Perché il draghiano Giavazzi strattona von der Leyen su ReArm Europe
Sul piano ReArm Europe piovono distinguo anche di carattere opposto e da personalità di diverso orientamento. Il caso dell'economista draghiano Giavazzi e non solo

Sul piano ReArm Europe piovono distinguo anche di carattere opposto e da personalità di diverso orientamento. Il caso dell’economista draghiano Giavazzi e non solo
Sul fumoso ReAm Europe proposto da Ursula von der Leyen, fin da subito alcuni in Italia hanno storto il naso. Sono stati gli esponenti della Lega, impegnati quasi già in campagna elettorale a rimarcare la loro avversità verso ciò che arriva da Bruxelles, ma anche quelli del Movimento 5 Stelle, pronti a smarcarsi a sinistra. Certo, era quasi scontato che i dubbi arrivassero da quei partiti accusati di essere poco europeisti o addirittura filorussi. Ma con il passare dei giorni il fronte degli scettici, e di chi pensa che il piano della Commissione Ue debba essere migliorato e non di poco, si è allargato. Fino a includere una voce tutt’altro che contraria all’Unione europea, come quella di Francesco Giavazzi.
I DUBBI DI GIAVAZZI SULLA QUANTITÀ DEI PRESTITI CON DEBITO COMUNE
L’economista ed ex consigliere di Mario Draghi ha sottolineato oggi, in un editoriale sul Corriere della Sera, in particolare un punto su cui la proposta di von der Leyen sarebbe carente: la cifra relativa al debito comune per finanziare prestiti per investimenti nella difesa. Dei famosi 800 miliardi che potrebbero essere mobilitati, infatti, 650 sono legati al debito pubblico nazionale dei singoli paesi, mentre solo 150 sono compresi nel Safe (Security action for Europe), un fondo da cui i paesi possono attingere per finanziare acquisti da produttori europei o investimenti congiunti. “Ma perché limitarsi a 150 miliardi se la Commissione stima che la cifra necessaria per allestire una difesa comune sia cinque volte maggiore?”, si chiede Giavazzi.
LA RICETTA PER RECUPERARE RISORSE IN EUROPA
Secondo l’economista bocconiano molto vicino a Draghi, “l’ostacolo a dotarci di una difesa comune non è quanto costa”. I soldi si potrebbero trovare in altro modo. “L’Ue ogni anno investe fuori dall’area, in India o in Brasile, ad esempio, una quantità di risparmio prodotto dalle famiglie europee pari al 3-4 per cento del reddito dell’Unione. Per investire nella difesa non è necessario indebitarsi, basterebbe dirottare quell’eccesso di risparmio verso investimenti nella nostra difesa”, spiega ancora Giavazzi. Recuperando risorse da quelle voci, non servirebbe quindi attingere da debiti comuni, né tantomeno “dirottare i Fondi di coesione che le regioni europee oggi usano per altri progetti importanti, in primis per la sanità”.
LO SCETTICISMO ITALIANO E LA PROPOSTA DI GIORGETTI
Nella lista degli scettici è da annoverare anche il ministro dell’Economia italiano Giancarlo Giorgetti. Il numero uno del Mef, infatti, si è riscoperto leghista di ferro, quasi totalmente allineato al partito, nonostante la necessità di dover fare i conti con la posizione della premier Giorgia Meloni. Ad ogni modo sembra quasi un’anomalia, se vogliamo, visto che in questi anni Giorgetti ha rappresentato l’anima più diplomatica, europeista e istituzionale della Lega di Matteo Salvini.
Il ministro ha ribadito il ‘no’ italiano all’uso dei fondi di coesione per le spese della difesa e ha espresso tutti i suoi dubbi sul piano di von der Leyen. La proposta di Giorgetti è di includere anche capitali privati con garanzie europee, tramite il rafforzamento di InvestEU. Secondo il ministro dell’Economia, infatti, si potrebbero mobilitare circa 200 miliardi di investimenti tra i privati nel settore della difesa nei prossimi anni, tramite un fondo di garanzia di circa 16,7 miliardi.
L’AFFONDO CONTRO LA GERMANIA
Tuttavia, in questi giorni Giorgetti ci è andato giù duro contro l’asse Bruxelles-Berlino. “Che improvvisamente si scopra che si devono spendere valangate di miliardi facendo debiti per la difesa è singolare, visto che la guerra in Ucraina c’è da tre anni”, ha detto Giorgetti a un evento della Lega ad Ancona. Per poi proseguire: “La Germania decide che deve riarmarsi, improvvisamente il debito non è più un problema e von der Leyen rilancia 800 miliardi di debito per il riarmamento”.
Al ministro, evidentemente, non è andata giù l’accelerazione di piani di debito comune ora che da Berlino hanno la necessità di procedere velocemente sui piani di riarmo, mentre l’Italia e altri paesi meno solidi finanziariamente lottano da anni a Bruxelles per maggiore elasticità. “In Europa non è possibile che ci siano delle regole scritte in inglese ma pensate in tedesco. Norme che hanno un senso solo se nulla cambia. Avevo detto che non potevano funzionare. Le abbiamo approvate sei mesi fa e cosa è successo? I tedeschi hanno deciso che loro fanno quello che gli pare, facendo tutto il contrario”.
Dichiarazioni che fanno presagire forti discussioni tra i paesi Ue a Bruxelles attorno al ReArm Europe. E non è escluso che le forti discussioni saranno anche dentro la maggioranza italiana, nonostante sia stato lo stesso Giorgetti a smentire contrasti con Meloni. Per quanto riguarda le discussioni tra le opposizioni, quelle sono sottintese.