutturale su quelli che sono i servizi e le infrastrutture primarie e soprattutto creare le condizioni per poter rilanciare anche dal punto di vista di prospettiva e soprattutto nella dimensione di carattere anche geopolitico che stiamo vivendo anche quest’area del nostro paese e l’Italia in generale.
In questo contesto mi fa piacere partire da una considerazione e da un fatto concreto, nei pochi mesi nei quali la Commissione europea ha avviato il suo lavoro, proprio il primo di aprile è stato presentato su mia iniziativa dopo un confronto con tutti gli stati membri, non solamente con i governi ma anche con i sindaci e con i Presidenti di regione, come Gaetano Manfredi sa molto bene, una proposta di adeguare gli attuali programmi. Io penso che uno dei temi fondamentali sia la capacità di giungere in modo efficace sugli interventi anche nel contesto che viviamo e la proposta che la Commissione europea che oggi è all’attenzione del Parlamento e del Consiglio e subito dopo porterà alla revisione dei programmi attuali, parte da un assunto.
Noi abbiamo complessivamente un terzo del bilancio europeo che è destinato alla politica di coesione, per capirci sulla programmazione 2021-2027 l’Italia ha circa 43 miliardi di risorse europee che insieme al cofinanziamento nazionale e regionale arriva a superare i 70 miliardi di euro, quindi un programma molto importante dal punto di vista finanziario che ha degli obiettivi fondamentali per costruire uno sviluppo e ridurre le differenze territoriali.
Ebbene questo programma, siamo partiti da questa considerazione, è stato oggetto di un confronto tra la Commissione europea e gli stati membri dal 2019 al 2021, è stato sottoscritto l’accordo di partenariato, quindi il documento con gli obiettivi come poter spendere questi soldi nel 2022 e i programmi di fatto stanno per partire adesso. Noi siamo partiti da questa considerazione per mettere in campo una proposta che in sintesi prevede degli incentivi per agevolare una revisione dei medio termini di questi programmi, leggere le nuove necessità, le nuove priorità e costruire una politica di adeguare questi programmi a queste nuove esigenze e che sia propedeutica anche alla definizione del futuro della politica di coesione e quindi del futuro della politica di sviluppo di questi territori.
Le cinque priorità che abbiamo individuato sono la competitività, quindi un modo per raccordarsi col sistema delle imprese su quelle che sono le esigenze reali delle quali abbiamo bisogno da una parte, dall’altra il tema dell’energia, acqua, che è una delle grandi questioni sulle quali dobbiamo interrogarci, non solamente per il valore fondamentale della risorsa idrica, ma anche e soprattutto sul tema della governance di questa importante materia, di queste importanti risorse e soprattutto anche la necessità di mettere in campo delle politiche di intervento che possano affrontare le questioni di cui ci occupiamo solo quando abbiamo i problemi, perché in Italia, come in Spagna, come in molti altri paesi europei ci si occupa del problema dell’acqua quando abbiamo i disastri dell’alluvione, quando abbiamo la scarsità idrica, invece noi abbiamo bisogno di una programmazione adeguata e questa priorità viene posta al centro dell’attenzione come necessità dal punto di vista delle riforme e degli investimenti.
E anche, come è noto perché è un tema di discussione, la difesa, con un obiettivo finale che è quello di dire che su queste cinque priorità ogni Stato membro è libero di scegliere quale utilizzare e in che misura utilizzare, perché l’Europa ha oggi situazioni differenti e ci sono aree, paesi, regioni dell’Europa, soprattutto nel nord-est che hanno bisogno di poter utilizzare anche sul tema della difesa queste risorse laddove è necessario per ridefinire lo sviluppo di alcune aree territoriali.
Questo mi sembra che sia un primo importante provvedimento che anticiperà la discussione sul futuro bilancio dell’Unione europea, una discussione molto complessa e che indica già dal punto di vista degli obiettivi, le strategie fondamentali per le aree come il Mezzogiorno d’Italia, in modo particolare come il Sud Italia e soprattutto mette insieme una serie di scelte su investimenti strategici fondamentali che possono cambiare realmente lo sviluppo e la prospettiva di un territorio. Penso che noi ci troviamo di fronte oggi a questa grande necessità.
