NBA Freestyle | Come mai, da quando è arrivato lui, i Golden State Warriors sono a 10 vittorie e 1 sconfitta?

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Mar 7, 2025 - 18:16
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NBA Freestyle | Come mai, da quando è arrivato lui, i Golden State Warriors sono a 10 vittorie e 1 sconfitta?

Jimmy Butler ha cambiato il volto dei Warriors
Le sue cifre non sono strabilianti. Sta segnando 17 punti di media, con assenza totale di tiro da fuori (14,3%), roba da far sembrare un cecchino pure il vecchio Shaq. Anche dal campo, il suo 45% non è proprio una cifra che descrive i contorni di un giocatore implacabile. Allora come mai Golden State è a 10 vittorie e 1 sconfitta da quando è arrivato lui? Come mai la franchigia di San Francisco è balzata dalla decima alla sesta posizione a Ovest (ora dentro i playoff)? Jimmy Butler ha dato ai Warriors un nuovo volto. Ha fatto evolvere la personalità di una squadra in piena crisi di identità. In attacco, l’ex Heat gioca in modo complementare a Steph Curry. Golden State ha aggiunto una seconda dimensione offensiva. Butler punta l’uomo, cerca il ferro, va dentro, si arresta dalla media, si procura tanti liberi (che segna con oltre l’88%). Riceve i passaggi in taglio o in backdoor, dando profondità alla squadra. Prende l’iniziativa dal palleggio, penetra e scarica per i compagni in area o in spot-up sul perimetro. In più, può guidare la seconda unit, permettendo a Curry di rifiatare in panchina con maggiore agio. In difesa, non se ne parla neppure. Qui il livello è da primo della classe. Nelle partite in cui ha giocato Butler, Golden State è stata seconda in NBA per efficienza difensiva. Con la sua forza nella parte alta del corpo, la sua mobilità laterale, la capacità di trovare gli angoli giusti sulle penetrazioni avversarie, Jimmy Butler è da anni uno dei migliori doberman difensivi della lega. Può arrivare al Titolo la squadra della Bay Area? Difficile, il roster è poco profondo. Però, incontrarli nella post-season non sarà piacevole.

James Harden sa ancora fare canestro!
In maglia Houston Rockets, James Harden era uno di quegli attaccanti difficili da spiegare tecnicamente. Non era il più veloce. Non il più esplosivo. Non il miglior tiratore sulla piazza. Tuttavia, nessuno era in grado veramente di stargli dietro. Il suo registro offensivo aveva raggiunto vette di “velenosità” con pochi precedenti. La sua abilità in attacco sembrava sconfinata (da top della storia). La sua “killer-application” era la sensibilità nello sfruttare i passi falsi (o fuori tempo) del difensore, tutte le volte che giocava in isolamento e andava in uno contro uno. Puntava il suo uomo, se lo lavorava e iniziava a tendergli una serie di “esche” dal palleggio, andando in mezzo alle gambe, per farlo abboccare. Nel frattempo, lo osservava, cercava di cogliere al volo il passo in ritardo o in anticipo del marcatore. Poi, rapidamente, colpiva in base alla reazione della difesa. Ecco, quella perfezione offensiva James Harden non l’ha più. Se non altro, perché ha raggiunto le 36 primavere. Guai fisici ne hanno ridotto la velocità sul primo passo e in generale è meno atletico di un tempo. Ma si partiva da una vetta talmente alta, che ancora oggi la stella dei Clippers sta dimostrando di poter segnare con grande continuità (22 punti di media). Come in settimana, quando Harden ha inondato il canestro dei Pistons con ben 50 punti e oltre il 46% da tre. Ha ancora una grande mano. E i suoi arcobaleni sono sempre efficaci per tocco e tempismo. Talento vero.

I Nuggets sono da Titolo?
Sono terzi nel competitivo Ovest. Ma i Denver Nuggets sono da Titolo? Si, con Jokic e Murray devono essere considerati sempre una contender. Per forza. Nikola Jokic continua a esibirsi in formato MVP, con l’insana tendenza a risultare anche il migliore a trovare il canestro da oltre l’arco. Difficile definirlo semplicemente “un centro”. Jamal Murray, dopo un inizio di stagione in chiaroscuro, si è ripreso (21,4 punti di media) e sta colpendo con la consueta precisione da tre (40%). Tuttavia, qualcosa sembra spesso non quadrare. E quel qualcosa si chiama “panchina”. La poca profondità della panchina rappresenta uno dei maggiori temi di Denver. Nessuno delle riserve sembra realmente in grado di dare una svolta (nemmeno il buon vecchio Westbrook). La seconda unit è troppo discontinua, non è così competitiva. La dirigenza non è mai riuscita veramente a rimpiazzare giocatori solidi e propositivi come Kentavious Caldwell-Pope e Bruce Brown. Sarà un problema in ottica playoff.

That’s all Folks!
Alla prossima settimana.

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