Il Sud io penso che non possa essere valutato con una sola valutazione positiva o negativa. Il Sud sono tante aree differenti, abbiamo molti elementi di diversità nel Sud, abbiamo tante esperienze importanti e positive dal punto di vista imprenditoriale ma anche e soprattutto dal punto di vista territoriale, abbiamo la possibilità di declinare il Sud con diverse modalità e quindi anche l’obbligo di leggere queste diverse necessità per costruire queste diverse opportunità e situazioni, per costruire delle soluzioni, delle risposte alle diverse necessità che abbiamo in questo territorio.
Quindi non possiamo avere un giudizio univoco del Sud, nel senso che non c’è un Sud, ci sono diverse realtà, ci sono aree di intervento nelle quali è possibile constatare un livello di crescita importantissime, grandi aree urbane che stanno dimostrando che è possibile costruire una dinamica, una dimensione con una visione, ci sono delle possibilità per costruire anche delle soluzioni, delle risposte che dal punto di vista anche della valorizzazione del sistema imprenditoriale delle aziende del Mezzogiorno Italia sono all’avanguardia sulle quali è possibile dare questa prospettiva e in questo contesto mi piace sottolineare come ci siano degli strumenti.
Qui io non posso e non voglio entrare nelle dinamiche di politica nazionale evidentemente perché il ruolo non me lo consente, però noi abbiamo lavorato negli anni scorsi su alcuni strumenti di innovazione molto importanti, penso per esempio ad un’azione rilevantissima qual è stata quella del trasformare l’intero Mezzogiorno Italia, l’intero Sud, le otto regioni in una zona economica speciale con due misure di intervento molto rilevanti, penso al tema per esempio del creo di imposta da una parte ma anche della possibilità di superare quelli che sono i problemi di carattere burocratico, di avere un livello autorizzativo in grado di poter incentivare e far crescere il sistema imprenditoriale in questa grande area.
E lo dico perché il Sud non è solamente una parte di un paese né tantomeno solamente un punto di riferimento di un territorio, il Sud Italia oggi rappresenta il ponte nel Mediterraneo anche verso uno sviluppo che riguarda molto l’Europa e che può essere una grande opportunità e avere nel centro del Mediterraneo di fronte a questa grande sfida geopolitica, questa situazione di fronte alla quale ci troviamo, un territorio così ampio che sia stato riconosciuto anche a livello europeo come una unica zona economica speciale, una delle più grandi in assoluto, rappresenta anche una grande opportunità per avere la capacità di attrarre investimenti in questo territorio ma anche soprattutto per poter sostenere il sistema imprenditoriale e quindi anche per adeguare le politiche di intervento ai nuovi scenari.
Abbiamo grandi potenzialità, abbiamo anche una grande opportunità perché nel Sud ci sono università e ci sono centri di ricerca che sono in grado di poter sostenere questo sviluppo, si tratta di crederci, di valorizzare al massimo queste realtà e di costruire delle politiche che rendano questi territori realmente attrattivi in grado anche di poter superare quelli che sono dei luoghi comuni, quindi ci vuole uno spirito positivo e ci vuole soprattutto la possibilità di costruire una collaborazione tra i diversi livelli istituzionali, lo dico perché uno degli elementi che caratterizza la politica di coesione è il governo multilivello, quindi la capacità di coinvolgere i diversi livelli istituzionali, le città, le regioni, i governi nazionali a livello europeo, questo penso che rappresenti una grande opportunità, non stiamo lavorando su più fronti, esiste in Europa una grande questione che è quella del sovrappopolamento delle aree urbane, in Europa non abbiamo il 75% dei cittadini europei che vivono nelle aree urbane, questo comporta una necessità di costruire delle politiche di intervento nelle aree urbane sul fronte della mobilità, dei trasporti, delle infrastrutture, della casa, che siano in grado di poter dare delle risposte a questo dato che vede in grande crescita le aree urbane, ma al tempo stesso abbiamo l’altra faccia della stessa medaglia che è lo spopolamento che abbiamo nelle aree interne, sono due grandi questioni che sotto il grande ombrello della sfida demografica rappresentano delle linee di intervento fondamentali sulle quali è necessario leggere le esigenze dei territori, è il mezzogiorno d’Italia, il Sud Italia su questo può e deve svolgere un’azione rilevantissima ed è per questo che stiamo lavorando, ho fatto prima il riferimento all’adeguamento dei programmi attuali in questa direzione e soprattutto anche sulla necessità che il dibattito che è appena iniziato a livello europeo sul futuro bilancio dell’Unione Europea possa tenere dentro queste dinamiche anche le nuove priorità di fronte alle quali ci troviamo e per le quali è necessario estremamente dare delle risposte per far competere l’Europa a livello geopolitico e in questo il Sud Italia ha una grande potenzialità in questa direzione.
Il PNRR è chiaro che anche questo mi comporta una premessa, ho avuto la responsabilità del PNRR dal 2022 fino a qualche mese fa, quindi evito di entrare nel merito di queste questioni perché rischierò di entrare nel dibattito nazionale non solo perché è un’indicazione precisa della Commissione ma perché è un mio impegno diretto, voglio evitare in tutti i modi di poter entrare in questo ambito. Devo dire che noi siamo reduci da alcune revisioni del piano, ci fu una discussione sul fatto che si poteva e non si poteva modificare, ma c’è un regolamento comunitario che consente di adeguare il piano, si chiama flessibilità, noi non possiamo pensare che la scelta fatta anni fa rimane la stessa per gli anni successivi e quello che abbiamo fatto e stiamo facendo sulla pulire di coesione va in questo senso, noi abbiamo bisogno di una flessibilità perché se cambia il mondo noi dobbiamo adeguarci a delle scelte che devono essere più incisive, non possiamo essere fermi con delle scelte degli anni passati. Il PNR ha avuto una serie di adeguamenti, io li ho sostenuti e quindi ne sono assolutamente convinto, che portano oggi l’Italia ad essere un paese che sul PNR ha le migliori performance in assoluto, questo non lo dico io perché lo devo enfatizzare ma perché è un dato di fatto oggettivo.
L’Italia sta discutendo adesso con la Commissione Europea la chiusura della settima rata sulle 10 rate esistenti, c’è un tema però differente rispetto all’approccio, noi abbiamo due curve che sono diverse, il PNR è un piano per obiettivi e quindi le risorse si ottengono a raggiungimento degli obiettivi, quindi è evidente che il tema della spesa fa parte della seconda linea della curva, nella fase iniziale nei primi anni noi abbiamo una curva nella quale sono molto alti le entrate perché evidentemente si raggiungono gli obiettivi e vengono pagate le rate e sono basse le uscite perché inizia la fase della spesa, nella seconda parte invece noi abbiamo una curva che si riducono le entrate perché si vanno riducendo le dimensioni della rata e cresce la spesa, non sta a me adesso giudicare su questo ma io ritengo che il lavoro che si sta mettendo in campo è un lavoro molto positivo, la Commissione europea non può che stimolare, sollecitare, spingere in questa direzione con uno spirito di assoluta collaborazione con tutti i governi nazionali o con il commissario Dombrovskis la competenza su tutti i piani nazionali di ripresa e resilienza dei 27 stati membri, quindi quello che noi stiamo facendo e facciamo in Italia lo facciamo esattamente lo stesso modo in tutti gli altri stati membri è un lavoro complesso che sicuramente parte da un dato che i piani nazionali di ripresa e resilienza sono frutto di una grande operazione di solidarietà, lo voglio citare oggi nel giorno della Festa dell’Europa, la Presidente von der Leyen questa mattina in un video ha parlato di solidarietà, ha parlato della solidarietà manifestata in tutti questi anni a livello europeo e della necessità e lo sforzo di proseguire in questa direzione, il Pianerere è stato anche una dimostrazione di solidarietà nel momento drammatico e penso che sia un buon esperimento, sta a tutti quanti noi lavorare per portarlo a compimento nel prossimo periodo sapendo che i tempi indicati sono quelli e non possono modificarsi.
Il tema dei giovani è fondamentale, nelle dichiarazioni programmatiche, nelle linee guida che la Presidente von der Leyen ha presentato all’atto del dibattito parlamentare sulla nuova Commissione europea uno dei concetti fondamentali è quello del right to stay, del diritto di rimanere nel luogo nel quale ognuno si sente a casa sua e questo penso che sia giusto perché da una parte è legittimo che ci sia la possibilità di uno scambio di esperienze, di girare il mondo, di avere altre opportunità, dall’altro però questa deve essere una libera scelta, non deve essere una scelta obbligata e quindi bisogna creare le condizioni perché nei territori ci sia questa opportunità. Anche Enrico Letta nel suo rapporto, che è stato un rapporto al quale da allora da Ministro degli affari europei ho avuto la possibilità di lavorare e di collaborare perché è stato un lavoro molto complesso da parte sua e che ha visto il coinvolgimento di tutti i governi in un confronto molto utile e positivo, il tema del diritto di restare nel right to stay è stato uno dei temi centrali. Ora nell’ambito delle dichiarazioni programmatiche questo è un punto importante ed è proprio una competenza collegata alla politica di coesione.
Il tema al quale facevo riferimento prima delle aree interne, rurali dove c’è uno spopolamento, la gente va via perché nonostante i posti siano splendidi, possano garantire tutto ciò che uno può desiderare e soprattutto ci sia un legame forte con chi c’è nato e quindi ama quei posti, nonostante questo non ci sono le condizioni per poter immaginare una prospettiva ad oggi. La strategia su questi territori deve essere una strategia con degli investimenti molto chiari, a partire da un elemento decisivo che è quello della connettività perché se non si è connessi diventa difficile poter vivere questi territori, ma c’è anche un tema collegato ai servizi primari, essenziali, penso ai trasporti, alla sanità, al sociale, ma anche e soprattutto alla necessità di mettere in campo una infrastrutturazione adeguata di questi territori per poter dare quella dimensione che consente di poter investire in questi territori. Questo riguarda tanti ambiti, penso per esempio al tema dell’agricoltura, sul tema sul quale insieme col Commissario Hansen, avendo io una competenza di coordinamento nell’ambito della mia vicepresidenza, ho lavorato per presentare le prime linee guida, la mia strategia sull’agricoltura che guarda questo tema.
Ci sono una serie di opportunità sulle quali è necessario avere una strategia, la politica di coesione deve adeguarsi anche a queste esigenze nuove, ecco perché parlavo prima di flessibilità, cioè di un’esigenza che noi abbiamo di leggere le reali esigenze dei territori e costruire delle dinamiche e delle politiche che in prospettiva possano dare risposte in questo senso. Questo tema dei giovani, questo tema del collegamento con i propri territori, questo tema della valorizzazione, della riduzione delle differenze, delle disparità in questi ambiti, in questi territori, deve essere, non può, ma deve essere una delle chiavi di lettura del futuro sviluppo, della futura azione a livello europeo e degli Stati membri. Su questo stiamo cercando di fare un lavoro che sia innanzitutto quello di una lettura delle reali esigenze per costruire delle prospettive che diano delle risposte concrete, ma proprio in questo senso penso che sia quanto mai fondamentale lavorare, come dicevo prima, su un multilivello istituzionale, non è possibile costruire queste politiche senza che ci sia un raccordo diretto e un lavoro coordinato tra tutti i diversi livelli istituzionali, a livello europeo, nazionale, regionale e comunale e locale.
In questo senso questi sono i principi base della politica di coesione, quindi l’obiettivo che abbiamo come Commissione, al quale io sto lavorando, è quello di rilanciare la politica di coesione come obiettivo di carattere generale, come visione, adeguandola per le nuove esigenze, le nuove priorità di fronte alle quali noi ci troviamo.
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